Il recupero energetico dei rifiuti urbani? Si fa con il riciclo
Per i residui dei trattamenti per il riciclo dei rifiuti differenziati e per quelli generati dal trattamento dei rifiuti indifferenziati restano inceneritori e discariche, al minimo indispensabile
[9 Giugno 2021]
Nella gestione dei rifiuti urbani nell’Unione europea esiste, non a caso, una gerarchia che privilegia il riciclo, con il recupero di materiali, rispetto alla termovalorizzazione.
Per la frazione principale di tali rifiuti (35-40%) costituita dall’organico, detta anche umido, il ricorso alla combustione non ha finalità di produzione di energia, data l’elevata presenza di acqua: o si mischiano con altri rifiuti per usare il loro potere calorifico, o si seccano prima della combustione, consumando energia. In ogni caso non c’è alcuna convenienza energetica a bruciare il rifiuto umido-organico che può essere invece utilmente riciclato ricavando biogas e biometano e materia organica, sotto forma di compost da restituire ai terreni.
Ma anche per le altre due componenti principali – queste sì dotate di potere calorico – la carta e la plastica, la maggiore convenienza energetica viene dal riciclo.
Per produrre una tonnellata di carta da cellulosa vergine si consumano 7.600 kilowattora di energia, per produrre una tonnellata di carta riciclata se ne consumano 2.700 di kilowattora: ogni tonnellata di carta riciclata risparmiamo quindi circa 4.900 kilowattora. Per produrre una tonnellata di plastica servono ben 14.000 kilowattora di energia, per riciclare una tonnellata di plastica ne bastano mediamente 950 di kilowattora: ogni tonnellata di plastica riciclata ci fa quindi risparmiare ben 13.050 kilowattora.
Quando si bruciano carta e plastica sarebbe improprio parlare di termovalorizzazione: l’energia elettrica utile ricavata è di circa soli 6-700 kilowattora per tonnellata di rifiuto bruciato. L’energia termica utilizzabile sarebbe maggiore, ma richiede reti di teleriscaldamento o altre modalità di recupero raramente disponibili: quella termica effettivamente riutilizzata è comunque molto minore di quella risparmiata col riciclo. Quando si bruciano carta o plastica, invece di valorizzazione energetica, sarebbe più corretto parlare di spreco, rispetto al loro riciclo.
Anche per le altre frazioni dei rifiuti urbani, costituite da vetro e metalli, la via del riciclo è, di gran lunga, energeticamente molto più conveniente.
La raccolta differenziata dei rifiuti urbani si fa ormai nella gran parte delle città italiane a livelli molto elevati. Dove è ancora bassa, può e deve essere aumentata; non ci sono scuse valide per non organizzare un livello elevato di raccolta differenziata ovunque. Tutti i rifiuti raccolti in modo differenziato sono avviati al riciclo in un sistema industriale cresciuto nei decenni scorsi, che li utilizza come risorse, genera prodotti e buona occupazione. In alcune Regioni,specie al Sud, mancano alcuni impianti di riciclo, in particolare per la frazione organica.
Gli impianti di riciclo generano importanti benefici ambientali, economici e occupazionali; vanno fatti,vincendo eventuali resistenze. Anche la quota di rifiuti che resta indifferenziata può essere trattata per ricavare materiali da avviare, per la gran parte, al riciclo.
E i residui dei trattamenti per il riciclo dei rifiuti differenziati e per quelli generati dal trattamento dei rifiuti indifferenziati? Per questi restano inceneritori e discariche, al minimo indispensabile, cercando di aumentare le quote da riciclare (per esempio migliorando le tecniche di riciclo e sviluppando la ricerca per il riciclo delle plastiche miste e anche per ridurne l’impiego). Evitando di sovradimensionare gli impianti di smaltimento, perché quando hanno un eccesso di capacità fanno concorrenza al riciclo e ne comprimono la crescita. Quei pochi impianti di smaltimento che servono ancora, si fanno bene e dove servono.
di Edo Ronchi, presidente Fondazione per lo sviluppo sostenibile