Earth Day: per il 72% degli imprenditori italiani il 2017 è l’anno della “svolta green”

L’imprenditoria femminile molto più “verde” di quella maschile

[21 Aprile 2017]

Da uno studio promosso dal Consorzio Servizi Legno Sughero (Conlegno)  in occasione dellEarth Day  e che ha coinvolto  150 imprenditori selezionati a campione dalle principali città italiane e uno scouting di 70 testate internazionali che hanno analizzato il tema,  emerge che «Se in molti si augurano che il 2017 sia l’anno della tanto agognata ripresa economica, per la maggioranza degli imprenditori italiani questo è certamente l’anno della “svolta green”. Oltre 7 imprenditori su 10 (72%) hanno infatti affermato di avere già messo in atto, o hanno intenzione di farlo, una serie di politiche ed azioni concretamente ecosostenibili in azienda per contenere le emissioni inquinanti o, perlomeno, hanno adottato dei comportamenti più “green”, dai vertici fino ai dipendenti».

A Conlegno spiegano che «Dalle scelte più complesse, come gli investimenti nell’innovazione dei macchinari (44%) e l’installazione di pannelli solari per generare energia pulita (37%), alle più semplici, come la raccolta differenziata in ufficio (51%) e l’abbassamento dei termosifoni (45%), sempre più realtà si sono messe all’opera per dare una mano al Pianeta».

Tra i vantaggi maggiori, gli imprenditori rilevano: «Un ambiente di lavoro più sano e sereno (87%), un risparmio economico sul medio e lungo termine (73%) e un incremento della reputazione dell’azienda in ottica CSR (62%)».

Conlegno stila l’identikit dell’imprenditore “green” italiano: «L’80% delle donne e il 64% degli uomini ha dichiarato di aver già messo in pratica, o ha intenzione di farlo, atteggiamenti sostenibili per la propria azienda e per i dipendenti. Tra di loro la maggior parte è under 45 (85%), mentre la percentuale scende al 59% tra i 46 e i 70 anni. Il fenomeno, più marcato nelle grandi città del Centro-Nord, vede in testa gli imprenditori dell’area di Milano (77%), seguita nella top 5 da Roma (75%), Torino (74%), Bologna (72%) e Napoli (68%).

L’imprenditoria femminile è quindi molto più green di quella maschile, soprattutto nelle grandi aree industriali del Centro-Nord.  Una maggiore sensibilità al tema dell’eco-sostenibilità che era  già stata confermata da uno studio di Patricia Braun, dell’università australiana di Ballarat, pubblicato sull’International Journal of Gender and Entrepreneurship, da cui è emerso che «le imprenditrici di piccole e medie imprese, sottoposte a un questionario sulle politiche green in azienda, esprimono un maggiore livello di attenzione in circa il 50% delle domande. Nel corso dell’esperimento invece, su 30 partecipanti, ben 6 uomini su 15 hanno abbandonato il progetto, facendosi sostituire da colleghe o giustificandosi affermando di non avere tempo».

L’indagine di Conleggnospiega anche quali sono i comportamenti “green” che gli imprenditori italiani stanno per mettere in atto:  «Al primo posto si pone l’obbligo in azienda di fare la raccolta differenziata (51%), oramai sdoganata nelle aree metropolitane di tutta Italia. Sul secondo gradino del podio invece tutti quegli accorgimenti che permettono di ridurre l’impiego d’energia, come abbassare i termosifoni o chiudere porte e finestre se è attivato il condizionamento dell’aria (45%). Medaglia di bronzo invece per gli investimenti in macchinari e strumentazioni con classe energetica A o a minor impatto inquinante (44%). Chiudono la top 5 l’installazione di pannelli solari o altri dispositivi per generare energia pulita (37%) e l’acquisto da fornitori e produttori che dispongono di adeguate certificazioni che garantiscano la sostenibilità dei prodotti acquistati (34%)».

