Il 2019 è stato l’anno più caldo mai registrato in Europa, e il secondo per il mondo
Copernicus: «Gli ultimi cinque anni hanno registrato temperature da record e l'ultimo decennio è stato il più caldo mai registrato: questi sono indiscutibilmente segnali allarmanti». Ma le concentrazioni di CO2 in atmosfera continuano ad aumentare
[8 Gennaio 2020]
Non solo la crisi climatica in corso riguarda da vicino il Vecchio continente, ma – se osservata attraverso l’andamento delle temperature – nell’ultimo anno ha trovato il suo epicentro proprio in Europa: secondo i dati raccolti da Copernicus (il programma scientifico di punta dell’Ue per l’osservazione della Terra) infatti «il 2019 è stato il quinto di una serie di anni eccezionalmente caldi e il secondo anno più caldo mai registrato a livello globale. Contemporaneamente, per l’Europa è stato l’anno più caldo mai registrato».
Più nel dettaglio, da Copernicus documentano che la temperatura media degli ultimi 5 anni è stata maggiore di 1,1 e 1,2 gradi centigradi rispetto al livello preindustriale definito dall’Ipcc, con il 2019 che ha registrato temperature superiori alla media del periodo 1981-2010 di 0,6 gradi centigradi. Il riscaldamento più importante rispetto alla media del 1981-2010 si è verificato in Alaska e in altre vaste parti dell’Artico, ma è la maggior parte delle aree terrestri ad essere stata più calda della media, in particolare in Europa orientale e meridionale, Africa meridionale e Australia; al contrario, il Canada centrale e sudorientale ha registrato temperature medie annue inferiori alla media.
Per quanto riguarda in particolare l’Europa tutte le stagioni sono state più calde della media, in particolare l’estate e l’autunno sono al quarto posto tra i mesi più caldi mai registrati: nessuna delle stagioni è stata da record in termini di temperatura media, ma l’Europa ha comunque vissuto il suo anno solare più caldo mai registrato, di poco superiore al 2014, 2015 e 2018.
Come noto le deviazioni di temperatura mensili variano e alcune regioni possono mostrare condizioni medie inferiori per un certo periodo di tempo, ma il trend del surriscaldamento è ormai evidente: «Gli ultimi cinque anni hanno registrato temperature da record e l’ultimo decennio è stato il più caldo mai registrato – commenta direttore di Ecmwf Copernicus, Jean-Noàl Thépaut – Questi sono indiscutibilmente segnali allarmanti».
È dunque particolarmente preoccupante a concentrazioni di CO2 in atmosfera che hanno continuato ad aumentare negli ultimi anni: il tasso di crescita CO2 medio stimato per il 2019 «è di 2,3 a 0,8 ppm/anno. Questo – informano da Copernicus – è più elevato del tasso di crescita nel 2018, che era di 2,1 x 0,5 ppm/anno, ma inferiore al 2,9 x 0,3 ppm/anno registrato nel 2015».
A livello globale, l’Europa è responsabile per circa il 10% delle emissioni di CO2 (ma allargando la prospettiva alle emissioni cumulate dal 1850 siamo noi europei i maggiori artefici del cambiamento climatico), e nel suo complesso rappresenta la maggiore economia globale in termini di Pil anche se vanta ormai emissioni pro-capite inferiori a quelle cinesi e dimezzate rispetto a quelle american: perché dunque affannarsi a migliorare ancora? La risposta migliore ai climascettici nostrani arriva proprio dai dati Copernicus: l’Europa è al primo posto al fronte della crisi climatica, e l’unica opzione che ha per combatterla è quella di guidare la transizione ecologica nel mondo.