Circa il 10% dei rifiuti organici toscani viene esportato fuori regione, in cerca di impianti

Adesso sul territorio sono almeno sei i nuovi biodigestori previsti, ma un Piano regionale per inquadrare la problematica nel suo complesso ancora non c’è

[14 Gennaio 2021]

La Toscana esporta fuori regione (e in zone non limitrofe) il 9,4% dei propri rifiuti organici ed è, in questa classifica rovesciata, il terzo dato peggiore d’Italia. Il dato è fornito dall’Arpat che lo riprende dall’Ispra, e si può vedere esemplificato nella tabella nella foto. A livello nazionale va ricordato che il 35% circa dei rifiuti annualmente prodotti è rappresentato dalla frazione organica, costituita dai rifiuti biodegradabili da cucine e mense e dalla manutenzione di giardini e parchi. Di questi, più del 40%, viene avviato a riciclaggio.

Tornando alla Toscana, è evidente dunque che servono impianti dedicati. Anche se per onor di cronaca, rispetto ai dati forniti nell’informativa dell’Arpat, che sono del 2018, nel frattempo molti impianti sono in fase di valutazione o in costruzione se non quasi già pronti, come nel caso dell’impianto Geofor a Pontedera. Sono, poi, in fase di realizzazione impianti per la gestione dei rifiuti organici (in quasi tutti i casi basati sulla biodigestione) a Rosignano Marittimo (Scapigliato), a Peccioli (Alia e Belvedere), a Montespertoli (Alia), a Monterotondo Marittimo (Acea, già inaugurato) e a Livorno (Aamps).

Tanti, utili ma non sappiamo se troppi,  perché un riferimento comune – il nuovo Piano rifiuti e bonifiche (Prb) toscano – ancora non c’è. Nel frattempo, l’export di rifiuti in Toscana non riguarda certo solo l’organico, ma tutte o quasi le frazioni di rifiuti.

I rifiuti organici, peraltro, sono destinati ad aumentare insieme alla raccolta differenziata ed è per questo che l’ultimo pacchetto normativo Ue sull’economia circolare ha introdotto alcuni cambiamenti per quanto riguarda la loro gestione, prevedendo anche l’obbligo per tutti gli Stati membri di raccogliere separatamente i rifiuti organici per avviarli a recupero.

Intanto, il dato pro capite nazionale di trattamento biologico dei rifiuti organici provenienti dalla raccolta differenziata, nel 2018, è pari a 105 kg/abitante con valori molto diversi nelle singole aree geografiche: 155 kg/abitante al Nord; 57 kg/abitante al Centro; 65 kg/abitante al Sud.

In considerazione del fatto che non tutte le regioni sono dotate di una sufficiente impiantistica che rende possibile “chiudere il cerchio” della gestione di questa particolare tipologia di rifiuti, l’organico – documenta l’Ispra – subisce una movimentazione all’interno del Paese, per un quantitativo complessivo nel 2018 pari a circa 1,7 milioni di tonnellate.