Clima, per restare entro +1,5°C necessario aumentare del 64% gli investimenti in ricerca
Cmcc: «I soldi non sono il problema. Si potrebbero progettare delle politiche attive di innovazione riducendo tasse sugli stipendi, potenziando così la creazione di posti di lavoro»
[14 Luglio 2023]
La crisi climatica sta correndo sempre più velocemente – la prima settimana di luglio è stata la più calda mai registrata al mondo – ma siamo ancora in tempo per restare entro la soglia di sicurezza dei +1.5°C rispetto all’era pre-industriale.
La migliore chance per farlo è investire nella società della conoscenza, secondo il nuovo studio A research and development investment strategy to achieve the Paris climate agreement, condotto dai ricercatori del Centro euro mediterraneo su cambiamenti climatici (Cmcc) in tandem con l’istituto di ricerca E3-Modelling.
Appena pubblicato su Nature communication, lo studio indaga diverse strategie di investimento in ricerca e sviluppo (R&S) coerenti con la neutralità climatica, evidenziando la necessità di aumentare gli investimenti in ricerca su tecnologie a basse emissioni di carbonio fino a due terzi.
Più nel dettaglio, per restare entro il +1,5°C tal investimenti dovranno crescere a livello globale del 64%, mentre per rispettare la più rischiosa soglia dei +2°C sarebbe sufficiente incrementarli del 18%.
«In questo lavoro mostriamo anche che i soldi non sono il problema – afferma Lara Aleluia Reis, ricercatrice Cmcc e prima autrice dello studio – Ci sono entrate finanziarie sufficienti per gli sforzi di ricerca e sviluppo. Infatti, si potrebbero progettare delle politiche attive di innovazione che generino benefici economici riducendo tassazioni alteranti, come le tasse sugli stipendi, potenziando così la creazione di posti di lavoro».
Piuttosto è il fattore tempo quello «essenziale», come sottolinea la co-autrice Elena Verdolini: «Gli investimenti tempestivi e costanti in ricerca, sviluppo e dimostrazione sono un componente chiave del portafoglio di politiche per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi: promuovono un circolo virtuoso di dinamiche di apprendimento attraverso l’esperienza che portano a costi tecnologici più bassi».