Il 17 giugno a Bologna manifestazione di piazza contro combustibili fossili e cemento
Crisi climatica, in Emilia-Romagna l’alluvione è costata almeno 8,86 miliardi di euro
Dalla Regione la stima provvisoria dei danni al Governo, che però non ha ancora nominato il commissario
[16 Giugno 2023]
La transizione ecologica pesa troppo sulle tasche dei cittadini? Sono le energie rinnovabili la principale minaccia per il paesaggio italiano? Prima di rispondere a queste due domande, da troppo tempo al centro del dibattito sullo sviluppo sostenibile del Paese, è opportuno considerare i costi della doppia alluvione che un mese fa si è abbattuta con violenza sull’Emilia-Romagna.
La stima provvisoria dei danni, comunicata ieri dalla Regione al Governo Meloni, è di 8,86 miliardi di euro. E stiamo parlando “soltanto” di due bombe d’acqua, quando da inizio 2023 gli eventi meteo estremi in Italia sono aumentati del 135% rispetto all’anno scorso, proseguendo in un trend in rapida accelerazione: sappiamo infatti che è la crisi climatica in corso, alimentata dall’uso dei combustibili fossili, a rendere sempre più intensi e più frequenti gli eventi meteo estremi.
«Abbiamo una prima stima di danni vicina ai 9 miliardi di euro – spiega il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini – Di questi, 1,8 miliardi sono necessari per riparare gli argini, i reticoli e le strade prima dell’autunno. Risorse necessarie a mettere in sicurezza le comunità dal ripetersi di eventi catastrofici come quelli di maggio: in particolare fiumi e viabilità locale. Il Governo, e ringrazio il ministro Musumeci per l’incontro, valuterà tutto il materiale che abbiamo prodotto e ci riconvocherà. Si è dunque trattato di una riunione molto importante, per i dati che abbiamo fornito, ma ancora interlocutoria, un giudizio lo esprimeremo quando avremo le risposte».
Intanto, diversi sindaci segnalano che i funzionari stanno fermando le ruspe perché non hanno copertura finanziaria, coi primi 230 milioni di euro messi a disposizione che sono stati già spesi.
«Alla luce di tutto – aggiunge Bonaccini – crediamo serva una pianificazione organica degli interventi, per ripartire e ricostruire. Per questo, il Governo sulla nomina del Commissario alla ricostruzione decida chi ritiene, ma faccia in fretta, ne abbiamo bisogno al più presto perché la ricostruzione deve partire adesso, non tra un anno».
Oltre al fabbisogno di risorse, serve personale qualificato per spenderle con giudizio: al Governo è stata dunque fatta richiesta anche di almeno 70 tra progettisti e direttori dei lavori per interventi urgenti di ripristino di opere idrauliche, e altri 80 per interventi contro il dissesto idrogeologico e il ripristino della mobilità a supporto di comuni e province.
Nel frattempo, un gruppo di associazioni ambientaliste e non solo che si stanno impegnando sul territorio romagnolo per spalare fango, hanno indetto una manifestazione di piazza a Bologna per il 17 giugno, chiedendo un cambio di marcia concreto verso la transizione ecologica.
Organizzato da Bologna for climate justice, il corteo partirà da Piazza XX Settembre alle 16:00 per poi percorrere via Matteotti, Piazza dell’Unità, via della Liberazione, via Aldo Moro fino alla sede della Regione Emilia-Romagna, dove sarà simbolicamente consegnato parte del fango spalato in queste settimane; successivamente, il corteo sfilerà su via Serena e via Donato Creti, per concludersi in Piazza dell’Unità.
«Abbiamo spalato per settimane, insieme a un grande numero di volontari, adesso scendiamo in piazza. Continuiamo a protestare perché non vogliamo un futuro in cui spalare fango sia la nuova normalità, in cui neanche la propria casa sia un luogo sicuro – spiegano i giovani attivisti climatici di Fridays for future – Il 17 giugno ci saremo perché non accettiamo che il disastro avvenuto diventi la nuova normalità, ma è ciò che accadrà se continueremo, con il solito “business as usual”, a investire nei combustibili fossili e cementificare i territori. Siccità e piogge estreme sono due facce della stessa medaglia, la crisi climatica. Ciò che si percepiva come una minaccia lontana nel tempo e nello spazio ha colpito pesantemente anche l’Italia. Siamo arrivati a questo punto grazie a decenni passati prima a negare il problema, poi a minimizzarlo. La politica non può più nascondere la testa sotto la sabbia. Siamo in un’emergenza e si deve cominciare ad agire in tal senso».