Presentato a Cernobbiolo lo studio realizzato in collaborazione Enel

Ambrosetti, per alimentare la transizione energetica servono filiere industriali locali

«Nel 2030 l’Italia e l’Unione europea saranno in grado di soddisfare più del 50% della domanda di pannelli fotovoltaici, circa il 90% della domanda di batterie e più del 60% della domanda di pompe di calore»

[4 Settembre 2023]

Per dare corpo alla transizione energetica non è sufficiente installare nuovi impianti rinnovabili in sostituzione di quelli fossili – sebbene anche su questo fronte i progressi siano molto lenti –, ma anche creare le filiere necessarie a costruire tali impianti, senza limitarsi a importarli dall’estero.

Ad oggi è la Cina a esercitare un forte dominio su tali filiere, a partire dall’industria del fotovoltaico, grazie ai massicci investimenti messi in campo negli ultimi lustri, con pubblico sostegno, da parte del gigante asiatico.

Per recuperare almeno in parte il gap, la Commissione Ue ha proposto a marzo il Net-zero industry act (Nzia) che – nonostante un approccio non pienamente sostenibile – mira a produrre in casa almeno il 40% delle tecnologie verdi.

Un orizzonte che è stato approfondito a Cernobbio dallo studio Energy transition strategic supply chains. Industrial roadmap for europe and Italy, realizzato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Enel, il più grande operatore privato al mondo nel comparto delle rinnovabili, che a Catania sta concretizzando un investimento da 600 mln di euro per realizzare la più grande fabbrica d’Europa di pannelli fotovoltaici.

«Il processo di decarbonizzazione – spiega Nicola Lanzetta, direttore Italia del gruppo Enel – rappresenta un’opportunità unica per sostenere settori industriali importanti della nostra economia e ridurre la dipendenza dall’estero. Un obiettivo realistico a condizione che a essere innovata, in senso sostenibile, sia l’intera catena del valore. Un ruolo chiave è attribuito ai settori industriali che favoriscono la diffusione delle energie rinnovabili, come il fotovoltaico, le pompe di calore e i sistemi di accumulo».

Lo studio realizzato in tandem con Ambrosetti si concentra proprio su queste tre filiere industriali, che avranno un importanza crescente nel prossimo futuro.

Guardando all’Italia, si prevede che tra il 2021 e il 2030 si registri: un aumento di 58 GW nella capacità installata per il solare (a seguire l’eolico, +25 GW); la capacità delle batterie dovrebbe crescere di 60-106 GWh (oltre 20-30 volte in più rispetto agli attuali 3,35 GWh), ed entro il 2030 ci saranno 6 milioni di veicoli elettrici in Italia (17 volte gli attuali 300.000); si prevedono infine 10 milioni di pompe di calore in più installate entro il 2030 (dai 1,6 milioni del 2020).

Produrre fotovoltaico e batterie in Italia e nell’Ue è però attualmente più costoso che in Cina, a causa dei maggiori costi di investimento, tempi di realizzazione degli impianti produttivi più lunghi, costo dell’energia più elevato, mancanza di specializzazione (competenze e industrie contigue) e integrazione (estrazione e raffinazione delle materie prime) nelle fasi a monte.

Come soddisfare dunque almeno in larga parte il fabbisogno attraverso impianti industriali nazionali? Attraverso l’uso efficace dei fondi pubblici attualmente disponibili attraverso le istituzioni Ue, il rafforzamento di processi produttivi sostenibili dal punto di vista sociale e ambientale, l’adozione di politiche ambiziose in termini di riciclo dei materiali ed economia circolare, lo sviluppo di processi cooperativi di innovazione in ambito europeo e infine la definizione di un quadro fiscale e regolatorio trasparente e stabile.

«Lo studio – argomenta nel merito Valerio De Molli, ad di Ambrosetti – evidenzia come un uso efficace dei fondi disponibili, processi di produzione sostenibili a livello ambientale e sociale, una maggiore capacità di riciclo, Ricerca e Sviluppo e innovazione sono i principali fattori che l’Ue e l’Italia hanno per attivare lo sviluppo di filiere locali per il fotovoltaico, le batterie e le pompe di calore. Sfruttando queste opportunità e realizzando i progetti annunciati entro i termini, l’Italia e l’Ue saranno in grado, nel 2030, di soddisfare più del 50% della domanda di pannelli fotovoltaici, circa il 90% della domanda di batterie e più del 60% della domanda di pompe di calore, raggiungendo così i target Nzia».