Economia circolare, anche la Germania punta sul riciclo chimico per chiudere il cerchio
«Puntiamo a ridurre il consumo primario di materie prime e a chiudere i cicli dei materiali. A tal fine, stiamo adattando il quadro giuridico esistente, definendo obiettivi chiari e rivedendo la legislazione sui rifiuti»
[11 Gennaio 2022]
Mentre la seconda potenza manifatturiera d’Europa – ovvero l’Italia – frena sull’economia circolare, la prima accelera tracciando una rotta che potrebbe fornire più di un’indicazione utile allo sviluppo sostenibile nel nostro Paese.
«Per misurare la necessità di ricalibrare il nostro impegno in materia – dichiarano dal Circular economy network (Cen) italiano – è utile dunque esaminare alcuni passaggi dell’accordo firmato dai tre partiti al governo in Germania (socialdemocratici, verdi, liberali) che entrano nel merito dell’economia circolare».
Affrontando il problema dalla testa e non solo dalla coda, ovvero la mera gestione dei rifiuti. «Promuoviamo l’economia circolare come efficace protezione del clima e delle risorse, un’opportunità di sviluppo economico sostenibile e di posti di lavoro. Puntiamo a ridurre il consumo primario di materie prime e a chiudere i cicli dei materiali. A tal fine, stiamo adattando il quadro giuridico esistente, definendo obiettivi chiari e rivedendo la legislazione sui rifiuti», esordisce nel merito l’accordo di governo. A partire dalla prevenzione.
«Rafforziamo la prevenzione dei rifiuti attraverso obiettivi legali e sistemi di riutilizzo, restituzione e deposito ecologicamente vantaggiosi, nonché accordi industriali». Ad esempio? «Con forza di legge premieremo il design degli imballaggi rispettoso delle risorse e del riciclaggio».
Il secondo step è quello del riciclo, inteso come elemento di competitività industriale e non solo di salvaguardia ambientale: «Accelerando lo sviluppo di standard di qualità per i riciclati, verranno creati nuovi cicli di materiali di alta qualità, sottolinea nel merito l’accordo di governo.
Ma non tutti i rifiuti possono essere avviati a riciclo meccanico, senza dimenticare che questo processo industriale – come ogni altro – genera a sua volta un ammontare considerevole di rifiuti da rifiuti.
Per ridurre al minimo i conferimenti in discarica (con l’accordo di governo tedesco a specificare «sosteniamo la fine della messa in discarica dei rifiuti urbani in tutta Europa»), i rifiuti non riciclabili meccanicamente possono essere avviati a termovalorizzazione, una tecnologia ampiamente diffusa in Germania, che oggi punta però sull’innovazione per concretizzare un approccio alternativo e più sostenibile: quello del riciclo chimico.
«Includiamo il riciclaggio chimico come opzione di riciclaggio nella legge sugli imballaggi», dichiara nel merito l’accordo tedesco. Di che si tratta? Il riciclo chimico rappresenta una soluzione tecnologica che permette di spezzare la struttura chimica dei rifiuti non riciclabili (come plasmix o Css) per ottenere molecole più piccole, re-impiegabili come elementi di partenza per nuovi prodotti o carburanti sostenibili. Dato che anche in quei rifiuti che oggi non riusciamo a riciclare meccanicamente abbondano carbonio, idrogeno e ossigeno – gli stessi elementi che compongono oltre il 90% del corpo umano –, che attraverso il riciclo chimico è possibile estrarre e riutilizzare in nuovi cicli produttivi.
Una soluzione tecnologica che potrebbe fiorire anche in Italia. NextChem, società dedita alla transizione ecologica controllata dalla multinazionale italiana Maire Tecnimont, sta infatti puntando forte su queste tecnologie, recentemente presentate insieme alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, con un obiettivo chiaro: alimentare veri e propri “distretti circolari verdi” per dare nuova e sostenibile vita ai tanti poli industriali in difficoltà, presenti purtroppo in Toscana come in tutta Italia.