Secondo  Fausto Iaccheri, presidente di Conlegno, « La sempre più forte coscienza della necessità di rispettare l’ambiente sta influenzando anche le scelte degli imprenditori italiani.  Noi, ad esempio, con l’impiego di materiali di riciclo abbiamo realizzato la linea 800×1200, ovvero complementi d’arredo costruiti con il recupero dei pallet EPAL. Il riutilizzo di un materiale naturale e non nuovo, che ha già vissuto un’altra vita, è un esempio perfetto di come coniugare lavoro e rispetto per l’ambiente. Una perfetta sintesi tra la qualità dei prodotti Made in Italy e la necessità di fare scelte sempre più consapevoli verso l’ecosistema. Un nuovo modo di pensare, per avvicinare la cultura, anche creativa, del riciclo alle esigenze del Pianeta, attraverso l’upcycling».

«Una tendenza che si sta concretizzando a livello mondiale – sottolinea il rapporto – nonostante il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sembri voler sfruttare ancora le vecchie fonti fossili, causa di gran parte dell’inquinamento atmosferico. Nel resto del mondo invece il cambiamento culturale e sociale è già in atto. Basti pensare che secondo la Iea, International energy agency, e l’Irena, l’International renewable energy agency, grazie a innovazione e investimenti entro il 2050 si verificherà una riduzione del 70% delle emissioni di CO2 legate al settore energetico, come riportato recentemente dal portale francese Capital.fr. Ma non è tutto: secondo il “New Energy Outlook 2016” pubblicato da Bloomberg New Energy Finance, nel 2040 le fonti rinnovabili copriranno il 60% del fabbisogno, donando un beneficio economico che ripagherà oltre il 60% degli 11mila miliardi di dollari investiti nei prossimi anni».

Conlegno evidenzia che tra le motivazioni principali della scelta di adottare politiche green nelle aziende, «ben l’87% degli imprenditori rivela che l’obiettivo è creare un ambiente di lavoro più sano e sereno, mentre il 73% ne vorrebbe ricavare un risparmio economico sul medio e lungo termine». Poi c’è «la crescente attenzione alla reputazione dell’azienda in ottica Corporate Social Responsibility» che « riveste un ruolo sempre più centrale per ben 6 aziende su 10 (62%), stimolando l’adozione di comportamenti e investimenti sostenibili».

Il rapporto fa notare che si tratta di «Benefici interni ed esterni all’aziende, che inevitabilmente hanno ripercussioni sull’intera società. Anche l’autorevole testata Nature, in un recente approfondimento, ha evidenziato come le politiche green messe in atto dalle istituzioni e dalle aziende vadano a influenzare l’equità sociale e ad abbattere l’impatto dell’uomo sulla natura, esortando i decisori a estendere questi provvedimenti a tutti i livelli delle città e ad ogni strato sociale, rendendo così veramente sostenibile ed equa la vita nei centri abitati maggiormente industrializzati. In effetti molti stati stanno agendo in questa direzione: come riportato dal New York Times, la Cina intende investire oltre 360 miliardi di dollari nelle rinnovabili entro il 2020, ponendosi inoltre l’obiettivo di dare lavoro a circa 13 milioni di persone. Allo stesso modo in Gran Bretagna, si legge sulle colonne del Telegraph, il primo ministro Teresa May ha annunciato che verranno spesi 4,7 miliardi di sterline in ricerca per nuove tecnologie sostenibili: tra i 10 pilastri della manovra spiccano, infatti, gli investimenti nella scienza, nella ricerca e nell’innovazione, verso una crescita pulita attraverso le energie sostenibili».

Colegno non nasconde che, nonostante la loro volontà “green”, molti imprenditori trovano difficoltà nel concretizzare le proprie idee indirizzate verso la sostenibilità: « Ad esempio il 48% ritiene che siano il Governo e le amministrazione locali a dover favorire l’investimento in nuovi macchinari e strumenti amici dell’ambiente attraverso sgravi fiscali e sovvenzioni. Il 35% degli imprenditori invece lamenta la poca collaborazione di una parte dei propri dipendenti a mettere in atto semplici accorgimenti come la raccolta differenziata e lo spegnimento totale delle luci e pc all’uscita dal lavoro, o sottolinea l’elevato costo di alcuni prodotti certificati o realizzati con materiali di recupero (22%)».