Il nuovo report di Oxfam e ActionAid
In due anni 2.000 miliardi di extra-profitti: la corsa dell’inflazione parte da qui
«Quando è troppo è troppo. I governi non devono consentire alle grandi corporation e ai super ricchi di trarre profitto dalla sofferenza delle persone»
[7 Luglio 2023]
Secondo il Fondo monetario internazionale l’aumento dei profitti spiega, da solo, il 45% dell’aumento dei prezzi in Europa nel 2022: in altre parole la rincorsa dei prezzi e la conseguente perdita di potere d’acquisto da parte dei lavoratori è dovuta in larga parte alla greedflation o “inflazione da avidità”.
Una realtà confermata da ultimo nel nuovo report di Oxfam e ActionAid, che ha passato in rassegna i dati delle più grandi imprese del mondo ricomprese nella classifica “Global 2000” di Forbes, valutandone gli extraprofitti realizzati nel 2021-22.
È emerso che negli ultimi due anni 722 tra le più grandi imprese del mondo hanno realizzato, in media, quasi 1.000 miliardi di dollari di extraprofitti all’anno, 237 dei quali imputabili a sole 45 società energetiche.
Il risultato è che oggi, nel mondo, 96 miliardari che hanno costruito le proprie fortune grazie ai combustibili fossili possono vantare un patrimonio complessivo di quasi 432 miliardi di dollari (50 miliardi in più rispetto all’aprile dello scorso anno). Al contempo, la crisi inflattiva ha portato alla fame 250 milioni di persone in 58 Paesi.
Le multinazionali dei combustibili fossili hanno un’enorme responsabilità in tal senso, ma non sono le sole: insieme a loro spiccano le major del comparto alimentare, le banche, le maggiori aziende farmaceutiche, i principali rivenditori al dettaglio e ovviamente le società del settore aerospaziale e della difesa.
«Che si tratti di avidità o meno, la questione di fondo è che le imprese sono comunque riuscite a traslare integralmente l’aumento dei costi sui prezzi – spiega Mikhail Maslennikov, policy advisor su giustizia fiscale e lotta alle disuguaglianze di Oxfam Italia – È innegabile che i profitti siano oggi i veri vincitori nel conflitto distributivo, mentre i salari sono tra i perdenti. L’esito è profondamente iniquo con una sola categoria, i lavoratori, lasciata a sostenere il peso della crisi del caro-prezzi. Ed è anche profondamente inefficiente, visto che i salari alimentano la domanda di beni e servizi delle stesse imprese».
Secondo le stime di Oxfam, 1 miliardo di lavoratori in 50 Paesi ha subito una riduzione media della retribuzione di 685 dollari nel 2022, con una contrazione complessiva, in termini reali, di 746 miliardi di dollari della massa salariale.
In un simile contesto, Oxfam e ActionAid tornano a chiedere ai governi di introdurre con urgenza un’imposta straordinaria sugli extraprofitti o di estenderla, laddove è implementata solo per alcuni comparti, a tutti i settori dell’economia.
Per le sole 722 imprese analizzate, un’imposta ad aliquota tra il 50% e il 90% potrebbe portare nelle casse pubbliche tra 543 e 978 miliardi di dollari per il 2021 e tra 430 e 774 miliardi di dollari per il 2022.
«Quando è troppo è troppo. I governi non devono consentire alle grandi corporation e ai super ricchi di trarre profitto dalla sofferenza delle persone – conclude Arthur Larok, segretario generale di ActionAid – Per questo è necessario tassare gli extra-profitti societari in tutti i settori, investendo le risorse ricavate nel supporto ai più fragili e scoraggiando allo stesso tempo comportamenti opportunistici da parte delle grandi imprese nel bel mezzo di una drammatica policrisi. Il bene comune non deve essere messo sotto scacco dagli interessi di pochi privilegiati. La tassazione degli extraprofitti costituisce una scelta politica oculata: è fonte di risorse prevedibili in grado di contribuire allo sviluppo socio-economico e alla mitigazione dei costi derivanti dal cambiamento climatico nei contesti più vulnerabili del pianeta».