Ecco cosa prevede per 2030, net zero e sovvenzioni ai combustibili fossili
Cop26, la nuova bozza dell’accordo globale sul clima è ancora al ribasso
Greenpeace: «Se questo è il meglio che sanno fare i leader mondiali, non c'è da meravigliarsi che le nuove generazioni siano furiose con loro»
[10 Novembre 2021]
Alle 5:51 di stamani, l’Unfccc ha pubblicato la nuova bozza dell’accordo globale sul clima che sarà definitiva tra pochi giorni, alla chiusura della Cop26 di Glasgow. Un testo che delude ancora una volta gli ambientalisti, dopo il flop della prima bozza circolata nei giorni scorsi.
Il cuore del documento afferma che “limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C al 2100 richiede rapide, profonde e sostenute riduzioni delle emissioni globali di gas serra, compreso ridurre le emissioni globali di anidride carbonica del 45% al 2030 rispetto al livello del 2010 e arrivare a zero emissioni nette intorno alla metà del secolo”, senza dunque indicare una data precisa.
Eppure, l’importanza determinante del fattore temporale viene sottolineata nella bozza: il documento “riconosce che l’impatto del cambiamento climatico sarà molto più basso con un aumento della temperatura a 1,5 °C, riconoscendo che questo richiede azioni significative ed efficaci da tutte le parti in questo decennio critico, sulla base della miglior conoscenza scientifica disponibile”.
Sui combustibili fossili, dopo le pressioni esercitate nei giorni scorsi dai Paesi produttori come dalla nutrita lobby del comparto presente alla Cop26, la bozza è alquanto laconica. Si limita a “chiedere alle parti di accelerare l’eliminazione del carbone e dei sussidi ai combustibili fossili”. Eppure queste sovvenzioni restano uno dei principali ostacoli alla transizione energetica, dato che solo in Italia oscillano tra i 5,5 miliardi di euro e i 41 miliardi di dollari l’anno a seconda dei parametri considerati.
«Questa bozza di accordo non è un piano concreto per risolvere la crisi climatica, è solo un incrociare le dita e sperare che vada meglio l’anno prossimo – commenta la direttrice esecutiva di Greenpeace international, Jennifer Morgan – Nient’altro che una timida richiesta ai governi di fare di più, forse, al prossimo vertice. Non è accettabile e i negoziatori non dovrebbero nemmeno pensare di poter lasciare Glasgow senza un vero accordo che affronti l’urgenza della crisi climatica in corso».
Nel frattempo però la crisi climatica non aspetta, in Italia – dove corre a velocità doppia rispetto alla media globale – come nel resto del mondo: «È stato appena pubblicato uno studio che mostra che ci stiamo dirigendo verso un aumento della temperatura globale di 2,4°C – continua Morgan – Il compito di questa conferenza è sempre stato quello di limitare questo aumento entro 1,5°C, ma se il testo non verrà modificato significa che i leader mondiali vogliono semplicemente rimandare l’obiettivo al prossimo anno. Se questo è il meglio che sanno fare, non c’è da meravigliarsi che le nuove generazioni siano furiose con loro».
C’è ancora del tempo per migliorare questa bozza, ma siamo quasi agli sgoccioli dato che la chiusura della Cop26 è prevista in questa settimana. «Il testo – conclude la leader di Greenpeace – deve essere molto più ambizioso sui fondi per l’adattamento degli impatti della crisi climatica, e includere cifre reali, nell’ordine di centinaia di miliardi di dollari, con un piano concreto dei Paesi più ricchi per sostenere le nazioni più povere. Abbiamo bisogno di un accordo che impegni i governi a rinnovare ogni anno i piani di riduzione delle emissioni fino a quando, insieme, non raggiungeremo l’obiettivo di 1,5°C. Anche se la nuova bozza chiede di eliminare rapidamente i sussidi al carbone e ai combustibili fossili, i Paesi produttori come Arabia Saudita e Australia lavoreranno per indebolire questa parte del testo prima che la conferenza si chiuda. I delegati hanno solo tre giorni per invertire la rotta e portare a termine il loro compito, invece di rimandare ancora le azioni urgenti per il clima».
Più aperturista invece il commento in arrivo dagli ambientalisti del Panda: «Il Wwf accoglie con favore il primo testo completo riguardo gli impegni dei Paesi, poiché riconosce il deficit di ambizione attuale e la portata del compito che abbiamo di fronte a noi. La bozza dell’accordo include una serie di meccanismi proposti per aumentare le ambizioni. Tra questi ci sono: la richiesta rivolta ai Paesi di rivedere e migliorare i propri obiettivi per il 2030, una prima menzione sull’importanza di eliminare gradualmente i sussidi ai combustibili fossili e un riferimento al ruolo fondamentale delle soluzioni basate sulla natura per l’adattamento e la mitigazione del clima. Il testo dovrà continuare a migliorare e diventare più specifico, ma questi elementi devono rimanere presenti. Con il mondo che deve rispondere al pericolo rappresentato dal riscaldamento globale, è essenziale che i ministri lavorino per includere un piano chiaro che sia capace di colmare il divario delle ambizioni al 2030 e che identifichi i tempi per farlo».