Geotermia, cresce l’indotto Enel in Toscana: appalti per 80 mln di euro e 40 nuove assunzioni

Rossini: «Auspichiamo di poter realizzare nuove centrali oltre che di implementare quelle esistenti». Possibile ampliamento anche per i teleriscaldamenti

[16 Dicembre 2022]

Nonostante l’ultima centrale geotermoelettrica realizzata in Toscana risalga al 2014 (Bagnore 4), le ricadute sull’indotto Enel green power a livello locale stanno crescendo in modo robusto.

Nel triennio 2018-20 sono stati appaltati in media 42 mln di euro all’anno alle imprese dei territori geotermici, per manutenzione degli impianti e di realizzazione dei pozzi, mentre nel corso dei primi 10 mesi del 2022 Enel ha affidato attività per circa 100 milioni di euro, di cui oltre il 70% assegnate ad imprese toscane: si parla di ricadute per circa 80 mln di euro sull’indotto geotermico.

E nel 2023 potrebbe andare ancora meglio, dato che Egp sulla geotermia ha in programma circa 250 nuove gare, per un totale di 420 mln di euro su base pluriennale, ed un incremento potenziale della ricaduta sulle ditte locali di circa 30 mln di euro.

Sono questi i dati illustrati oggi da Enel al teatro Florentia di Larderello, capitale mondiale della geotermia, nel corso del terzo e ultimo meeting dell’anno con circa 80 imprese del distretto geotermico toscano; un’iniziativa proposta periodicamente per fare il punto sulle ricadute socio-economiche della più importante tra le rinnovabili toscane, avviata ormai da anni da Enel in collaborazione con istituzioni locali, CoSviG (il Consorzio per lo sviluppo delle aree geotermiche), Confindustria e altre associazioni di categoria.

«Siamo davvero soddisfatti della collaborazione per questo anno 2022 con l’indotto locale – spiegail responsabile Geotermia Italia di Egp, Luca Rossini (nella foto, ndr) – che sono sempre più specializzate, in grado di competere e di garantire alti livelli di qualità, come confermano anche i dati di previsione di spesa definitiva per l’anno in corso in leggero e costante aumento in confronto al 2021 che già aveva fatto registrare un +21% rispetto al 2020. Nel dettaglio, sei imprese del territorio sono riuscite ad aggiudicarsi 8 contratti in nuovi settori merceologici per 3 mln di euro, ma ci sono ancora 32 mln di euro in nuovi settori su cui le ditte locali potrebbero entrare».

La chiave di questo progresso sta nella crescente professionalizzazione delle realtà locali, sostenuta direttamente da Enel: 14 aziende locali hanno avviato percorsi di qualifica su 21 diversi settori merceologici che Egp ha proposto per la crescita dell’indotto locale (da qui  i +3 mln di euro citati da Rossini), e in corso d’anno altre 7 imprese del territorio sono riuscite ad aggiudicarsi 11 nuovi contratti per circa 10 mln di euro in settori di attività Enel diversi dalla geotermia, promuovendo così la diversificazione economica.

A confermare la crescita complessiva del distretto geotermico sono i dati sull’occupazione: durante il 2022 sono state infatti assunte 40 persone – laureati, periti, operai tecnici –, in un contesto che vede già circa 650 dipendenti Egp ed un indotto che coinvolge più di 80 imprese nei Comuni geotermici delle tre province di Pisa, Siena e Grosseto, circa 150 ditte in tutta la regione per un totale di 1.500 addetti nelle aree geotermiche e oltre 4mila nel perimetro toscano.

Sono queste le ricadute socio-economiche della geotermia, che da sola rappresenta il 70% della produzione toscana da fonti rinnovabili. Si parla di centrali per una potenza installata di 916 MW, dalle quali arrivano circa 6 TWh di elettricità (equivalenti al 34% del fabbisogno regionale, evitando l’uso di 1,4 mln Tep e l’emissione di 4,1 ton di CO2) e 480 GWht destinati a teleriscaldare 9 Comuni sede d’impianto (con bollette a costi dimezzati rispetto alle fonti fossili, già prima dell’attuale crisi energetica): ovvero circa 13mila utenti, 26 ettari di serre, aziende agricole ed artigianali, alimentando anche un’importante filiera del turismo sostenibile con 60mila visite annue tra poli museali, impianti e manifestazioni naturali.

Già oggi l’utilizzo del solo teleriscaldamento geotermico permette di evitare i consumi di oltre 40mila Tep (tonnellate equivalenti di petrolio) e di ridurre l’emissione di oltre 120mila tonnellate annue di CO2, una performance che può continuare a crescere: oggi Enel ha informato che nei prossimi anni sarà possibile lo sviluppo e l’ampliamento delle reti di teleriscaldamento fino a +82 GWh termici, in collaborazione coi Comune e in base ai fondi Pnrr.

Ma è evidente che per contribuire alla lotta contro la crisi climatica e allo sviluppo socioeconomico del territorio sono necessari più investimenti, e questi passano dalla realizzazioni di nuove centrali.

«Nel prossimo quinquennio siamo attesi da grandi sfide per il consolidamento e la crescita della geotermica: noi, infatti, come esposto in tutte le sedi competenti, auspichiamo di poter realizzare nuove centrali oltre che di implementare quelle esistenti con diverse attività di manutenzione e potenziamento già programmate. I dati dell’anno in conclusione e le prospettive per il 2023 confermano che siamo sulla strada giusta», argomenta Rossini.

Sotto questo profilo, i nodi da sciogliere da parte della politica restano sempre gli stessi. Da una parte gli incentivi previsti nel decreto Fer 2, atteso da oltre tre anni; dall’altra le concessioni minerarie in scadenza al 2024, per le quali Comuni e Regione chiedono al Governo nazionale una proroga. Da parte sua l’attuale gestore – ovvero Egp – ha condiviso già da mesi coi sindacati toscani Filctem, Cgil-Flaei, Cisl-Uiltec e Uil una proposta che prevede investimenti per 3 mld di euro a fronte di una proroga quindicennale.