Il Green New Deal funziona se non lascia nessuno indietro

La proposta di Alexandria Ocasio-Cortez e i perdenti e vincenti nel mondo del lavoro

[28 Gennaio 2019]

Il Green New Deal che alcuni democratici, socialisti e ambientalisti, capeggiati da Alexandria Ocasio-Cortez stanno sostenendo in alternativa al negazionismo climatico e allo strapotere delle lobby fossili dell’amministrazione di Donald Trump, anche se si ispira al New Deal di Franklin Delano Roosevelt che portò gli Usa fuori dalla Grande Depressione, è molto diverso da qualsiasi cosa sia stata fatta finora negli Stati Uniti d’America e Francie Diep, un’esperta di salute e politica scientifica, si è chiesta sul Pacific Standard se questa idea che i repubblicani liquidano come “comunista” funzionerebbe.
Intanto il Green New Deal ha conquistato le prime pagine dei giornali Usa e i social media grazie alla popolarità della Ocasio-Cortez che ha imposto all’attenzione dell’opinione pubblica un vasto programma di interventi governativi che è sia un programma di aiuti a chi è rimasto indietro durante la crisi finanziaria globale che una missione di salvataggio per il clima del nostro pianeta. Il Green New Deal propone massicci investimenti per creare milioni di posti di lavoro verdi e per alleviare la povertà, rendendo l’economia americana 100% fossil fuel free; finanziando la creazione di posti di lavoro e l’assistenza sanitaria verrebbero mitigate le storiche disuguaglianze statunitensi, investendo nelle energie rinnovabili e nell’efficienza energetica, gli Usa torneranno leader dell’azione climatica e ne avranno grandi benefici.
Il Green New Deal funzionerà? Quanti posti creerà e quanti ne distruggerà? L’America non può permettersi qualcosa del genere come dicono i repubblicani? Gli scienziati dicono che è difficile prevedere esattamente cosa succederà con il Green New Deal , anche perche finora la proposta non entra nei dettagli. Ma la Ocasio-Cortez ha detto a Politico che sta elaborando una risoluzione più dettagliata e alcune delle componenti note del Green New Deal sono state studiate per decenni e quindi si conoscono molte delle loro possibili ricadute.
Tutti gli economisti con cui ha parlato la Diep sono d’accordo: il Green New Deal creerebbe molti posti di lavoro, ma la maggior parte non riesce a quantificarli anche se «in generale gli studi dimostrano che gli investimenti governativi nella tecnologia verde aumentano le possibilità di occupazione».
Questo non vuol dire che nessuno perderà il lavoro: il Green New Deal colpirebbe pesantemente l’occupazione legata all’estrazione, raffinazione e combustione di carbone, petrolio e gas, ma gli investimenti verdi creano più posti di lavoro di quelli che eliminano perché per realizzare un’economia low-carbon dovranno essere costruite molte infrastrutture, mentre il numero di posti di lavoro dipendenti dai combustibili fossili è relativamente piccolo. Ma questi posti di lavoro sono fondamentali per il benessere economico di chi li svolge e delle loro famiglie. Il Green New Deal verde propone di aiutare le persone e le comunità in cui la decarbonizzazione porterà alla perdita di posti di lavoro e gli economisti dicono che è possibile, anche se impegnativo, formare lavoratori il cui lavoro è diventato irrilevante perché svolgano nuovi impieghi.
Ci sono anche alcuni fattori che potrebbero rendere minore l’impatto economico e sociale del Green New Deal, come spiega Sylwia Bialek, un’economista dell’Institute for Policy Integrity della New York University,
«Per esempio, se l’energia rinnovabile fosse più costosa dell’elettricità prodotta con fonti fossili, le imprese potrebbero essere più inclini a usarne meno e quindi creare meno posti di lavoro».
Secondo il rapporto “Green Growth: A U.S. Program for Controlling Climate Change and Expanding Job Opportunities”, pubblicato nel 2014 dal Politica economy reserach institute dell’Università del Massachusetts – Amherst per conto dell Center for American Progress, per ridurre del 40% in 20 anni le emissioni di CO2 Usa il governo americano e le compagnie private dovrebbero investire 200 miliardi di dollari l’anno, il governo dovrebbe incassare circa 200 miliardi di dollari l’anno in carbon tax, verrebbero persi circa 1,5 milioni di posti di lavoro nelle industrie fossili e in compenso verrebbero creati 4,2 milioni di nuovi posti di lavoro.
