I ragazzi del Fridays for future tornano in piazza per il clima, contro consumismo e populismo
«Il nostro intento è far sì che i leader politici prendano misure immediate ed efficaci per contrastare la crisi climatica». Si contano manifestazioni in almeno 168 Comuni italiani
[29 Novembre 2019]
Le piazze e le strade delle principali città italiane sono tornate oggi a riempirsi per il quarto sciopero globale in difesa del clima, lanciato come sempre dai ragazzi del movimento Fridays for future: in tutto il mondo si contano iniziative in 158 Paesi, e i giovani italiani ancora una volta hanno portato in massa il loro contributo con manifestazioni in almeno 168 Comuni.
Una marea che si è innalzata pacifica in un giorno simbolo dello shopping compulsivo, ovvero il Black friday – non a caso è stato quello del Block friday uno degli slogan più citati alle manifestazioni – e alla vigilia del prossimo vertice Onu sui cambiamenti climatici (la Cop25) che si riunirà a Madrid dal 2 al 13 dicembre. Una marea che, col passare dei mesi, trova nuove risonanze nella società civile: i ragazzi dei Fridays for future hanno infatti chiamato il movimento delle Sardine – nato solo poche settimane fa a Bologna contro l’avanzata dei populismi e sovranismi, e in particolare della Lega guidata da Matteo Salvini – a unirsi alla protesta, per evidenti convergenze: Salvini sostiene posizioni scettiche se non di puro dileggio nei confronti dei cambiamenti climatici, e anche ieri gli eurodeputati leghisti (insieme a quelli di Fratelli d’Italia e Forza Italia) hanno votato contro la risoluzione con cui il Parlamento Ue ha dichiarato emergenza climatica. Un orizzonte intellettuale e politico lontanissimo da quello che professa il Fridays for future.
«Il nostro intento a livello globale – spiegano dal Fridays for future italiano – è far sì che i leader politici dei vari paesi prendano misure immediate ed efficaci per contrastare la crisi climatica, dopo il sostanziale fallimento degli accordi di Kyoto e di Parigi». Avanzando per il nostro Paese tre richieste precise: raggiungere le emissioni nette zero a livello globale nel 2050 e in Italia nel 2030, portando avanti una transizione energetica che abbia come faro il principio della giustizia climatica, dando voce alla soluzioni proposte dalla scienza.
«È ora di dare delle risposte concrete ai tanti giovani che da mesi stanno scioperando in tutto il mondo per il clima – commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – Per questo oggi chiediamo nuovamente al Governo italiano di definire strategie e politiche ambientali coraggiose a partire da una finanziaria green che preveda in primis lo stop alle fonti fossili e ai sussidi ambientalmente dannosi, l’accelerazione della transizione energetica puntando sulle rinnovabili, la rimodulazione della plastic tax prevedendo l’esenzione dei manufatti realizzati in plastica riciclata ed estendo la tassa a tutti i prodotti di plastica e non solo agli imballaggi; e di ascoltare l’appello lanciato nei giorni scorsi dal Parlamento europeo, che oltre a dichiarare l’emergenza climatica e ambientale, ha invitato la Commissione, gli stati membri e tutti gli attori globali, a intraprendere con urgenza le azioni concrete necessarie per contrastare e contenere questa minaccia prima che sia troppo tardi. L’ondata di maltempo che si è abbattuta in queste ultime settimane sull’Italia, causando ingenti danni ma anche mettendo in pericolo la vita delle persone, ci ricorda inoltre l’urgenza per l’Italia di adottare un piano nazionale di adattamento ai mutamenti climatici e di definire, entro l’anno, un piano energia e clima ambizioso che renda possibile l’uscita graduale dal carbone. Due sfide e due obiettivi fondamentali non più rimandabili – conclude Ciafani – soprattutto se il nostro Paese vuole lanciare un segnale forte e chiaro già nella prossima Cop 25 di Madrid che prenderà il via il 2 dicembre, facendo tesoro anche delle parole della neo presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen che ha ricordato come proteggere il clima debba diventare una priorità e una questione esistenziale per l’Europa e per tutto il mondo».