Aiuto pubblico allo sviluppo, l’Italia non mantiene gli impegni presi
Gran parte degli altri paesi donatori fa altrettanto. Oxfam: «Per sconfiggere la povertà serve un altro passo»
[9 Aprile 2015]
La crisi rende la vita più difficile a chi già subisce i dolori inflitti dalla povertà (o di quanti potrebbero presto incontrarli), e se la disuguaglianza aumenta in modo sensibile all’interno dei paesi sviluppati anche l’aiuto pubblico allo sviluppo destinato ad aiutare altri stati si riduce. Concretizzando perfettamente il passaggio dallo slogan vagamente razzista “aiutiamoli a casa loro” a quello del tutto menefreghista del “non aiutiamoli affatto”. L’Italia non fa eccezione: dopo aver più volte pubblicamente annunciato di voler destinare per l’aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) un pur ridotto 0,3% del Pil entro il 2017-2018, si ferma per ora a poco più della metà: lo 0,16%.
È questa l’amara verità riscontrata da Oxfam durante la sua analisi dei dati forniti dall’Ocse e riferiti al 2014. A livello globale, rispetto al 2013 c’è stata una stabilizzazione delle risorse destinate all’aiuto pubblico allo sviluppo – dato comunque non trascurabile alla luce di una crisi economica ancora aperta e delle politiche di austerità in cui versano molti paesi donatori -, ma andando a vedere meglio delle differenze tra Paesi ci sono eccome. Alcuni, come Norvegia, Danimarca e Regno Unito, hanno superato l’impegno di destinazione dello 0,7% del Pil in Aps, mascherando così lo scarso rendimento di gran parte degli altri paesi donatori che non hanno mantenuto fede agli impegni di lotta alla povertà nel mondo.
Tra questi l’Italia, che nel 2014 ha destinato in Aps lo 0,16% del proprio bilancio, una cifra rimasta stabile rispetto all’anno precedente che sconta il grande ritardo accumulato negli anni precedenti, ma che può rappresentare un punto di partenza se – sottolineano da Oxfam – con la nuova legge sulla cooperazione, verrà confermata la volontà politica di concretizzare un riallineamento progressivo verso la media di Aps degli altri paesi Ocse.
«Il 2015 potrebbe essere un anno di svolta con l’adozione della nuova Agenda globale per realizzare gli obiettivi dello sviluppo sostenibile da parte delle Nazioni Unite. In vista di questo appuntamento e della Conferenza sulla Finanza per lo Sviluppo che lo precederà a luglio ad Addis Abeba, chiediamo che l’Italia, partecipando al suo più alto livello – ha commentato Francesco Petrelli, Responsabile relazioni istituzionali di Oxfam Italia –, persegua nei fatti l’obiettivo storico dello 0,7% dell’Aps, senza rinviarlo ulteriormente a un orizzonte indefinito. Partendo dal suo modesto 0,16%, potrebbe intanto concretizzare quanto più volte pubblicamente annunciato, vale a dire raggiungere lo 0,3% di Aps/Pil entro il 2017-2018».
«Con oltre 1 miliardo di persone che nel mondo vivono in condizione di estrema povertà non è accettabile una situazione di stasi nell’erogazione degli aiuti, sintomatica di una più generale tendenza all’indifferenza – ha proseguito Petrelli – L’aiuto pubblico allo sviluppo è fondamentale per rafforzare i servizi sanitari e prevenire l’esplosione di epidemie come l’Ebola, per garantire l’accesso all’istruzione, che è dimostrato essere un fattore determinate per combattere la povertà. E ancora grazie all’APS si può contribuire a migliorare le capacità di gestione dei sistemi fiscali nei paesi beneficiari, contrastando l’evasione perpetrata a loro danno da multinazionali che dovrebbero versare una giusta quota in base al principio che le tasse si pagano dove si produce, restituendo così linfa per la spesa pubblica in istruzione e sanità. Nell’anno in cui l’Italia ospita EXPO sui temi del cibo non può infine essere dimenticato il contributo dell’aiuto pubblico allo sviluppo alla sicurezza alimentare a livello globale, mediante investimenti di risorse nel settore agricolo che possono raggiungere le comunità rurali più vulnerabili e spesso drammaticamente esposte agli impatti dei cambiamenti climatici».