Green Alliance: tra il 2016 e il 2020, più di 10 miliardi di sterline di sgravi fiscali per nuove esplorazioni nel Mare del Nord e 3,7 miliardi per il decommissioning delle piattaforme offshore

I consulenti climatici del governo britannico: tagliare i combustibili fossili per abbassare le bollette energetiche

Il modo migliore per alleviare i costi delle bollette è smettere di usare combustibili, non trivellarne di più

[28 Febbraio 2022]

Come in Italia, anche nel Regno Unito alcuni parlamentari conservatori vogliono che il governo estenda la trivellazione di gas del Mare del Nord e proceda con il fracking dello shale gas a terra. Diversamente dall’Italia, il Regno Unito ha riserve abbondanti che, secondo molti conservatoti, farebbero abbassare le bollette.

Ma il Climate Change Committee (CCC), un organo scientifico consultivo dello stesso governo britannico, ha fatto notare che il gas prodotto nel Regno Unito verrebbe venduto ai prezzi fissati a livello internazionale e ridurrebbe di pochissimo i prezzi al consumo. Il CCC sottolinea che, in realtà, «L’energia eolica e solare, così come l’isolamento domestico, sono una strada migliore», che poi è quel che hanno scritto le associazioni ambientaliste in un comunicato congiunto in risposta al primo ministro italiano Mario Draghi che vuole trivellare più gas (poco) italiano e addirittura riaprire le centrali a carbone.

Il rapporto del arriva mentre anche in  Gran Bretagna, che ha enormemente più gas e petrolio dell’Italia, le bollette energetiche delle famiglie stanno aumentando rapidamente a causa dell’incertezza internazionale sulle forniture di gas in seguito alla guerra Russia-Ucraina.

Il Climate Change Committee ha avvertito che «I nuovi progetti di combustibili fossili nel Mare del Nord, in alcuni casi, non forniranno gas fino al 2050» e che questa è la data in cui le leggi sul clima britanniche stabiliscono che il Regno Unito deve essersi quasi completamente liberato dal gas.

Per questo il CCC ha ribadito di essere «Favorevole a restrizioni più severe sulle trivellazioni nel Mare del Nord e a favore di una presunzione contro l’esplorazione», ma non si spinge fino a raccomandare queste azioni ai ministri perché «Ci sono argomenti ben equilibrati a favore e contro le trivellazioni. Il gas prodotto in Gran Bretagna, ad esempio, viene estratto causando meno danni al clima rispetto alle importazioni, anche se è impossibile dire se altri esportatori ridurranno le proprie emissioni in futuro. Inoltre, potrebbe essere imposta una cosiddetta windfall tax sui profitti in aumento delle compagnie petrolifere e il denaro restituito ai consumatori. Queste incertezze significano che le decisioni sull’opportunità di trivellare di più nel Mare del Nord devono essere lasciate ai ministri».

Mentre l’industria del petrolio e del gas si aggrappa alle emissioni inferiori alla media dell’estrazioni degli idrocarburi britannici, le associazioni ambientaliste criticano il CCC per non aver seguito le raccomandazione dell’International Energy Agency (IEA) e perché non ha escluso la possibilità di ulteriori esplorazioni di combustibili fossili perché ne sono già stati scoperti abbastanza.

Doug Parr, di Greenpeace UK, ha detto a BBC News: «Pensiamo che il Regno Unito – con la sua economia diversificata e le sue grandi emissioni storiche – dovrebbe essere il primo a non prendere la strada di raccomandare ulteriori esplorazioni di petrolio e gas».

Un portavoce del Department for Business, Energy and Industrial Strategy (BEIS) del governo britannico ) ha accolto favorevolmente il rapporto come «Un riconoscimento che i budget di carbonio possono ancora essere rispettati se si sviluppano nuovi giacimenti di petrolio e gas nel Regno Unito. Continuerà a esserci una domanda continua di petrolio e gas nei prossimi decenni, mentre passiamo a forme di energia più pulite ed economiche generate in questo Paese».

Secondo Craig Mackinlay, uno dei parlamentari pro-trivelle nel Mare del Nord più attivi, «Il consiglio del CCC ha finalmente riconosciuto che la produzione interna di gas nel Regno Unito crea posti di lavoro, può ridurre i prezzi dell’energia e contribuisce alla sicurezza energetica».

In realtà, Chris Stark, chief executive del CCC, ha detto che «La Commissione è delusa dalle scarse ambizioni dell’industria petrolifera e del gas britannica di ridurre le proprie emissioni operative. L’industria potrebbe ridurre l’inquinamento riducendo lo sfiato del metano e elettrizzando le piattaforme petrolifere». E ha avvertito che – come fanno finta di dimenticarsi Mario Draghi, Boris Jhonson e molti loro  colleghi – che «L’eccesso di offerta di idrocarburi a livello globale farebbe saltare in aria l’accordo sul clima di Parigi».

Il presidente del CCC, Lord Deben, ha evidenziato E’ necessario continuare sulla strada per evitare la combustione dei gas. Se il Regno Unito seguisse le politiche green delineate dal primo ministro, in futuro taglierebbe 100 sterline sulle bollette. Ora, le bollette domestiche medie sarebbero state inferiori di 40 ora se l’ex primo ministro David Cameron non avesse demolito i piani per isolare il Regno Unito come parte della sua iniziativa per “tagliare la merda verde” – un’osservazione attribuita a uno dei suoi assistenti, che ha portato a un assalto ai programmi di risparmio energetico».

Il rapporto CCC è stato pubblicato poco dopo lo studio “The last drop: why it is not economic to extract more oil and gas from the North Sea” nel quale un team di esperti della Green Alleance accusa il governo conservatore britannico di sprecare milioni di sterline per sostenere il petrolio e il gas del Mare del Nord: «Gli sgravi fiscali e le sovvenzioni hanno reso il Regno Unito uno degli ambienti fiscali più distorti al mondo per la produzione di petrolio e gas».

Gli autori dello studio, Heather Plummpton, Caterina Brandmayr e Dustin Benton, spiegano: « Il picco del prezzo globale del gas dal 2021 ha visto le famiglie britanniche lottare per pagare le bollette energetiche. Alcuni pensano che una soluzione a questa crisi energetica sia aumentare la produzione interna e trivellare più petrolio e gas nel Mare del Nord. Ma sosteniamo che, dati gli alti costi di estrazione nel Mare del Nord, la necessità di agire sui cambiamenti climatici e l’inarrestabile ascesa delle tecnologie pulite, l’apertura di nuovi giacimenti sia antieconomica. Evidenziamo come lo sgravio fiscale, concesso per sostenere l’esplorazione di petrolio e gas nel Regno Unito, stia distorcendo il mercato a favore dell’apertura di nuovi campi per l’estrazione, presentando un rischio significativo di stranded assets e un onere elevato per i contribuenti e gli investitori».

Lo studio  di Green Alliance stima che, solo tra il tra il 2016 e il 2020, le compagnie dei combustibili fossili abbiano ricevuto quasi 10 miliardi di sterline di sgravi fiscali per nuove esplorazioni nel Mare del Nord, mentre 3,7 miliardi di sterline sono stati concessi in sgravi fiscali per i costi di decommissioning delle piattaforme offshore. E il rapporto avverte che  in un bacino di idrocarburi maturo come quello del Mare del Nord, «Le entrate dovrebbero diminuire, poiché le risorse rimanenti diventano più difficili da estrarre».