Il nuovo studio Open Economics e Luiss Business School

Efficienza energetica, col Superbonus 110% ci guadagna (anche) lo Stato

Fraccaro: «L’esborso per le casse pubbliche sarà di fatto compensato da maggiori entrate»

[11 Marzo 2021]

Il Superbonus 110% per l’efficienza energetica, nonostante le complessità burocratiche che ne stanno frenando la messa a terra e le auspicabili migliorie richieste dal mondo ambientalista, si sta sempre più delineando come un affare non solo per i privati cittadini che ne usufruiranno e per l’ambiente, ma anche per le casse pubbliche come mostra un nuovo studio reso noto dal Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica.

Lo scenario, che viene analizzato da Open Economics e Luiss Business School, prevede innanzitutto che il Superbonus del 110% determini un’espansione della spesa per edilizia abitativa pari a 8,75 miliardi di euro nel periodo 2020-2022.

Più nel dettaglio, OpenEconomics ha stimato in via preliminare che, nello scenario considerato di un incremento delle spese edilizie di 8,75 miliardi di euro, si registrerebbe un incremento del valore aggiunto complessivo del Paese di 16,64 miliardi nel periodo di attuazione del provvedimento (ai quali si potrebbero aggiungere 1,91 miliardi nell’economia sommersa). Questo incremento sarebbe il risultato della mobilitazione di risorse a seguito dell’incremento di domanda aggregata causato dal provvedimento. A tale incremento si sommerebbe un ulteriore incremento di 13,71 miliardi negli 8 anni successivi (oltre a 1,35 miliardi nell’economia sommersa) come risultato dei benefici prodotti dai progetti realizzati, che presenterebbero un rendimento significativo. «Stiamo quindi parlando di un effetto di crescita stimato in oltre 30 miliardi, con un moltiplicatore fiscale superiore a tre», commenta il primo promotore del Superbonus 110%, l’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri Riccardo Fraccaro (M5S).

Non solo: «Nel decennio – continua lo studio – l’impatto netto attualizzato del provvedimento sul disavanzo pubblico sarebbe negativo per 811 milioni di euro, come risultato di un’espansione del gettito di 3,94 miliardi nel periodo di vigenza delle detrazioni, grazie alle maggiori entrate generate dalla crescita del valore aggiunto, seguita da una contrazione netta di 4,75 miliardi negli 8 anni successivi, dovuta a un maggiore gettito di 3,58, da un lato, e una riduzione di entrate per effetto delle detrazioni fiscali di 8,33, dall’altro».

«Lo studio – conclude Fraccaro – calcola che l’impatto netto complessivo sulle finanze pubbliche sarà pari solo a -811 milioni di euro. Quindi l’esborso per le casse pubbliche sarà di fatto compensato da maggiori entrate e questo senza considerare, evidenziano i ricercatori, potenziali ulteriori entrate derivanti dall’emersione fiscale oggi sommersa».

Un successo auspicabile per il Superbonus 110%, che s’inserirebbe così appieno nel filone positivo concretizzato finora dagli incentivi per l’efficienza energetica.

Ad oggi infatti in Italia il 27% delle emissioni climalteranti e il 28% dei consumi energetici arriva dal settore civile con 47 Mtep di energia, in crescita, per una spesa di 40,8 miliardi di euro per le famiglie; al contempo la voce più rilevante dei consumi energetici (il 70%) è quella dei consumi termici, ossia riscaldamento e raffreddamento. In questo contesto, l’ultimo report elaborato dal Cresme su richiesta della Camera mostra che gli incentivi fiscali per il recupero edilizio e per la riqualificazione energetica, dal 1998 al 2019, hanno attivato investimenti pari a quasi 322 miliardi di euro.