Covid-19 ed economia, appello Onu ai Paesi del G20: intensificare il sostegno ai Paesi fragili per evitare “crisi a cascata”
Economic and Social Council: la ripresa post-Covid-19 rappresenta una rara opportunità per plasmare una nuova normalità
[17 Luglio 2020]
Secondo Mark Lowcock, a capo dell’Office for the Coordination of Humanitarian Affairs dell’Onu (Ocha), «La pandemia di Covid-19 e la conseguente recessione determineranno il primo aumento della povertà globale in tre decenni, spingendo 265 milioni di persone fino al punto di morire di fame entro la fine dell’anno», Per questo ha invitato il G20, le principali nazioni industriali del mondo, a Intensificare il loro sostegno ai Paesi poveri, lanciando un appello per 10,3 miliardi di dollari per combattere la diffusione del coronavirus in 63 Paesi a basso reddito.
«La pandemia e la conseguente recessione globale stanno per provocare il caos nei Paesi fragili e a basso reddito – ha detto Lowcock – La risposta delle nazioni ricche finora è stata gravemente inadeguata e pericolosamente miope. Se non si agisce ora, il virus sarà libero di circolare intorno al globo, annullare decenni di sviluppo e creare problemi tragici ed esportabili per una generazione. Non deve essere così: questo è un problema che può essere risolto con del denaro proveniente dalle nazioni ricche e con nuove idee da parte degli azionisti delle istituzioni finanziarie internazionali e sostenitori delle agenzie delle Nazioni Unite, del movimento della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa e delle ONG».
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, in tutto il mondo ci sono stati più di 13 milioni di casi di Covid-19 e quasi 580.000 morti e Lowcock teme che «A meno che i paesi del G20 non agiscano ora, dovranno affrontare una serie di tragedie umane più brutali e distruttive degli impatti diretti sulla pandemia sulla salute. I paesi ricchi hanno stracciato il libro delle regole quando si tratta di proteggere le proprie economie. Devono applicare le stesse misure eccezionali ai Paesi che hanno bisogno di aiuto. La prospettiva di crisi a cascata più brutali e distruttive di qualsiasi cosa il solo virus possa fare deve farci uscire tutti dalla nostra comfort zone».
Le agenzie Onu stimano che a causa dell’impatto della pandemia di Covid-19 sui sistemi sanitari, ogni giorno potrebbero morire circa 6.000 bambini per cause prevenibili, mentre i decessi annuali da AIDS, tubercolosi e malaria potrebbero raddoppiare. intanto l’Ocha conferma il primo caso di Covid-19 a Idlib che potrebbe essere il segnale della diffusione dell’epidemia negli affollati campi profughi dell’ormai decennale guerra siriana, che ospitano milioni di persone.
Il Covid-19 Global Humanitarian Response Plan, lanciato a marzo, poco dopo che l’Oms aveva dichiarato la pandemia globale. affronta gli impatti umanitari della pandemia in 63 paesi a basso e medio reddito e sostiene i loro sforzi per combatterla, dando la priorità ai cittadini più vulnerabili del mondo, compresi gli anziani, le persone con disabilità, gli sfollati e le donne e le ragazze. Mentre da allora sono stati raccolti 1,7 miliardi di dollari, sono necessari 300 milioni di dollari in più per sostenere la risposta rapida delle ONG, 500 milioni di dollari per prevenire le carestie e bisogna che i governi si concentrino maggiormente sulla prevenzione della violenza di genere.
Ma chiudendo l’High-Level Political Forum (HLPF) che ogni anno fa il punto sui progressi fatti nell’attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG), la dichiarato la vice segretaria generale dell’Onu, Amina Mohammed, ha avvertito che «Il mondo non è sulla strada giusta per raggiungere gli SDG entro il 2030, anche prima che scoppiasse la crisi COVID-19, ma può tornare in carreggiata aumentando gli investimenti nei servizi pubblici, mostrando solidarietà nei finanziamenti e “rimodellando” il modo in cui le persone lavorano, imparano, vivono e consumano. Possiamo invertire questa tendenza, se rimaniamo fedeli alla 2030 Agenda, ma la strada da percorrere è ora ancora più ripida. Dopo 8 giorni di discussioni, il messaggio sulla necessità di solidarietà e lungimiranza sul finanziamento e maggiori investimenti in protezione sociale, sistemi sanitari, istruzione, acqua, servizi igienico-sanitari e connettività digitale. è chiaro. Rimanere fedeli all’Agenda 2030 significa anche reinventare il modo in cui le persone lavorano, imparano, vivono e consumano e ascoltano i giovani, che chiedono giustizia e uguaglianza. E significa investire in un multilateralismo inclusivo e in rete, con al centro le Nazioni Unite. Se facciamo tutto questo – consapevolmente, in modo concertato, cooperativo – possiamo costruire un mondo migliore, il nostro destino condiviso. Ogni sforzo deve essere fatto per rafforzare l’attuazione dell’Agenda 2030. come comunità internazionale, dobbiamo affrontare la prova postaci da questo momento cruciale».
Gli esempi virtuosi non mancano: in vista dell’HLPF, negli ultimi due mesi le SDG Acceleration Actions hanno registrato un aumento del 35% delle domande e un aumento del 21% delle azioni pubblicate, per un totale di 182 impegni concreti per far avanzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile che sono stati realizzati dai governi nazionali e da altri stakeholders.
Al Forum sono intervenuti 47 Paesi che hanno presentato le loro Voluntary National Reviews (VNR), insieme a 150 relatori nelle sessioni tematiche. Mona Juul, la presidente dell’Economic and Social Council che ha organizzato l’ HLPF ha sottolineato che «L’agenda 2030 rimane la nostra roadmap condivisa per raggiungere il futuro che vogliamo. Il Covid-19 non dovrebbe cambiare l’impegno a realizzare il futuro che vogliamo». Poi ha delineato aree strategiche pe realizzare progressi accelerati, a partire dal miglioramento del benessere umano. Le discussioni si sono incentrate su un maggiore accesso all’istruzione per le ragazze, cosa che sua volta ridurrà la mortalità infantile e materna.
La Juul ha concluso evidenziando «L’importanza di creare sistemi alimentari integrati per favorire la crescita inclusiva, l’agricoltura, la sostenibilità e raggiungere la fame zero. Riprendersi meglio significa anche proteggere il pianeta affrontando i cambiamenti climatici e il tasso allarmante di perdita di biodiversità e il degrado del suolo e delle foreste. Garantire l’accesso a un’energia economica, affidabile, sostenibile e moderna sarà fondamentale per offrire un nuovo mondo di opportunità a miliardi di persone. Nell’area dello sviluppo urbano, è essenziale il ruolo dei governi locali nel trasformare i pensieri globali in azioni comunitarie. Tutte le nostre discussioni hanno sottolineato che la ripresa post-Covid-19 rappresenta una rara opportunità per plasmare una nuova normalità».