Nel 2022 a livello globale hanno superato quota 900 miliardi di euro

Europarlamento, la commissione Ambiente per lo stop ai sussidi fossili entro il 2025

Si chiede «un’eliminazione tangibile dei combustibili fossili il più presto possibile, compreso l’arresto di tutti i nuovi investimenti nell’estrazione di combustibili fossili»

[9 Novembre 2023]

Con 56 voti a favore, 9 contrari e 1 astensione, ieri la commissione Ambiente dell’Europarlamento ha adottato le richieste per la 28esima Conferenza Onu sui cambiamenti climatici (Cop28), per mettere a fuoco le ambizioni dell’Ue in vista di un appuntamento cruciale per la lotta alla crisi climatica in corso.

La risoluzione della commissione, che sarà messa ai voti durante la plenaria dell’Europarlamento del 20-23 novembre, vede tra i principali punti la richiesta di porre fine «il più presto possibile e al più tardi entro il 2025» a tutti i sussidi diretti e indiretti ai combustibili fossili, sia a livello comunitario che nazionale.

Gli eurodeputati incoraggiano anche gli altri governi del mondo a fare lo stesso, sottolineando che nel 2022 è stato impegnato l’importo più alto mai registrato (oltre 900 miliardi di euro) nei sussidi ai combustibili fossili; solo per quanto riguarda l’Italia, il Fondo monetario internazionale stima per il 2022 la cifra monstre di 63 miliardi di dollari.

Dato che l’uso dei combustibili fossili è responsabile per il 75% delle emissioni di gas serra che alimentano la crisi climatica, la commissione Ambiente sostiene anche «l’obiettivo globale di triplicare le energie rinnovabili e raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030, insieme a un’eliminazione tangibile dei combustibili fossili il più presto possibile, compreso l’arresto di tutti i nuovi investimenti nell’estrazione di combustibili fossili», il contrario ad esempio di quanto sta facendo la multinazionale a controllo pubblico italiano Eni.

Al contempo, mentre in Ue sta proseguendo l’iter legislativo della Nature restoration law – definita dalla premier Meloni come «fanatismo ultraecologista» –, gli eurodeputati ricordano che la crisi climatica e quella della biodiversità sono interconnesse e che gli obiettivi dell’Accordo di Parigi non possono essere raggiunti senza ripristinare la natura.

Sottolineano dunque l’importanza di proteggere, conservare e ripristinare la biodiversità, in particolare il suolo, le foreste, gli ecosistemi agricoli, i corpi d’acqua dolce e gli oceani.

La risoluzione chiede infine maggiori sforzi a livello globale in una varietà di settori: lotta all’inquinamento da plastica; affrontare l’impatto climatico e ambientale dell’industria tessile; ridurre ulteriormente le emissioni di metano, le emissioni derivanti dal trasporto marittimo e aereo internazionale, dall’agricoltura e dalla difesa.