Pubblicato lo studio pilota di Rete clima sulla biodiversità forestale
Contro la crisi climatica le aziende italiane puntano forte sulle foreste, ma le conoscono poco
Viganò: «C’è molto lavoro di sensibilizzazione da fare sulla gestione del patrimonio forestale e sulla sua relazione con la biodiversità»
[12 Gennaio 2024]
Per il 90% delle aziende italiane creare nuove foreste è una strategia vincente per contrastare la crisi climatica e tutelare la biodiversità; il 78% riconosce il ruolo fondamentale svolto da quest’ultima contro il riscaldamento globale, mentre il 64% chiede una gestione forestale più attiva rispetto a quella attuale.
È quanto emerge dal primo studio pilota dell’impresa sociale Rete clima dedicato alla biodiversità forestale, realizzato sulla base di un sondaggio che ha coinvolto un campione di 50 imprese nazionali.
«Il modo in cui le imprese operano in termini di strategia ed azioni Esg può rappresentare infatti la chiave di volta sia per responsabilizzare i consumatori che per indirizzare le istituzioni – spiega Paolo Viganò, fondatore e presidente di Rete clima – Questa prima indagine ci ha permesso di comprendere il reale punto di consapevolezza delle aziende in merito a biodiversità, cambiamento climatico e ruolo delle foreste».
Premesso che non è sufficiente creare nuove foreste per frenare la crisi climatica in corso, nonostante nuovi alberi possano sicuramente svolgere un ruolo positivo in tal senso, l’atteggiamento proattivo mostrato dalle imprese italiane sul tema è incoraggiante. Ma senza una buona base di consapevolezza a sostenerlo, rischia di rivelarsi effimero.
Ad esempio, lo studio mostra una percezione errata circa lo stato del patrimonio forestale nazionale: nonostante la superficie forestale in Italia sia aumentata negli ultimi 30 anni (crescendo di circa 587mila ettari solo nell’ultimo decennio) e arrivi a coprire il 36,7% della superficie nazionale, per il 32% degli intervistati è invece diminuita, e per un 20% è invece “drasticamente” diminuita.
Per quanto riguarda in particolare le foreste urbane, il 30% degli intervistati ne ritiene importante la conservazione, il ripristino e la tutela, il 24% ne riconosce l’importanza per la salute ambientale mentre nessuno degli intervistati ritiene che il verde urbano possa avere un valore economico.
Eppure i servizi ecosistemici, ovvero i benefici multipli forniti dalle foreste al genere umano, su tutto il territorio nazionale hanno un valore annuale complessivo che si stima arrivi a superare i 220 miliardi di euro.
Le foreste urbane aiutano infatti a ridurre l’inquinamento atmosferico e le isole di calore, aumentano il sequestro di CO2, contribuiscono a regolare il ciclo dell’acqua e a contrastare il dissesto idrogeologico, creano nuovi spazi aggregativi.
Inoltre, negli ambiti residenziali gli alberi possono generare un miglioramento della qualità dell’aria e della fruizione urbana, una riduzione dell’uso dei condizionatori nei mesi caldi e aumentare l’appetibilità del luogo (e quindi il valore degli immobili) anche del 20%.
Sotto questo profilo Rete clima sta svolgendo un ruolo fortemente attivo grazie in particolare alla promozione dell’iniziativa Foresta Italia, la campagna nazionale di forestazione realizzata in collaborazione con Coldiretti e Pefc, col patrocinio dei ministeri dell’Ambiente e dell’Agricoltura.
Lanciata nel 2022, durante il primo anno di attività la campagna ha permesso di piantare 60mila alberi lungo lo Stivale, grazie alla collaborazione delle aziende aderenti all’iniziativa.
Ma, visto il contesto nazionale, oltre a piantare alberi occorre coltivare consapevolezza. Non a caso lo studio sottolinea l’urgenza di maggiori campagne di informazione e comunicazione (26%), di iniziative che stimolino la partecipazione pubblica generale (24%) e di narrazioni non tendenziose e proattive (22%) che incentivino la consapevolezza nelle aree urbane (18%) e agevolino una diversa visione del comparto forestale (6%); da ultimo, il sondaggio identifica i giovani (14%), i decision maker (28%) e la popolazione urbana (8%) come gruppi target cui rivolgersi.
«Emerge chiaramente come il climate change e la preservazione del nostro ecosistema siano temi su cui c’è ampia consapevolezza. È invece ancora molto il lavoro di sensibilizzazione da fare – sottolinea nel merito Viganò – in merito alle tematiche inerenti la gestione del patrimonio forestale e la sua relazione con la biodiversità che, sebbene percepita, è da diffondere in maniera più efficace».