Agricoltura: a chi finiscono i soldi dell’Ue nei Paesi dell’Europa centrale e orientale?
Come le oligarchie dei Paesi sovranisti si finanziano con i soldi dell’odiata Unione europea
[2 Marzo 2021]
Mentre le istituzioni europee stanno negoziando la Politica agricola comune (PAC) per il periodo 2021 – 2027, gli europarlamentari del gruppo dei Verdi-ALE nella commissione bilancio hanno pubblicato il rapporto “Where does the Eu money go?” sugli abusi riguardanti l’utilizzo dei fondi agricoli dell’Unione europea nei Paesi dell’Europa centrale e orientale.
I parlamentari europei Verdi spiegano che «Questo rapporto analizza le deboilezze sistemiche degli aiuti agricoli e mostra come i fondi europei contribuiscono alla frode e alla corruzione, minando così lo Stato di diritto in cinque Paesi dell’Ue: Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Slovacchia e Romania».
Il rapporto si occupa soprattutto di casi documentati come: richieste e pagamenti fraudolenti delle sovvenzioni agricole dell’Ue in Slovacchia; i conflitti di interesse del premier ceco riguardanti la società Agrofert, le manovre del governo di destra della Fidesz in Ungheria.
Secondo l’europarlamentare verde francese Michèle Rivasi (Europe Écologie Les Verts), «Questo studio dimostra, con prove a sostegno, che i fondi agricoli dell’Ue alimentano la frode, la corruzione e l’ascesa delle oligarchie nei Paesi dell’Europa centrale e orientale. Nonostante numerose inchieste, scandali e proteste, la Commissione Ue, come gli Stati membri, chiude un occhio davanti alla diffusa appropriazione indebita di denaro dei contribuenti. La politica agricola comune è disfunzionale. Fornisce incentivi sbagliati per l’utilizzo del suolo, danneggiando così l’ambiente e le comunità locali. La massiccia accumulazione di terra a scapito del bene comune non è un modello sostenibile e non dovrebbe certo essere finanziata dal bilancio europeo. Non possiamo più consentire una situazione in cui i fondi dell’Ue stiano causando tali danni in così tanti Paesi. La Commissione deve agire!»
Si tratta di Paesi che hanno o hanno avuto governi di destra e sovranisti che disprezzano pubblicamente le politiche europee ma poi utilizzano i fondi agricoli a fine politico e clientelare per mantenersi al potere e di Stati che solitamente devono all’Unione europee buona parte della loro tenuta economica ma che attuano politiche autoritarie, discriminatorie e negazioniste climatiche che vanno contro i principi fondativi dell’Unione europea e le direttive ambientali.
La Rivasi aggiunge: «Chiediamo la divulgazione dei nomi dei proprietari finali delle grandi aziende agricole e la fine dei conflitti di interesse. La PAC deve essere riformata per funzionare nell’interesse dei cittadini e del pianeta. Deve rendere conto ai cittadini europei».
Un altro verde francese, Claude Gruffat, della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo, conclude: «Questo studio ci mostra come i fondi agricoli europei arricchiscono un’intera classe di persone, compreso, per esempio, il primo ministro ceco. C’è una mancanza di trasparenza sistemica nella PAC, sia durante che dopo il processo di distribuzione. Gli organismi pagatori nazionali nei Paesi dell’Europa centrale e orientale non utilizzano criteri chiari e oggettivi per selezionare i beneficiari e non pubblicano tutte le informazioni pertinenti sulla destinazione dei fondi. Quando alcuni dati vengono divulgati, spesso vengono cancellati dopo il periodo obbligatorio di due anni, rendendo quasi impossibile il monitoraggio. Trasparenza, responsabilità e controllo adeguato sono essenziali per costruire un sistema agricolo equo per tutti, invece di arricchire i pochi privilegiati. Purtroppo, i dati sui beneficiari delle sovvenzioni sono sparsi in centinaia di registri, la maggior parte dei quali non sono interoperabili con gli strumenti di rilevamento delle frodi della Commissione. Non solo è quasi impossibile per la Commissione identificare i casi di corruzione, ma spesso ignora chi sono i beneficiari finali e quanto denaro ricevono. Nei negoziati sulla PAC per i prossimi anni, è più che necessario imporre limiti obbligatori e trasparenza. Non possiamo permettere agli Stati membri di continuare a sostenere una tale mancanza di trasparenza e controllo da parte della Commissione. Osiamo ora rivolgere il nostro sguardo all’Europa occidentale, che beneficia ugualmente della mancanza di trasparenza e controllo sui fondi agricoli».