Bioplastiche italiane: risultati molto positivi nel quinquennio 2012-2017
Fatturato + 49%, produzione +86%, addetti +92%, aziende +69%. Trend di crescita previsto per il 2018 al +15%
[14 Dicembre 2018]
Secondo il 4° rapporto annuale di Assobioplastiche, uno studio di settore effettuato da Plastic Consult – società indipendente che dal 1979 svolge studi e analisi di mercato nel settore delle materie plastiche – quella delle bioplastiche compostabili italiane si conferma un’industria giovane, ad altissimo tasso di innovazione.
Dal rapporto emerge che «Nel 2017, in Italia, l’industria delle plastiche biodegradabili e compostabili, è rappresentata da 240 aziende – suddivise in produttori di chimica e intermedi di base (5), produttori e distributori di granuli (19), operatori di prima trasformazione (153), operatori di seconda trasformazione (65), – con 2.450 addetti dedicati per 73.000 tonnellate di biopolimeri prodotti, con un fatturato complessivo di 545 milioni di euro. Relativamente ai settori applicativi, delle 73.000 tonnellate di polimeri lavorati, il 68% è stato destinato alla produzione degli shopper monouso per la spesa, il 13% ai sacchi per la raccolta della frazione organica e il restante 19% suddiviso tra manufatti per l’agricoltura, la ristorazione, il packaging alimentare e l’igiene della persona».
Un’altra buona notizia è che «Nel 2017, per la prima volta dall’introduzione della legge 28/2012, con 49.500 tonnellate, i volumi degli shopper compostabili monouso immessi sul mercato superano quelli dei sacchetti illegali in plastica tradizionale, scesi a 42.500 tonnellate dalle 45.000 del 2016». Per Marco Versari, presidente di Assobioplastiche è «Un dato importante che riflette gli effetti delle efficaci azioni di repressione avviate da Polizia Locale di Milano, Napoli e Torino, Carabinieri e Guardia di Finanza. Siamo certi che la prosecuzione di tali azioni su tutto il territorio nazionale contribuirà al sostegno dell’economia sana di cui questo Paese ha assoluto bisogno».
Per quanto riguarda il 2018, le previsioni per la produzione di manufatti compostabili vedono una crescita complessiva intorno al 15%, con dinamiche diverse a seconda delle applicazioni: «Sono attesi buoni sviluppi per il film agricolo, anche sui mercati internazionali, e nel settore dell’imballaggio alimentare grazie alla crescente diffusione della pratica delle raccolte differenziate in Europa; nel comparto dei sacchi per il primo imballo alimentare (ultraleggeri), grazie alle normative in essere, i produttori italiani si confermano punto di riferimento per le forniture in tutta Europa; si registra una riduzione della domanda di sacchi per la raccolta dell’umido spesso sostituiti con gli shopper e/o con i sacchetti ultraleggeri, come effetto positivo della legislazione italiana. Le attese decisioni in materia di rifiuti da parte della Ue lasciano prevedere un quadro evolutivo di traino in molti Paesi; le applicazioni monouso per la ristorazione vedono un aumento della domanda da CAM e acquisti verdi ma risultano soggette all’esito ancora incerto della direttiva Ue sulla SUP».
Insomma, quello dei materiali plastici compostabili è un settore con una fortissima dinamicità ed mprese che continuano a crescere ed investire in forza lavoro qualificata, macchinari e impianti all’avanguardia, applicazioni innovative nei diversi settori. Ad Assoboplastiche sottolineano che «Fanno ben sperare per l’evoluzione dell’intero comparto il fermento di un mercato fortemente motivato dalla necessità di ridurre l’inquinamento da plastica di suolo, fiumi e mari, la prossima apertura ai prodotti compostabili di Paesi come Spagna e Austria, appena proceduti da Francia e Vallonia, insieme alla capacità di questi manufatti di risolvere i problemi connessi alla valorizzazione della frazione organica».
Naturalmente, le bioplastiche non hanno un impatto climatico ed energetico zero e se sostituiscono efficacemente le plastiche usa e getta, se non correttamente gestite e riciclate, non risolvono nell’immediato l’inquinamento ambientale a mare e a terra. Insomma, non è perché un imballaggio o un piatto o un bicchiere sono fatti in bioplastica che si possono comunque buttare in giro.
Versari infatti conclude: «I modelli di interconnessione tra bioplastiche e sistemi di raccolta differenziata della frazione organica sviluppati in Italia si stanno dimostrando vincenti. Ci auguriamo che consumatori, cittadini e rappresentanti delle istituzioni possano sostenere con sempre più consapevolezza e forza, anche in Europa, il percorso di innovazione, crescita economico-occupazionale e tutela ambientale rappresentato dalla filiera dei manufatti biodegradabili e compostabili».