Il ministro Cingolani sembra sempre più distante dalla transizione ecologica
Attacchi scomposti agli «ambientalisti radical chic» e agli «ideologi» contro il gas, nuove aperture al nucleare. L’intervento alla scuola di Matteo Renzi allontana il dicastero dalla sostenibilità
[2 Settembre 2021]
Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha tenuto ieri una lunga lezione alla scuola di formazione politica “Meritare l’Europa”, con Matteo Renzi nel ruolo dell’anfitrione a Ponte di Legno, storico palcoscenico leghista.
Poteva essere un’ottima occasione per spiegare cosa stia facendo il Governo Draghi per contrastare la crisi climatica – che negli ultimi 50 anni ha causato solo in Europa 1.672 disastri, 159.438 morti e 476,5 miliardi di dollari di danni economici –, ma a passare è stato un mix tra posizioni di retroguardia e attacchi sguaiati a non meglio specificati «ambientalisti radical chic».
«Il mondo è pieno di ambientalisti radical chic ed è pieno di ambientalisti oltranzisti, ideologici. Loro sono peggio della catastrofe climatica verso la quale andiamo sparati, se non facciamo qualcosa di sensato. Sono parte del problema», dichiara Cingolani.
Di quali “ambientalisti” parla? Se si tratta di comitati, associazioni e politici che sostengono un ambientalismo di tipo reazionario, ad esempio alimentando ovunque le sindromi Nimby & Nimto che impediscono la diffusione delle energie rinnovabili sul territorio, la critica non potrebbe essere più sensata.
Cingolani però non lo chiarisce, e il resto dell’intervento alla scuola di Matteo Renzi non aiuta, tra l’ennesima apertura al nucleare ma anche al gas naturale, oltre ad alcuni errori marchiani.
Sul nucleare il ministro afferma che «si stanno affacciando tecnologie di quarta generazione, senza uranio arricchito e acqua pesante. Ci sono Paesi che stanno investendo su questa tecnologia, non è matura, ma è prossima a essere matura. Se a un certo momento si verifica che i chili di rifiuto radioattivo sono pochissimi, la sicurezza elevata e il costo basso è da folli non considerare questa tecnologia».
In realtà le prospettive più interessanti legate al nucleare riguardano quello da fusione, cui anche la ricerca italiana sta contribuendo in modo decisivo, ma si tratta di una tecnologia che – secondo la Commissione Ue – nella migliore delle ipotesi sarà pronta dal 2050, ovvero quando la transizione ecologica europea (e italiana) dovrà essere già compiuta.
Ancora: «Quando ci serve l’energia ci serve, e se in quel momento è buio e non c’è vento rischiamo di rimanere a piedi. Serve un mezzo continuo e questo è il gas, che è comunque un fossile ma fa molta meno CO2 rispetto al carbone. Gli ideologi non lo vogliono, però va fatto punto e basta». Il gas naturale da sempre rappresenta l’energia fossile di transizione, e ancora oggi soddisfa il 40% del fabbisogno energetico nazionale, ma il problema è che il tempo per la “transizione” sta drasticamente finendo visti gli obiettivi climatici indicati dall’Ue al 2030 e al 2050.
Per contrastare efficacemente la crisi climatica ci si aspetterebbe dal ministero della Transizione ecologica almeno una dose di radicalità, puntando anziché sul gas naturale su accumulatori ed energie rinnovabili programmabili e in grado di produrre in modo continuo come biometano o geotermia, ma di tutto questo non sembra esserci traccia in Cingolani. Che anzi continua a infilare un errore marchiano dietro l’altro per un ministro nella sua posizione.
Alla confusione sugli obiettivi contenuti nelle direttive Ue sull’economia circolare, Cingolani ha aggiunto (di nuovo) quella sulle emissioni di CO2 a livello globale, sostenendo che le emissioni procapite europee sono ancora molto più alte di quelle di Paesi come la Cina. Non è vero. Nel 2019 Ue e Uk hanno emesso complessivamente 3,3 Gt di CO2, pari a 6,5 t CO2 per persona, mentre in Cina questi dati erano rispettivamente 11,5 Gt CO2 e 8,1 t CO2, come dettaglia il Jrc europeo. Il che non significa negare il contributo storico dell’Ue alla crisi climatica in corso, più elevato di quello cinese e dietro solo a quello Usa, ma mostra come sia possibile raggiungere un tenore di vita più alto con emissioni climalteranti più basse, col giusto aiuto e trasferimenti tecnologici ad hoc.
Resta al mondo occidentale l’onere e l’onore di indicare la via d’uscita dalla crisi climatica, ma cosa stanno facendo il Governo Draghi e il ministro Cingolani per raggiungere l’obiettivo? Il Pnrr è stato sonoramente bocciato da tutte le associazioni ambientaliste, mentre il decreto Semplificazioni è l’ennesimo buco dell’acqua anche per gli industriali delle rinnovabili. E una pessima comunicazione da parte di Cingolani, infarcita di cerchiobottismo come quella di ieri, non sta facendo che inasprire gli animi nel mondo ambientalista dopo l’iniziale quanto apparente luna di miele col Governo.