I messaggi degli ambientalisti a Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica

Da Legambiente, Wwf e Italia nostra gli auguri (e gli auspici) per la nuova fase avviata dal Governo Draghi

[15 Febbraio 2021]

Tra le parti sociali convocate da Mario Draghi prima dell’insediamento del nuovo Governo c’era una sostanziosa fetta delle associazioni ambientaliste – Greenpeace, Legambiente e Wwf, ma anche le non convocate si sono fatte sentire –, che adesso ricambiano con una disamina attenta delle priorità su cui dovrà concentrarsi soprattutto il nuovo ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani (nella foto, ndr).

«Il nostro auspicio è che questo ministero con le nuove competenze sui temi energetici possa cambiare passo sulla decarbonizzazione dell’economia del Paese, seguendo la rotta green indicata dall’Europa», spiega Stefano Ciafani in qualità di presidente nazionale Legambiente, indicando poi la necessità di «migliorare il Pnrr mettendo al centro una volta per tutte la lotta alla crisi climatica» e le conseguenti riforme per tradurlo in realtà: si spazia da «più semplificazioni per l’economia circolare e gli impianti a fonti rinnovabili» a una «riforma fiscale in campo ambientale» fino alla necessità di promuovere «una maggiore partecipazione con una nuova legge sul dibattito pubblico che riguardi tutte le opere per la transizione verde, per coinvolgere i territori e ridurre le contestazioni locali».

Il Wwf, che già nel 2018 aveva indicato la necessità di trasformare il ministero dell’Ambiente in qualcosa di più – ambizione poi naufragata visto il disimpegno della politica, nonostante i richiami del Panda ai partiti che avevano firmato il suo “patto per l’ecologia” – incassa adesso con favore l’arrivo della Transizione ecologica: «Nell’esprimere soddisfazione nel vedere una figura tecnica di spessore quale il ministro Cingolani alla guida delle politiche ambientali del Paese in una congiuntura così delicata, il Wwf auspica che gli interventi per la difesa della biodiversità e per la cura del territorio rimangano un asse portante dell’attività del neonato ministero e diventino quindi i parametri guida della transizione».

Anche per il Wwf il primo banco di prova per il nuovo Governo e per il nuovo Ministro riguarda «la revisione sostanziale del Pnrr, che ancora non risponde adeguatamente alle sfide green lanciate dall’Europa». Secondo il Panda ad esempio bisogna «ancora capire come l’Italia voglia rispondere alla richiesta dell’Europa di dedicare almeno il 37% delle risorse messe in campo dal piano per azioni per il clima e la biodiversità, visto che ad oggi a questo scopo risulta che destinato solo il 31% del complesso dei 223.9 miliardi destinati al Piano».

Più circospetta la presa di posizione di Italia nostra, associazione ambientalista storicamente legata a posizioni strettamente conservazioniste più che di gestione dell’inevitabile cambiamento. Non a caso Italia nostra «auspica che “Transizione ecologica” significhi soprattutto una visione strategica per una politica ambientale ancorata a concreti benefici sociali, senza tralasciare una sana politica di manutenzione del territorio, la sua messa in sicurezza sismica e idrogeologica, una chiara politica di resilienza ai cambiamenti climatici improntata alla cura degli equilibri ecologici e al potenziamento dei parchi e delle reti ecologiche. Sulle energie rinnovabili – eolico, fotovoltaico a terra, geotermico e biomasse – Italia Nostra si è trovata spesso a fianco del ministro Franceschini e insieme ai territori a opporsi al proliferare selvaggio di impianti altamente impattanti sul paesaggio».

Si trascura qui un dettaglio: per raggiungere gli obiettivi climatici previsti al 2030 si stima che servirebbe arrivare ad avere sui territori almeno 120 GW di impianti in grado di generare elettricità da fonti rinnovabili, mentre proseguendo con il trend attuale delle installazioni ci porteremmo appena a 66 GW.

Più equidistante invece il messaggio in arrivo da Federparchi, che non è un’associazione ambientalista ma che di ambiente (e di conservazione) si occupa ogni giorno: «Auspichiamo – dichiara il presidente Giampiero Sammuri – che i temi della conservazione naturalistica e della tutela della biodiversità, nonché il ruolo delle aree protette come modelli di sviluppo sostenibile, possano  essere parte essenziale dell’azione di governo; così come delineato nella Strategia europea per la biodiversità per il 2030 che considera tali settori come  cardini  fondamentali del Green new deal e del Next generation Eu».