Nel primo trimestre saranno inferiori del 5-7% rispetto allo stesso periodo del 2019

Ispra, con il coronavirus calano le emissioni di gas serra italiane (ma il clima non ringrazia)

«Tale riduzione comunque non contribuisce alla soluzione del problema dei cambiamenti climatici, che ha invece necessità di modifiche strutturali, tecnologiche e comportamentali»

[26 Marzo 2020]

Le misure adottate per il contenimento della pandemia da coronavirus Sars-Cov-2 non solo stanno diminuendo le concentrazioni di inquinamento atmosferico in Italia (e nel resto d’Europa), ma si profila ormai un calo sensibile anche per quanto riguarda le emissioni di gas serra: l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) si attende «una consistente riduzione delle emissioni di gas serra a livello nazionale» in questi mesi.

Pur in assenza di dati consolidati, la stima è «che nel primo trimestre del 2020 le emissioni sul territorio nazionale saranno inferiori del 5-7% rispetto a quelle dello stesso trimestre del 2019». Un calo dovuto «principalmente al settore dei trasporti, a causa della riduzione del traffico privato in ambito urbano, e in misura minore dal settore del riscaldamento, per la chiusura parziale o totale degli edifici pubblici e di alcune aziende».

Come già argomentato per quanto riguarda il calo nella concentrazione di inquinanti in atmosfera, non si tratta però di una buona notizia: «Tale riduzione – sottolinea infatti l’Ispra – non contribuisce alla soluzione del problema dei cambiamenti climatici, che ha invece necessità di modifiche strutturali, tecnologiche e comportamentali che riducano al minimo le emissioni di gas serra nel medio e lungo periodo». Senza questi cambiamenti, infatti, non appena le misure di contenimento imposte per l’epidemia da coronavirus verranno ritirate, le emissioni di inquinanti e gas serra torneranno rapidamente a crescere. Non solo: come ricordano dal Cnr «purtroppo non sono episodi limitati nel tempo a poter stabilizzare la temperatura del pianeta a livelli non pericolosi, ma un’azione continua di contenimento e riduzione delle emissioni. La CO2, infatti, si accumula anno dopo anno in atmosfera, dove ha un lungo periodo di permanenza, e dunque occorre un’azione protratta nel tempo per giungere a risultati significativi sul clima».

Una piccola buona notizia, però, c’è: oltre al calo continente delle emissioni i dati Ispra mostrano che nel 2018 «una diminuzione delle emissioni di gas serra, rispetto al 2017, dello 0,9%, mentre per ciò che riguarda le stime relative all’anno 2019, la tendenza è di una riduzione del 2,0% rispetto all’anno precedente mentre nello stesso periodo si è registrato una crescita del Pil pari allo 0,3%. Si conferma, in linea generale, il disaccoppiamento tra l’andamento delle emissioni e la tendenza dell’indice economico».

Un disaccoppiamento che però, purtroppo, continua a rimanere timidissimo, tant’è che le emissioni italiane di gas serra nel 2019 non si discostano poi molto rispetto a quelle del 2014.

Secondo i dati raccolti dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile, guidata dall’ex ministro dell’Ambiente Edo Ronchi, guardando alla media degli ultimi sei anni tra il 2014 e il 2019 la riduzione delle emissioni di gas serra è stata pari a 0,6 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti (MtCO2eq) ogni anno, mentre nel 2005-2014 il taglio è stato in media di 17 MtCO2eq annue: per poter arrivare nel 2030 a dimezzare le nostre emissioni nazionali di gas serra rispetto al 1990, allineandosi agli impegni richiesti dall’Ue e dall’Accordo di Parigi, dovremmo tagliare circa 15 MtCO2eq all’anno. Per farlo, auspicabilmente senza patire le stesse (o ancora maggiori) difficoltà socioeconomiche che hanno caratterizzato gli anni dell’ultima grande recessione, occorrono investimenti adeguati in green economy.