Numeri straordinari di ordinario buon senso. Ma ancora niente sull’efficienza di materia
Con l’efficienza energetica l’Italia avrebbe la scossa per ripartire. Parola di Enel
Fino a 460mila posti di lavoro in più e una crescita del Pil al 2% ogni anno, risparmi fino a 72 milioni di tonnellate di CO2 in 7 anni
[30 Ottobre 2013]
Efficienza energetica, questa sconosciuta: eppure lavorando su questo fronte si potrebbe generare un impatto sul sistema economico nazionale pari al 2% del Pil (contando in un aumento occupazionale fino alle 460mila unità annue) e un risparmio compreso tra 50 e 72 milioni di tonnellate di CO2 al 2020. A ciò si aggiungerebbe un aumento degli occupati fino al 2% a fronte di una riduzione dei consumi totali di energia compresi tra il 12 e il 18%.
Questi dati emergono dallo studio “Stato e prospettive dell’efficienza energetica in Italia” realizzato dalla non sospetta fonte della Fondazione Centro Studi Enel e dall’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, che è stato presentato oggi a Roma. «Utilizzare l’energia in modo efficiente – ha dichiarato il presidente di Enel e presidente del Comitato Scientifico Internazionale Fondazione Centro Studi Enel, Paolo Andrea Colombo – rappresenta la base per costruire una politica energetica sostenibile. In particolare nel nostro Paese la promozione dell’efficienza energetica costituisce il modo più economico e più rapido per migliorare la sicurezza energetica riducendo le importazioni di combustibili fossili, per diminuire le emissioni di CO2 e per stimolare la crescita, sia attraverso il contenimento del costo associato al fabbisogno energetico, sia grazie agli investimenti che il comparto è in grado di mobilitare, circostanza questa di particolare rilievo in un periodo di crisi economica come quello attuale».
Secondo quanto emerso dallo studio, le principali difficoltà nella realizzazione di politiche che aumentino l’efficienza energetica riguardano fattori culturali, economici, regolatorio-normativi e tecnologici. Si va dalla scarsa efficienza nell’allocazione degli incentivi rispetto alle reali esigenze del mercato, come gli aiuti destinati a tecnologie diffuse e ormai mature, alla difficoltà di accesso e alla scarsa aderenza alle reali esigenze degli operatori. A questo si aggiunge la complessità regolatoria, in particolare nei casi di tecnologie legate all’utilizzo di energia elettrica, accompagnate dalla mancanza di un sistema Paese a supporto dell’efficienza energetica.
«L’efficienza energetica offre oggi al nostro Paese un’irripetibile opportunità di sviluppo– ha sottolineato Fulvio Conti, Amministratore delegato e direttore generale del Gruppo Enel e presidente della Fondazione Centro Studi Enel- Occorre però lavorare anche sul fronte normativo per abbattere le barriere che ne frenano la diffusione. La sfida del’efficienza energetica vede le aziende elettriche in prima fila, non solo per i benefici ambientali, ma anche per le ricadute economiche e occupazionali che ne derivano. Enel è protagonista in questo settore ed è vicina ai propri clienti per individuare le migliori opportunità di risparmio».
Sul fronte dei benefici, che un’applicazione diffusa di politiche per l’efficienza potrebbe portare, numerosi sono soprattutto quelli legati alla riduzione dei consumi energetici, sia in termini di decarbonizzazione di alcuni settori come quello dei trasporti e del riscaldamento, sia di diminuzione degli inquinanti, specie nelle città.
Tuttavia, come sottolinea lo studio, questi miglioramenti sono limitati da una serie di fattori economici e regolatori, tra cui la struttura della tariffa elettrica fortemente progressiva e le difficoltà di accesso a forme contrattuali diverse da quelle standard. E tra i fattori di contrasto che frenano lo sviluppo sostenibile dell’Italia non possiamo dimenticare quelli normativi e culturali che, se grandi per l’efficienza energetica, sono enormi per l’efficienza nell’utilizzo della materia: rimossi anche quelli, per l’Italia sì che sarebbe un’altra musica.