È vero, i soldi non fanno la felicità

Un nuovo studio mostra che società con redditi molto bassi hanno elevati livelli di soddisfazione della vita, paragonabili a quelli dei Paesi ricchi

[7 Febbraio 2024]

La crescita economica viene spesso vista come un modo infallibile per aumentare il benessere delle persone nei Paesi a basso reddito, e negli ultimi decenni le indagini globali hanno supportato questa convinzione, mostrando che le persone nei paesi ad alto reddito tendono a dichiarare livelli di soddisfazione per il loro stile di vita più elevati rispetto a quelli dei Paesi a basso reddito. Questa forte correlazione potrebbe suggerire che solo le società ricche possono essere felici.

Ma il nuovo  studio “High life satisfaction despite low income”, pubblicato su  Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) da un team  internazionale di ricercatori guit dato dall’Institut de Ciència i Tecnologia Ambientals, Universitat Autònoma de Barcelona (ICTA-UAB) e dalla McGill university suggerisce che ci sono buone ragioni per dubitare che questa relazione sia universale e corrobora il vecchio detto che non sono i soldi a fare la felicità.

I ricercatori fanno notare che «Sebbene la maggior parte delle indagini globali, come il World Happiness Report, raccolgano migliaia di risposte da parte dei cittadini delle società industrializzate, tendono a trascurare gli abitanti delle società piccole e marginali, dove lo scambio di denaro esercita un ruolo minimo nella vita quotidiana e il cui sostentamento dipende direttamente dalla natura».

Lo studio pubblicato su PNAS si basa  su un sondaggio che ha coinvolto 2.966 persone che vivono in comunità indigene e locali in 19 località in tutto il mondo e solo il 64% delle famiglie intervistate disponeva di un reddito monetario. Il principale autore dello studio, Eric Galbraith dell’ICTA-UAB e della McGill University, sottolinea che «I risultati mostrano che, sorprendentemente, molte popolazioni con redditi monetari molto bassi dichiarano livelli molto elevati di soddisfazione di vita, con punteggi simili a quelli dei Paesi ricchiZ.

Il punteggio medio di soddisfazione per la vita nelle piccole società umane studiate era 6,8 su una scala da 0 a 10. I ricercatori evidenziano che «Sebbene non tutte le società abbiano riferito di essere molto soddisfatte (la media più bassa ha raggiunto 5,1), quattro dei luoghi hanno registrato punteggi medi superiori a 8, tipici dei ricchi Paesi scandinavi in altre indagini. I risultati concordano con l’idea che le società umane possono offrire una vita molto soddisfacente ai propri membri senza necessariamente avere elevati livelli di ricchezza materiale misurata in termini monetari».

L’altro autore principale dello Studio, Victoria Reyes-García cdell’ICTA-UAB, aggiunge che «La forte correlazione che spesso si osserva tra reddito e soddisfazione per la vita non è universale e dimostra che la ricchezza, così come generata dalle economie industrializzate, non è un requisito fondamentale affinché gli esseri umani abbiano una vita felicez.

I risultati dello studio rappresentano buone notizie per la sostenibilità e la felicità umana, perché forniscono una solida prova del fatto che per raggiungere elevati livelli di benessere soggettivo non è necessaria una crescita economica ad alta intensità di risorse».

Galbraith conclude: «Sebbene ormai sappiamo che gli abitanti di molte società indigene e locali di piccole dimensioni si dichiarano molto soddisfatti della propria vita, non ne sappiamo il motivo. Lavori precedenti suggeriscono che il sostegno e le relazioni familiari e sociali, la spiritualità e il legame con la natura sono alcuni fattori importanti da cui può dipendere tale felicità, ma è possibile che i fattori importanti differiscano significativamente tra le società o viceversa, che un piccolo sottoinsieme di fattori predominino ovunque. Spero che imparare di più su quel che rende la vita appagante in queste diverse comunità aiuterà molti altri a condurre vite più appaganti e allo stesso tempo ad affrontare la crisi della sostenibilità».