Nel mentre la regione resta con una qualità dell’aria tra le peggiori d’Europa
Il presidente della Lombardia Attilio Fontana contro «l’ideologia» su clima e inquinamento
«Non lasciamoci sommergere soltanto da ragioni ideologiche perché potrebbero causare gravi danni»
[15 Settembre 2023]
Mentre l’Europarlamento approva la posizione negoziale sulla nuova direttiva europea per la qualità dell’aria, il leghista Attilio Fontana – in qualità di presidente della Regione Lombardia – chiede di ritardare l’adozione delle misure necessarie a contrasto dell’inquinamento atmosferico e della crisi climatica.
Adottando lo stesso approccio della premier Giorgia Meloni, che parla di «fanatismo ultraecologista» in merito alle leggi europee a tutela della natura, Fontana afferma che «i discorsi sul cambiamento del clima non vanno ideologizzati. Nel momento, infatti, in cui noi li riteniamo un mantra non risolveremo mai il problema. Il cambiamento climatico è sotto gli occhi di tutti, esistono ragioni specifiche che lo causano e che dovremo cercare di contrastare. Non lasciamoci quindi sommergere soltanto da ragioni ideologiche perché potrebbero causare gravi danni».
Ma queste «ragioni specifiche» non vengono nominate – a partire dall’uso dei combustibili fossili, fino agli allevamenti intensivi –, né affrontate con la giusta solerzia. Non è del resto una novità: il Consiglio regionale della Lombardia nel 2019 ha bocciato le “misure regionali di mitigazione e contrasto ai cambiamenti climatici”, mentre all’Europarlamento i leghisti (compreso il leader Matteo Salvini) votarono contro la ratifica dell’Accordo di Parigi sul clima.
Non va meglio sul fronte dell’inquinamento atmosferico: «Se gli altri immettono 100 – afferma Fontana – la Lombardia, tenuto conto delle condizioni orografiche, per poter essere in regola, dovrebbe immettere 20. La situazione è tale che oggi, pur immettendo molto meno rispetto a tanti altri Paesi, proprio grazie alle politiche per la qualità dell’aria fin qui messe in campo, è in infrazione. È chiaro che non dobbiamo adeguarci a dati che già rispettiamo, ma fare ancora di più. Per farlo, però, abbiamo bisogno di più tempo».
Nel frattempo però ogni anno in Italia – con l’area padana in maggiore sofferenza – muoiono 52.300 persone a causa dell’inquinamento da PM2.5, 11.200 per l’NO2 e 6.067 per l’O3, nonostante la riduzione comunque marcata delle emissioni inquinanti intercorsa nell’ultimo trentennio.
Come osservano da Legambiente Lombardia, il voto dell’Europarlamento lascia comunque una scappatoia per le regioni con vincoli orografici, come quelle della Pianura padana. In contesti di questo tipo gli Stati membri potranno ottenere una deroga di cinque anni una tantum, ma dovranno comunque dotarsi di un piano serrato di azioni per ridurre le concentrazioni atmosferiche dei diversi inquinanti.
Ovvero ciò che non sta facendo la Lombardia. Esauriti gli effetti delle politiche dei decenni scorsi, da oltre un lustro in Lombardia non si registrano miglioramenti per l’inquinamento da polveri sottili nelle città, il più problematico da un punto di vista sanitario.