Emissioni di gas serra e decarbonizzazione: dall’Ispra il punto sulla situazione italiana
«Quello italiano è uno dei sistemi energetici più efficienti d’Europa e a minor impatto ambientale in termini di emissioni di gas serra». Ma da troppi anni ormai i miglioramenti si sono fermati
[19 Novembre 2018]
Attraverso lo studio Emissioni nazionali di gas serra: Indicatori di efficienza e decarbonizzazione nei principali Paesi Europei, l’Ispra (l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) mette a confronto l’evoluzione dei sistemi energetici dell’Unione prendendo in considerazione diversi fattori – andamento economico dei vari settori produttivi, composizione del mix di fonti energetiche fossili e rinnovabili insieme al loro consumo e alle emissioni di gas serra ad esso connesse – in un arco di tempo che parte dal 1990 e arriva al 2016, offrendo così importanti indicazioni soprattutto per quanto riguarda le performance nazionali.
«Quello italiano – osserva Ispra – è uno dei sistemi energetici più efficienti d’Europa e a minor impatto ambientale in termini di emissioni di gas serra. Un traguardo importante soprattutto se si considera che in molti paesi europei si ricorre ancora ad un forte utilizzo del nucleare».
In particolare il «pedale dell’accelerazione nell’utilizzo di energia da fonti rinnovabili (idroelettrico, fotovoltaico, solare termico, geotermico, eolico, bioenergie e rifiuti rinnovabili) l’Italia lo spinge nel 2007, portando nel 2016 la quota nazionale al 17% contro la media europea di poco superiore al 13%».
Più in generale, nel periodo 1990-2016 la crescita delle emissioni di gas serra nazionali è stata generalmente più lenta di quella del Pil: a giocare un ruolo fondamentale sono stati la sostituzione di combustibili a più alto contenuto di carbonio con il gas naturale (avvenuta principalmente nel settore della produzione di energia elettrica e nell’industria) unita all’incremento della quota di energia da fonti rinnovabili. Ecco dunque che nel periodo 2008-2016 le emissioni di origine energetica rappresentano mediamente l’82% delle emissioni totali, mentre quelle prodotte da processi industriali e dall’agricoltura rappresentano rispettivamente il 7,4% e il 6,5%.
Ad oggi le emissioni di gas serra nazionali per unità di consumo interno lordo di energia sono in linea con la media europea (2,76 tCO2eq/tep contro i 2,62 tCO2eq/tep dei Paesi UE), ma rimane il fatto che – complessivamente – i combustibili di origine fossile continuano a rappresentare ancora oggi il principale vettore del sistema energetico nazionale.
Ecco perché l’ex ministro dell’Ambiente Edo Ronchi – oggi presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile – ha recentemente affermato: «Smettiamola di dire che l’Italia ha fatto la sua parte per il clima, anzi che avrebbe fatto meglio degli altri Paesi. Fino al 2014 le emissioni di gas serra in Italia, anche per effetto della recessione economica, sono scese di circa il 17% rispetto a quelle del 1990. Dal 2014, con la ripresa, sia pure lenta, dell’economia, le emissioni di gas serra in Italia non sono più diminuite: negli ultimi 4 anni sono rimaste ferme o sono aumentate, arrivando intorno a 430 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti, un valore più alto delle emissioni del 2014».