Nove reti della società civile a Conte: all’educazione 15% degli investimenti previsti per la ripresa

Unicef e ODI: sono oltre 1,137 milioni i minori in povertà assoluta in Italia. Gli assegni familiari universali sono fondamentali

[17 Giugno 2020]

Nove reti di organizzazioni impegnate nel campo dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza – Alleanza per l’Infanzia, Appello della Società Civile per la ricostruzione di un welfare a misura di tutte le persone e dei territori, Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile – ASviS, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza – CNCA, Forum Disuguaglianze e Diversità – ForumDD, Forum Education, #GiustaItalia Patto per la Ripartenza, Gruppo CRC, Tavolo Saltamuri – che comprendono centinaia di realtà del terzo settore, dell’associazionismo civile, professionale e del sindacato, hanno scritto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte per chiedergli di aprire un’interlocuzione con il Governo. Per «Ripartire dall’educazione e dai diritti delle nuove generazioni con investimenti e politiche per consentire all’Italia di risollevarsi, perché senza attenzione ai diritti dei bambini e degli adolescenti non può avvenire una vera ripartenza».

Il tutto è riassunto nel documento “educAzioni: cinque passi per contrastare la povertà educativa e promuovere i diritti delle bambine, dei bambini e degli e delle adolescenti” che si articolano su 5 priorità: L’attivazione, a partire dai territori più svantaggiati, dei Poli educativi 0-6 anni, sotto il coordinamento del Ministero dell’Istruzione, con garanzia di accesso gratuito per le famiglie in difficoltà economica; La costruzione di patti educativi territoriali per coordinare l’offerta educativa curriculare con quella extracurriculare, mantenendo le scuole aperte tutto il giorno, coordinati e promossi dagli enti locali, in collaborazione con le scuole e il civismo attivo; La possibilità di raggiungere i più colpiti dal black out educativo a partire dall’estate, con una offerta educativa personalizzata, da proseguire alla ripresa delle scuole, con un’attenzione speciale al benessere psicologico, alle necessità degli alunni disabili e agli adolescenti usciti dal circuito scolastico; L’allocazione del 15% del totale degli investimenti per il superamento della crisi in educazione per dotare le scuole delle risorse necessarie, migliorare la qualità dell’istruzione rendendola più equa e incisiva, contrastare la povertà educativa e la dispersione; La definizione di un piano strategico nazionale sull’infanzia e sull’adolescenza, con obiettivi chiari e sistemi di monitoraggio, per promuovere il rilancio diffuso delle infrastrutture sociali e educative.

Le reti di organizzazioni  ricordano a Conte che «In questi mesi di lockdown dovuti al diffondersi dell’epidemia, milioni di bambini e adolescenti, con i loro genitori, hanno subìto una doppia crisi, economica ed educativa, in un Paese che mostrava già dati allarmanti e gravi disuguaglianze nelle opportunità di crescita, di apprendimento e di sviluppo. Un milione e 137 mila, pari all’11,4% (dato 2019) sono i minorenni che in Italia vivono in povertà assoluta, il 14,5% degli e delle adolescenti abbandona la scuola, il 12,3% dei ragazzi/e tra 6-17 anni vive in case prive di strumenti informatici, pc o tablet, il 10,5% dei ragazzi/e tra 15 e 19 anni non è occupato e non é inserito in un percorso di formazione. Si tratta di una emergenza acuita dalla pandemia, ma che ha radici più lontane. Le nove reti firmatarie ritengono fondamentale e strategico intervenire per colmare i gravi squilibri demografici e sociali a svantaggio delle nuove generazioni, erose dalla bassa natalità e ad alto rischio di povertà materiale ed educativa. Serve un forte segno di discontinuità dopo decenni di limitati investimenti su istruzione e politiche per l’infanzia e l’adolescenza, al fine di rilanciare il futuro del Paese, in coerenza con l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile dell’Onu, sottoscritta da 193 Paesi inclusa l’Italia».

Un forte allarme che riecheggia, sia a livello nazionale che globale, anche nel rapporto “Universal Child Benefits: Policy Issues and Options” di Unicef e ODI/Overseas Development Institute dal quale emerge che «Gli assegni familiari universali, come i pagamenti in contanti senza condizioni o i trasferimenti fiscali, sono fondamentali nella lotta contro la povertà dei bambini, eppure sono disponibili solo in 1 paese su 10 in tutto il mondo», mentre «I benefici universali in denaro per i bambini nei Paesi a medio reddito ad un costo di appena l’1% del PIL porterebbero ad un calo del 20% della povertà in tutta la popolazione. In 15 Paesi ad alto reddito, la sola erogazione di assegni familiari universali ha portato a una riduzione della povertà infantile pari in media a 5 punti percentuali. È inoltre dimostrato che gli assegni familiari universali riducono le privazioni, migliorando il benessere generale dei bambini, la salute, l’istruzione, la sicurezza alimentare, la produttività e la capacità di contribuire alle loro società e alle loro economie quando raggiungono l’età adulta».

