Debito dei Paesi in via di sviluppo: risparmi fino a 148 miliardi di dollari con il piano di stimolo Sdg dell’Onu

Altri 120 miliardi di dollari verrebbero dal "rifinanziamento" del debito obbligazionario dei Paesi a medio reddito

[24 Febbraio 2023]

Secondo il rapporto “Building blocks out of the crisis: The UN’s SDG Stimulus Plan”, pubblicato United Nations Development Programme (UNDP), «Se il mondo si impegnasse a ristrutturare il proprio debito esistente e ad ampliare l’accesso a futuri finanziamenti a prezzi accessibili, le economie in via di sviluppo potrebbero garantire risparmi per centinaia di miliardi di dollari».

Il rapporto UNDP  identifica 52 economie in via di sviluppo a basso e medio reddito in difficoltà debitoria o ad alto rischio di crisi debitoria, che rappresentano oltre il 40% delle persone più povere del mondo e dimostra come «Un taglio del 30% sul debito estero pubblico nel 2021 potrebbe aiutare a risparmiare in 8 anni fino a 148 miliardi di dollari in pagamenti per il servizio del debito».

Prendendo l’occasione del First G20 Finance Ministers and Central Bank Governors (FMCBG) meeting in corso a Bangalore, in India, l’UNDP esorta i leader mondiali ad «Agire per aiutare ad attutire nei Paesi in via di sviluppo gli impatti delle crisi odierne che si sovrappongono, garantendo al contempo che le risorse finanziarie siano allineate per sostenere un sostegno giusto, inclusivo e transizioni eque per tutti i Paesi».

Rivolgendosi a governatori delle banche centrali del G20, Achim Steiner, ha ricordato che «Gli elementi costitutivi per trasformare il sistema finanziario globale sono già in discussione al G20: riforma della banca multilaterale di sviluppo, ristrutturazione del debito e iniezioni di liquidità, ma con il rapido ampliarsi della frattura tra i Paesi sviluppati e i Paesi in via di sviluppo, dobbiamo passare dalle parole all’azione».

Il rapporto fa notare che, attualmente, 25 governi delle economie in via di sviluppo hanno pagamenti per il servizio del debito estero superiori al 20% delle entrate totali, il numero più alto di paesi in oltre 20 anni. Insieme all’aumento dell’onere del debito, questo annullla lo spazio per la spesa per i servizi essenziali, comprese le misure per adattarsi e rispondere alla crisi climatica.

Steiner  ha sottolineato che «I Paesi più gravati dal debito e dalla mancanza di accesso ai finanziamenti sono anche colpiti da molteplici altre crisi: sono tra i più colpiti dall’impatto economico del Covid-19, dalla povertà e dall’accelerazione dell’emergenza climatica. E’ giunto il momento di affrontare l’abisso sempre più profondo tra Paesi ricchi e Paesi poveri, di cambiare il panorama multilaterale e di creare un’architettura del debito adatta allo scopo nel nostro mondo complesso, interconnesso e post-Covid».

“Building blocks out of the crisis” delinea i passi politici urgenti necessari per invertire l’attuale crisi del debito e mostra l’impatto potenzialmente trasformativo della gestione del debito e dell’ampliamento dell’accesso a finanziamenti a basso costo e a lungo termine – due delle aree di interesse delineate dal segretario generale dell’Onu António Guterres nel suo SDG Stimulus Plan  presentato la settimana scorsa e che delinea la necessità che la comunità internazionale si unisca per mobilitare investimenti per gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) e propone tre aree di azione immediata: iniezione di liquidità, ristrutturazione del debito sovrano e riduzione del costo dei prestiti a lungo termine alle economie in via di sviluppo. I 17 SDG forniscono un modello per un futuro più giusto, equo e “verde”, ma hanno un problema: per rispettarli (e perché siano efficaci) bisogna attuarli entro il 2030.

George Gray Molina, capo economista dell’UNDP, ha sottolineato che «I miliardi di risparmi individuati dall’UNDP possono avvenire solo se concordiamo collettivamente che è tempo di ridurre i rischi per lo sviluppo e il finanziamento climatico. Se un’economia in via di sviluppo prende in prestito a un tasso di interesse del 12 o 14% e paga ogni anno più del 20% delle sue entrate per il servizio del debito, semplicemente non c’è spazio per finanziare i progressi sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile o sugli impegni dell’Accordo di Parigi».

Il rapporto dimostra che «Per il gruppo dei Paesi più poveri – che non fanno affidamento sui finanziamenti basati sul mercato – è necessario un migliore accesso ai finanziamenti agevolati, ad esempio sotto forma di sovvenzioni. Per la maggior parte delle economie a medio reddito che dipendono dall’accesso a mercati dei capitali internazionali spesso volatili, un migliore accesso a fonti di finanziamento a basso costo potrebbe aumentare sostanzialmente il margine fiscale. Ad esempio, un “rifinanziamento” del 40% del debito obbligazionario dei Paesi a medio reddito ai tassi di interesse medi dei creditori ufficiali potrebbe aiutare a risparmiare più di 120 miliardi di dollari in pagamenti di interessi in 8 anni».

Inoltre l’UNDP evidenzia «Il potenziale di riduzione del costo del prestito per gli investimenti in linea con l’Accordo di Parigi e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile».