Il costo economico della perdita della natura è molto più elevato di quanto si credeva

Una nuova formula per calcolare i servizi ecosistemici

[11 Marzo 2024]

In tutto il mondo, le specie animali e vegetali e i loro habitat si estinguono un ritmo vertiginoso e con loro perdiamo i “servizi ecosistemici che forniscono e che includono il filtraggio dell’aria e dell’acqua, l’impollinazione delle colture, il turismo e il sostentamento degli altri esseri viventi. I governi sono attualmente alla ricerca di nuovi approcci per valutare adeguatamente i benefici e il valore degli ecosistemi e lo studio “Accounting for the increasing benefits from scarce ecosystems”, pubblicato su Science, è stato  commissionato dal governo del Regno Unito a un team internazionale di ricercatori guidato dall’economista Moritz Drupp, del Centrum für Erdsystemforschung und Nachhaltigkeit dell’Universität Hamburg (CEN), per sviluppare un nuovo metodo per calcolare i benefici derivanti dalla conservazione della biodiversità e della natura per le generazioni future e per rendere più visibili le conseguenze della distruzione della natura nei processi decisionali politici.

Per far comprendere meglio i servizi ecosistemici nelle analisi costi-benefici, gli Stati convertono alcuni dei servizi della natura in valori monetari. In occasione della decinma Conferenza delle parti della Conventiuon on biological diversity tenutasi in Giappone nel 2010, la comunità internazionale ha deciso che i valori della biodiversità devono essere integrati nei processi di pianificazione. Drupp fa però notare che «I metodi esistenti per calcolare i valori dei servizi ecosistemici non sono sufficienti. I metodi di calcolo precedenti tengono conto solo dell’attuale equivalente finanziario dei servizi ecosistemici. In realtà, l’apprezzamento per la natura aumenta nel tempo. Il nostro studio fornisce ai governi una formula con la quale i valori futuri dei servizi ecosistemici scarsi possono essere stimati e presi in considerazione nelle decisioni».

I fattori che determinano in larga misura questo aggiustamento di valoresono due: «Da un lato aumenterà il reddito e con esso il benessere della popolazione mondiale: circa il 2% annuo. Con l’aumento della ricchezza, le persone sono disposte a investire più denaro nella preservazione della natura – dice Drupp – D’altro canto, i servizi forniti dagli ecosistemi tanto più diventano rari quanto più diventano preziosi. Il fatto che i beni scarsi diventino più costosi è un principio fondamentale in economia e vale anche qui. Considerati gli sviluppi attuali, purtroppo dobbiamo aspettarci che la perdita di biodiversità continuerà a progredire».

Dallo studio emerge quindi che «Se si tiene conto di questi fattori, il valore dei servizi ecosistemici deve essere fissato molto più in alto nelle attuali analisi costi-benefici», Secondo la nuova formula, l’aumento è di oltre il 130% solo in base all’aumento dei redditi nei prossimi 100 anni. L’aggiustamento del valore per gli ecosistemi in contrazione è ancora più elevato: se si tenesse conto anche dell’impatto sulle specie a rischio di estinzione dell’indice della Lista Rossa Iucn, l’adeguamento del valore ammonterebbe a oltre il 180%. Tenere conto di questi effetti aumenterà la probabilità che i progetti che preservano i servizi ecosistemici superino un test costi-benefici.

Il nuovo metodo è stato sviluppato da Drupp insieme a un team scienziati del Cluster of Excellence for Climate Research (CLICCS) che esamina i fondamenti del cambiamento climatico sia su base scientifica che per quanto riguarda lo sviluppo sociale ed esamina quali “futuri climatici” sono non solo possibili ma anche plausibili. CLICCS ricava ripetutamente raccomandazioni d’azione per i politici dalla sua ricerca di base. Del CLICCS fanno parte scienziati provenienti da Germania, Gran Bretagna, Francia, Danimarca, Paesi Bassi, Norvegia, Svezia e Stati Uniti che, tra gli altri, fornisce consulenze al ministero delle finanze britannico, alla Casa Bianca, e all’Agenzia federale per l’ambiente della Germania.

Un altro autore dello studio, Ben Groom dell’università di Exeter, ricorda che «I valori monetari per l’ambiente attualmente utilizzati dai politici nella valutazione degli investimenti pubblici e dei cambiamenti normativi fanno sì che la natura diventi relativamente meno preziosa nel tempo rispetto ad altri beni e servizi. Il nostro lavoro dimostra che questo è sbagliato. Proponiamo un aumento dei valori degli ecosistemi nel tempo. Questa proposta potrebbe facilmente essere inserita nell’analisi del Tesoro che sosterrà le future dichiarazioni di bilancio».

Il co-autore Frank Venmans delGrantham Research Institute on Climate Change and the Environment della London School of Economics and Political Science ha aggiunto: «Prendiamo le barriere coralline come esempio specifico. Si prevede che con il cambiamento climatico queste diminuiranno in superficie e biodiversità, il che significa che le barriere coralline rimanenti saranno molto più preziose di oggi, e lo saranno ancora di più con l’aumento dei redditi delle famiglie. Questo è importante quando valutiamo la conservazione della barriera corallina con effetti a lungo termine”.

Mark Freeman dell’università di York conclude con un altro esempio concreto: «il governo [britannico] è sottoposto da più parti a richieste di notevoli pressioni per ulteriori investimenti pubblici. E’ fondamentale garantire che la protezione degli ecosistemi sia valutata in modo coerente con altri progetti pubblici, tra cui l’High Speed 2 e altre spese per le infrastrutture. Questo è l’obiettivo del nostro lavoro».