I risultati della prima Analisi trimestrale del sistema energetico 2022
Enea, più consumi di energia e rinnovabili in discesa per la “transizione ecologica” italiana
E nel 2021 è nuovamente raddoppiato il deficit commerciale italiano nel comparto delle tecnologie low-carbon, come già avvenuto nel 2020
[25 Marzo 2022]
Dopo l’eccezionalità di un 2020 segnato dalle misure pandemiche di lockdown e distanziamento, che nell’anno di avvio della pandemia hanno portato in Italia a un calo pari a -9,8% per il Pil e a -8,9% per le emissioni di CO2, il 2021 è stato l’anno del grande rimbalzo.
Come certifica la nuova Analisi trimestrale del sistema energetico appena pubblicata dall’Enea, la prima del 2022 e con una panoramica completa sul 2021, nell’ultimo anno i consumi energetici sono cresciuti dell’8% rispetto al 2020, nonostante l’aumento senza precedenti dei prezzi di elettricità e gas.
Un trend che si accompagna alla forte crescita delle emissioni di CO2 (+8,5%) – con il recupero del 70% di quelle “perse” nel 2020 per la pandemia – e il forte peggioramento (-27%) dell’indice Ispred, elaborato dall’Agenzia per misurare la transizione energetica sulla base dell’andamento di prezzi, emissioni di CO2 e sicurezza degli approvvigionamenti.
Nonostante il calo dell’Ispred sia legato al peggioramento di tutti e tre i parametri di riferimento, la componente decarbonizzazione ha avuto l’impatto negativo più consistente (-45%). Più nel dettaglio, l’aumento delle emissioni di CO2 (+8,5%) è imputabile in primo luogo ai trasporti per una quota di oltre il 50%, a seguire il civile (20%), la generazione elettrica (15%) e l’industria (8%). Nel caso dei trasporti, invece, le emissioni sono cresciute complessivamente del 15% rispetto al 2020, mentre gli altri settori hanno registrato aumenti compresi tra il 5 e il 6%.
Brutte notizie anche per le rinnovabili. I consumi di energia da queste fonti sono risultati nel complesso in aumento marginale, con una variazione nulla delle rinnovabili elettriche e un aumento (modesto in termini assoluti) solo nei biocarburanti: così, vista la decisa crescita dei consumi totali di energia, nel 2021 è tornata a diminuire la quota delle fonti rinnovabili sui consumi finali (al di sotto del 19%), oltre un punto percentuale in meno del massimo raggiunto nel 2020.
«Lo scorso anno è stato ‘recuperato’ circa l’80% dei consumi di energia che la crisi pandemica aveva fatto precipitare – spiega Francesco Gracceva, il ricercatore Enea che coordina l’Analisi – Nei primi due mesi del 2022 la crescita dei prezzi al consumo di elettricità e gas è stimata intorno a un +70% tendenziale, circa il doppio dell’aumento medio Ue. Ne è già derivato un brusco rallentamento dell’economia e della domanda di energia, che dai primi dati parziali osserviamo in crescita tendenziale del 2% circa nel I trimestre 2022, quando invece negli ultimi tre mesi 2021 avevamo registrato un +6%».
In termini di fonti primarie, il 40% dell’aumento dei consumi 2021 è imputabile al petrolio, oltre il 30% al gas naturale, quasi il 20% alle importazioni di elettricità e il resto ai combustibili solidi. La domanda di petrolio, pur restando ancora decisamente inferiore ai livelli pre-Covid, è cresciuta del 10%, con un recupero di circa il 50% della contrazione registrata nel 2020. Forte incremento anche per i consumi di gas (+7% sul 2020), che non solo superano i livelli 2019 (+2,4%) ma si collocano sul valore massimo degli ultimi dieci anni. Forte ripresa delle importazioni nette di elettricità (+30%) e significativo aumento dei consumi di carbone (+10%), soprattutto nel termoelettrico, anche se restano comunque decisamente inferiori ai livelli pre-Covid (-15%).
Nel 2021, inoltre, è nuovamente raddoppiato il deficit commerciale italiano nel comparto delle tecnologie low-carbon, come già avvenuto nel 2020.
I settori a più forte dipendenza dall’estero sono gli accumulatori agli ioni di litio (con un saldo che si avvicina al miliardo di euro), i veicoli ibridi plug-in (deficit di 600 milioni di euro) e i prodotti del fotovoltaico (passati da -40 a -400 milioni di euro), a causa di un marcato aumento delle importazioni delle celle fotovoltaiche. Nel settore dei veicoli elettrici sembra invece delinearsi una possibile tendenza positiva, perché le esportazioni sono passate da circa 270 a 780 milioni di euro, con un saldo netto solo di poco negativo.