Lagarde: «Procrastinare rischia di aumentare il conto che finiremo per dover pagare»
Iea, Bce e Bei chiedono ai leader europei di accelerare la transizione verso l’energia pulita
Birol: «I politici devono intraprendere azioni coraggiose, e al più presto, affinché la regione rimanga una potenza industriale globale»
[29 Settembre 2023]
Si è tenuta oggi a Parigi la conferenza di alto livello sulla transizione energetica, realizzata congiuntamente da Agenzia internazionale dell’energia (Iea), Banca centrale europea (Bce) e Banca europea per gli investimenti (Bei).
La parola d’ordine è stata una soltanto: accelerare, seguendo la roadmap tracciata questa settimana proprio dalla Iea. Accelerare gli investimenti nella transizione energetica è infatti l’unica strada che aiuterà l’Europa a limitare la dipendenza dai combustibili fossili e dai relativi mercati, spesso volatili.
«La rapida risposta dell’Europa alla crisi energetica globale ha permesso di allontanarsi dal suo principale fornitore di energia, la Russia, in modo più agevole di quanto molti avrebbero potuto immaginare – afferma il direttore esecutivo della Iea, Fatih Birol – Ma ora la regione deve imparare a crescere e prosperare in questa nuova realtà. Lo scorso inverno ho sottolineato che l’Europa aveva bisogno di un nuovo piano industriale per tenere il passo con le altre economie avanzate. Nonostante l’ampio mercato interno, la forza lavoro qualificata e la ricerca e sviluppo leader a livello mondiale, dobbiamo ancora vedere come l’Europa metterà in pratica le sue ambizioni. I politici devono intraprendere azioni coraggiose, e al più presto, affinché la regione rimanga una potenza industriale globale».
La tranzione ecologica verso le emissioni nette zero non è dunque “solo” una priorità ambientale, ma anche la necessaria premessa per manterere elevato il livello socioeconomico europeo nel XXI secolo.
«Per troppo tempo abbiamo vissuto nell’illusione che i combustibili fossili fossero una fonte di energia affidabile ed economica – argomenta il presidente delle Bei, Werner Hoyer – Solo quando gli eserciti di Putin hanno invaso l’Ucraina ci siamo resi conto che non sono né economici né affidabili. Avremmo dovuto saperlo meglio e avremmo dovuto muoverci più velocemente, ma non si tratta solo della Russia. Fino a quando non completeremo la transizione energetica, l’Europa rimarrà ostaggio dei capricci delle potenze straniere, che controllano la fornitura di combustibili fossili: ogni volta che decidono di ridurre la produzione, i prezzi in tutta l’economia aumentano».
La soluzione passa dal rimuovere i vincoli che frenano la diffusione, sul territorio europeo, degli impianti necessari a catturare le fonti di energia rinnovabile che la natura mette gratuitamente a disposizione: «Troppi progetti essenziali per la transizione sono oggi bloccati nella burocrazia. Il nostro quadro normativo è spesso troppo complesso. Semplicemente non abbiamo tempo per questo», sottolinea Hoyer.
Un’osservazione valida soprattuto per l’Italia, dove l’avanzata delle rinnovabili è particolarmente lenta; il Governo Meloni rischia peraltro di aggravare ulteriormente questa tendenza, come mostra la bozza di decreto sulle Aree idonee che – nella sua formulazione attuale – bloccherebbe di fatto gli investimenti.
«Anche se si è tentati di pensare di poter attenuare i costi della transizione posticipando gli obiettivi climatici, l’evidenza suggerisce che non sarà così. Procrastinare rischia di aumentare il conto che finiremo per dover pagare», spiega la presidente della Bce, Christine Lagarde, citando gli esiti dell’ultimo stress test climatico condotto proprio dalla Banca centrale europea.
A suggerire la necessità di accelerare c’è sia l’evidenza scientifica, dato che il «consenso scientifico sul cambiamento climatico si sta confermando», come ricorda Lagarde, e anche l’evidenza empirica, visto che «negli ultimi cinquant’anni, il numero di disastri legati al clima è aumentato di cinque volte».
Di fronte alla realtà dei fatti i negazionisti duri e puri della crisi climatica, quelli per cui il riscaldamento globale non esiste, sono ormai ridotti a una stravagante minoranza. Ben più pericolosi sono i cosiddetti “rallentatori”, ovvero quanti suggeriscono surrettiziamente che sia inutile, troppo rischioso o costoso portare avanti con vigore la transizione ecologica. Per questo occorre mantenere un indirizzo politico forte.
«Per la prima volta, l’ultima indagine della Bce sull’accesso ai finanziamenti delle imprese includeva – conclude Lagarde nel merito – una domanda su cosa incoraggia o ostacola gli investimenti verdi. Le risposte, pubblicate questa settimana, sono chiare: secondo le aziende, standard climatici più severi forniscono un incentivo più forte a investire rispetto all’impatto fisico del cambiamento climatico».