Ciafani (Legambiente): «Non c’è più tempo da perdere»
Fridays for future, i giovani di tutto il mondo sono tornati in piazza a marciare per il clima
Manifestazioni in almeno 160 città italiane: uno sciopero che arriva alla vigilia delle elezioni europee, dove anche per Greta Thunberg «è essenziale votare»
[24 Maggio 2019]
Milioni di giovani sono tornati oggi a riversasi nelle piazze del mondo in occasione della seconda marcia globale per il clima, un modo impressionante per ribadire il proprio impegno dopo lo sciopero dello scorso 15 marzo, dando riprova che il movimento Fridays for future ispirato dalla 16enne attivista svedese Greta Thunberg è ancora vivo e vegeto. In tutto il mondo si contano almeno 1.784 città coinvolte, 160 delle quali solo in Italia: soltanto in Usa e Germania c’è stata una partecipazione maggiore.
Una protesta dalle dimensioni ciclopiche che arriva alla vigilia di un appuntamento politicamente cruciale per l’Europa e l’Italia in particolare, dove alle elezioni Ue questa domenica si abbineranno in molti Comuni le amministrative, in un contesto non certo idilliaco per lo sviluppo sostenibile del Paese: solo pochi giorni fa al leader della Lega e vicepremier Matteo Salvini sono bastati pochi giorni di freddo fuori stagione per tornare a irridere il riscaldamento globale, quasi fosse un pericolo inesistente. La stessa Thunberg, intervenendo il mese scorso all’Europarlamento, ha sottolineato che «è essenziale votare alle elezioni europee. I giovani possono fare molte cose per migliorare la situazione, in particolare per mettere pressione sulle persone al potere».
Come non hanno mancato di sottolineare in queste settimane associazioni sia Legambiente sia il Wwf, senza l’Ue «il nostro Paese non solo sarebbe stato ancor più allo sbando, ma avrebbe subito danni ancora più pesanti con ricadute ambientali tipiche dei Paesi in via di sviluppo». Nei fatti la vigente disciplina italiana sull’ambiente «altro non è che l’attuazione della normativa comunitaria recepita nel nostro ordinamento nel corso degli anni», e se non funziona la colpa in genere è nostra, non certo dell’Ue. Piuttosto, oggi l’obiettivo non può che essere quello di alzare l’asticella ancora più in alto. Per uscire dalla crisi climatica, economica e sociale e arrestare la marea dell’euroscetticismo, della paura e del populismo, l’unico modo è quello di «rilanciare il progetto europeo e delle scelte per creare lavoro e rafforzare la coesione sociale nei territori».
«Non c’è più tempo da perdere – argomenta il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani – Hanno ragione i ragazzi e le ragazze che, seguendo l’esempio di Greta Thunberg, oggi sono di nuovo in piazza per il Global strike for Future. I prossimi anni saranno cruciali e per raggiungere zero emissioni nette entro il 2040, come contributo europeo alla decarbonizzazione del pianeta entro la metà del secolo, ma per farlo serve avviare da subito una profonda trasformazione di tutti i settori dell’economia degli Stati membri; per salvare il clima e aiutare il pianeta servono coraggio e responsabilità da parte dell’Europa ma anche l’Italia è chiamata a fare la sua parte, dicendo basta ai paradossi e alle scelte anacronistiche».
Purtroppo invece al momento lo sviluppo sostenibile del Paese è sostanzialmente bloccato, come dimostrano in modo plastico gli ultimi dati sulle rinnovabili. A causa delle politiche energetiche del nostro Paese lo sviluppo delle rinnovabili in Italia è praticamente fermo, come recentemente evidenziato dal rapporto Comuni rinnovabili del Cigno verde, e la proposta di Piano energia e clima avanzata dal Governo in carica non copre neanche un terzo dell’impegno necessario per rispettare l’Accordo di Parigi: «Siamo il Paese del sole e delle fonti pulite sempre più competitive, ma finanziamo di più le fonti fossili rispetto alle rinnovabili o le blocchiamo con assurde barriere che oggi impediscono di scambiare energia pulita – continua Ciafani – Il 2019 sarà un anno fondamentale, perché queste decisioni dovranno essere messe nero su bianco nella versione finale del Piano energia e clima, da presentare a dicembre a Bruxelles, che dovrà fissare la traiettoria degli obiettivi e delle politiche al 2030 e poi di completa decarbonizzazione».