Unicef e ODI ricordano che «A livello globale, oltre il 19% dei bambini da 0 a 14 anni – 385 milioni – viveva al di sotto della soglia di “povertà estrema” di 1,90 dollari nel 2015 – quasi il doppio del tasso di povertà degli adulti. In base alle tendenze attuali, entro il 2030, 9 bambini su 10 (sotto i 18 anni) in condizioni di estrema povertà vivranno in Africa Subsahariana. Queste tendenze indicano una crescente concentrazione della “povertà estrema” nella popolazione dei bambini dei paesi più poveri nei prossimi anni. I bambini sono uno dei gruppi di popolazione a più alto rischio di esclusione dalla protezione sociale. Secondo gli ultimi dati disponibili la percentuale di bambini e famiglie che beneficiano di programmi di assistenza è intorno al 35% a livello mondiale, variando da circa il 16% in Africa a oltre l’80% in Europa e Asia Centrale. I Paesi spendono in media il 2,4% del loro prodotto interno lordo (PIL) per la protezione sociale degli anziani, contro lo 0,3% per i bambini».

Henrietta Fore, direttrice generale dell’Unicef, sottolinea che «Investire nei bambini non solo cambia la loro vita, ma porta grandi benefici alle loro comunità e alla società nel suo complesso”, “Ora più che mai, poiché le ricadute economiche del COVID-19 minacciano di portare indietro anni di progressi nella riduzione della povertà, gli assegni familiari universali possono essere un’ancora di salvezza. Possono proteggere le famiglie vulnerabili dall’aggravarsi dei livelli di povertà e di privazione, e possono salvare i paesi da impatti sociali ed economici catastrofici».

Per quanto riguarda il nostro Paese, il Presidente dell’Unicef Italia, Francesco Samengo, ha evidenziato che «Secondo i nuovi dati resi noti ieri dall’IStat, sono 4,6 milioni le persone in povertà assoluta nel nostro paese, con una flessione per la prima volta, dopo 4 anni di crescita. Tuttavia, bisogna attendere per capire quale sarà l’impatto dell’emergenza COVID-19 su questo indicatore. I dati ci dicono anche che la povertà assoluta coinvolge di più le famiglie numerose e con figli minorenni. Sono attualmente oltre 1 milione 137 mila i minorenni in povertà assoluta nel nostro paese. Chiediamo che le misure che verranno delineate nella cornice del Family Act assicurino maggiori risorse alle famiglie che vivono in Italia«.

Il rapporto fa notare che «L’universalizzazione dei benefici riduce i rischi spesso associati alla sola valutazione della condizione economica, dove alcune famiglie in difficoltà vengono lasciate senza sostegno finanziario, anche a causa di errori nell’esclusione. L’universalizzazione dei programmi di protezione sociale, come il trasferimento di denaro contante o di imposte, aiuta anche a rimuovere la stigmatizzazione associata ai regimi di benefici sociali nel loro complesso».

Sara Pantuliano, direttrice generale ODI, aggiunge: «Gli assegni familiari universali giocano un ruolo fondamentale nella riduzione della povertà, attraverso la promozione della coesione sociale e il supporto pubblico per la protezione sociale. In paesi in cui gli assegni familiari sono già definiti, questi rappresentano un cardine dei sistemi di politiche sociali nazionali e in tempi di crisi sono efficaci nell’ampliare la protezione sociale».

La principale autrice del rapporto e direttrice per lepolitiche sociali e di equità dell’ODI, Francesca Bastagli,  spiega che «In pratica, i Paesi hanno raggiungo un’elevata copertura della popolazione, o assegni familiari universali, seguendo traiettorie diverse. Una realizzazione progressiva è comune, attraverso un processo iterativo che prevede l’adozione della legislazione per gli assegni familiari universali e di politiche di regolamentazione, un rafforzamento amministrativo, capacità finanziaria e costruzione di supporto politico e pubblico alle politiche».

Inoltre, il rapporto mostra che «I programmi di trasferimento di denaro non portano a una riduzione della partecipazione al lavoro retribuito tra la popolazione in età lavorativa. I trasferimenti in denaro aiutano i genitori a bilanciare le esigenze di lavoro con i bisogni delle loro famiglie». Mentre chiarisce che «L’ampliamento della copertura dei programmi di assistenza all’infanzia e alle famiglie deve essere una priorità nazionale e richiede la solidarietà internazionale per essere finanziata – specialmente per i paesi a basso reddito con una popolazione numerosa e con budget più limitati a causa del Covid-19. Inoltre, ricorda che gli assegni familiari devono essere supportati da sistemi di protezione sociale comprensivi e servizi sociali di qualità che comprendono istruzione e assistenza sanitaria».

Il rapporto inoltre evidenzia percorsi per raggiungere la copertura universale, inclusi modi in cui i Paesi a basso reddito possano attuare i trasferimenti per i bambini più piccoli e renderli poi universali per tutti gruppi di età. I passi comprendono: «L’adozione di leggi e regolamentazione delle politiche, rafforzamento  delle capacità amministrative e di finanziamento, costruzione di supporto politico e pubblico per le politiche: tutti fondamentali per raggiungere la copertura universale degli assegni familiari».