Il Pnrr alla sfida dell’acqua: in Italia disperdiamo 3,4 miliardi di metri cubi l’anno

Cingolani: «La transizione ecologica deve migliorare e proteggere le nostre risorse idriche»

[22 Marzo 2021]

A causa di una rete idrica colabrodo disperdiamo il 42% dell’acqua prima che arrivi al rubinetto, e una volta usata, troppo spesso quest’acqua non viene poi depurata: ancora oggi infatti il 30% della popolazione italiana non è connessa agli impianti di depurazione delle acque reflue urbane. È tra questi due estremi, messi in evidenza oggi dall’Istat per la Giornata mondiale dell’acqua, che si misura la necessità d’investire nella tutela del nostro oro blu. E l’occasione che si profila adesso con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) rappresenta un’occasione da non perdere.

«L’acqua è un bene che va preservato a tutti i livelli, a cominciare dalla rete idrica che nel nostro Paese disperde il 42% dell’acqua erogata. La transizione ecologica deve migliorare e proteggere le nostre risorse idriche: con il Pnrr stiamo lavorando su questa tematica, per mettere in sicurezza l’infrastruttura, i bacini idrici e gli alvei naturali», promette il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani. Ma l’urgenza, prima ancora che nelle risorse economiche necessarie per gli investimenti, sta nelle riforme necessarie per concretizzare la spesa – soprattutto nel Mezzogiorno – come messo in evidenza ancora oggi dalle imprese di settore rappresentate da Utilitalia.

Di certo la performance di partenza è poco confortante, su più fronti. Come documenta l’Istat, la percentuale di perdite idriche totali della rete nazionale di distribuzione dell’acqua potabile è del 42%: ogni 100 litri immessi nel sistema, ben 42 non sono consegnati agli utenti finali. Per le cattive condizioni dell’infrastruttura idrica si disperdono 3,4 miliardi di metri cubi: 156 litri al giorno per abitante. Stimando un consumo giornaliero pro capite di 215 litri (valore nazionale), le perdite potrebbero garantire le esigenze idriche di circa 44 milioni di persone in un anno.

Paradossalmente, in questo contesto la spesa media mensile delle famiglie per la fornitura di acqua nell’abitazione è in media 14,62 euro l’anno, mentre per l’acquisto di acqua minerale la spesa mensile sostenuta dalle famiglie è di 12,57 euro nel 2019, solo due euro in meno della spesa per la fornitura di acqua. La spesa è in costante crescita nel quinquennio 2015-2019, con effetti distopici: l’acqua minerale costa 6mila volte in più di quella del rubinetto, ma ci curiamo assai meno della seconda.

Anche la stima della sola popolazione connessa agli impianti di depurazione delle acque reflue urbane corrisponde appena a circa il 70% della popolazione residente (42,3 milioni di abitanti). Significa che circa 18 milioni di abitanti non sono, pertanto, allacciate al servizio pubblico di depurazione e risiede in comuni completamente privi del servizio (339) o in comuni solo parzialmente depurati.