Una delle autrici dello studio, Heidi Garrett-Peltier, ha spiegato al Pacific Standard che si tratta di cifre approssimativ, ma aggiunge: «Se una riduzione delle emissioni del 40% costasse 200 miliardi di dollari all’anno e creasse 2,7 milioni di posti di lavoro, un taglio delle emissioni del 100% potrebbe costare 800 miliardi di dollari all’anno e creare 6,8 milioni posti di lavoro. Non sarà necessariamente lineare come questo, ma potrebbe darci almeno l’idea del campo di gioco».
Secondo altri economisti le previsioni del rapporto sono probabilmente troppo rosee, ma concordano sul fatto che, nel complesso, l’idea che il Green New Deal crei nuovi posti di lavoro sia corretta.
Dave Swenson, un’economista all’Università dell’Iowa, evidenzia che «Almeno a breve termine, il Green New Deal creerà vincitori e vinti. Si potrebbe indovinare chi sono guardando quell’are del Paese dove sono abbondanti carbone, petrolio, gas, vento e sole . Quindi, potremmo aspettarci che ne beneficino il soleggiato sud e sud-ovest, le grandi pianure battute dal vento, e gli Stati che possono usufruire delle turbine eoliche offshore ne beneficiano. I principali Stati produttori di combustibili fossili, come Wyoming, West Virginia, Texas e Pennsylvania, potrebbero trovarsi ad affrontare una transizione difficile».
Ma il Green New Deal democratico/socialista promette di aiutare coloro i cui mezzi di sostentamento saranno resi obsoleti dalla nuova economia: «diversificherà le economie locali e regionali, con particolare attenzione alle comunità in cui l’industria dei combustibili fossili detiene un controllo significativo sul mercato del lavoro». Inoltre, si impegna i ad aiutare tutte le comunità in difficoltà, indipendentemente dal fatto che la causa dei loro problemi sia stata o meno la decarbonizzazione.
Nell’ultimo decennio, in tutti gli Usa centinaia di programmi federali e statali hanno aiutato i lavoratori a basso reddito a entrare in settori pronti in crescita, come l’assistenza sanitaria, le tecnologie dell’informazione e le energie rinnovabili. Alcuni programmi si sono rivelati un grande successo, altri un fiasco. I ricercatori che hanno studiato tre programmi di successo – a Madison, nel Wisconsin; Boston; e New York City – dicono che questo è stato grazie al fatto che si è trattato di progetti in grado di aumentare sia l’occupazione che i salari dei partecipanti. Le chiavi del successo comprendevano buone relazioni con i datori di lavoro locali, in modo che potessero capire quali competenze le aziende stessero cercando e sottoporre i partecipanti al programma uno screening per assicurarsi che fossero le figure professionali giuste per le aziende locali. E’ così che si è riusciti a programmare sul territorio lavori per alcuni lavoratori tradizionalmente difficili da collocare, compresi ex carcerati.
Un altro studio su programmi di successo o falliti, ha rilevato che un programma nel quale i partecipanti guadagnavano non più dei non partecipanti non ha avuto successo perché ha faticato ad adattarsi al mercato del lavoro.
Mentre bisogna fare di più per i programmi di formazione professionale per i lavoratori svantaggiati, negli Usa i programmi di riqualificazione professionale hanno una pessima. Lo studio “The Evaluation of the Trade Adjustment Assistance Program: A Synthesis of Major Findings” commissionato nel 2012 dal Dipartimento del lavoro Usa alla Mathematica Policy Research ha rivelato che i lavoratori del settore finanziario non sono stati aiutati dalla riqualificazione professionale a trovare un posto di lavoro migliore dei loro colleghi che non avevano partecipato ai corsi.
Negli studi, è molto più difficile vedere effetti positivi grazie alla riqualificazione dei lavoratori piuttosto che da per programmi che inseriscono nel mondo del lavoro persone che hanno sempre avuto difficoltà a entrarci, Carolyn Heinrich, che insegna politica pubblica alla Vanderbilt University, conclude: «Spesso, con la riqualificazione dei lavoratori, quello che non siamo in grado di fare è farli tornare a dove erano prima. Le persone potrebbero dover ricominciare da capo in un nuovo settore, ad un livello inferiore a quello a cui sono abituate. Oppure, se la scomparsa di un’industria colpisce la loro intera regione, potrebbero doversi spostare (ma poi, come vendere una casa in una regione in cui non c’è più lavoro?). Quindi sembra un impatto negativo, rispetto alle persone che vanno e iniziano a lavorare?»
Come dimostra la caotica rivolta dei gilet gialli in Francia – cominciata contro una piccola tassa sui carburanti – per battere Trump e la propaganda antiambientalista della neodestra europea e americana è a questi problemi sociali che ogni Green New Deal dovrà dare risposta, e Alexandria Ocasio-Cortez e i suoi compagni lo sanno bene.