Varato un nuovo Centro di lavoro per dare forma all'agenda sul clima
La Bce scende in campo contro il cambiamento climatico
Lagarde: «La prima dimensione lungo la quale ci aspettiamo rapidi progressi è l'inclusione del vero costo sociale e ambientale del carbonio nei prezzi»
[25 Gennaio 2021]
Gli strumenti di politica monetaria messi in campo dalla Banca centrale europea (Bce) rappresentano ad oggi uno strumento essenziale – soprattutto nell’attesa che divenga operativo il Next Generation Eu – per la tenuta economica del Vecchio continente falcidiato dalla pandemia, alle cui spalle continua però a crescere una crisi ancora più grande e complessa da affrontare: quella del cambiamento climatico. Una realtà che anche la Bce sta iniziando a prendere molto sul serio, presentando oggi un nuovo Centro che possa rafforzare e mettere a sistema gli sforzi della Banca centrale europea sul clima.
«Il centro sul cambiamento climatico fornisce la struttura di cui abbiamo bisogno per affrontare la questione con l’urgenza e la determinazione che merita», spiega la presidente Bce Christine Lagarde. La nuova unità, composta da una decina di dipendenti, sarà resa operativa nei primi mesi di quest’anno e darà forma all’agenda sul clima della Bce.
«Le banche centrali – ha ricordato Lagarde – non sono responsabili della politica climatica e gli strumenti più importanti necessari non rientrano nel nostro mandato. Ma il fatto che non siamo al posto di guida non significa che possiamo semplicemente ignorare il cambiamento climatico, o che non abbiamo un ruolo nel combatterlo».
D’altronde le conseguenze della crisi climatica, affiancata dalla più lenta ma ormai avviata transizione delle relative politiche, sono ormai palpabili anche per la Bce. Entrambe queste tendenze «hanno implicazioni macroeconomiche e finanziarie, e hanno conseguenze per il nostro obiettivo primario di stabilità dei prezzi», ha precisato Lagarde.
I dati a supporto non mancano: come ha riportato la presidente della Bcer, a livello globale gli ultimi sei anni sono i sei più caldi mai registrati e il 2020 è stato il più caldo d’Europa; anche che il numero di disastri causati da pericoli naturali è in aumento, con conseguenti danni per 210 miliardi di dollari nel 2020 (altre stime sono giunte a identificare perdite economiche dirette da eventi meteo estremi pari a 2.908 miliardi di dollari tra il 1998 e il 2017). Niente di tutto questo è un caso:l’aanalisi di oltre 300 studi peer-reviewed sui disastri naturali ha rilevato che quasi il 70% degli eventi analizzati sono stati probabilmente causati, o resi più gravi, dai cambiamenti climatici causati dall’uomo.
Per affrontare il cambiamento climatico «la prima dimensione lungo la quale ci aspettiamo rapidi progressi è l’inclusione del vero costo sociale e ambientale del carbonio nei prezzi pagati da tutti i settori dell’economia», afferma Lagarde, aggiungendo che la modellizzazione Ocse e della Commissione europea suggerisce che attualmente è necessario «un prezzo effettivo del carbonio compreso tra 40 e 60 euro (a tonnellata, ndr), a seconda di quanto siano rigorose le altre normative».
Un valore che peraltro potrebbe essere più semplice introdurre adesso, con in prezzi petroliferi depressi dalla pandemia, alimentando un percorso di sviluppo sostenibile anche nel nostro Paese e ricavando risorse utili per una redistribuzione delle risorse verso le fasce sociali più sofferenti.
«Il cambiamento climatico – conclude Lagarde – è una delle maggiori sfide affrontate dall’umanità in questo secolo e ora c’è un ampio consenso sul fatto che dovremmo agire. Ma quell’accordo deve essere tradotto più urgentemente in misure concrete. La Bce contribuirà a questo sforzo nell’ambito del suo mandato, agendo in tandem con i responsabili della politica climatica».
Una strategia che si annuncia di tipo win-win anche per l’andamento economico. «Le economie avanzate – osserva nel merito Fabio Panetta, membro del Comitato esecutivo della Bce – sono state a lungo caratterizzate da un elevato livello di risparmio e investimenti insufficienti. La crescita della produttività è contenuta, mentre i tassi di interesse e l’inflazione sono a livelli storicamente bassi. Lo shock pandemico ha compresso la capacità di spesa di famiglie e imprese e ha causato una diffusa incertezza, accentuando queste tendenze. L’uscita dalla crisi richiederà un sostegno prolungato da parte delle politiche economiche, sia monetarie che fiscali, e un aumento significativo degli investimenti produttivi. I progetti di investimento sostenibile possono svolgere un ruolo cruciale nel contribuire a riassorbire i risparmi in eccesso e aumentare il potenziale di crescita, definendo anche un percorso di crescita che riduce le vulnerabilità sociali e contrasta il clima e altri rischi ambientali […] La Bce ha iniziato a riflettere su come può contribuire allo sviluppo responsabile. Una banca centrale che sia sensibile alle esigenze dei cittadini – sia presenti che futuri – ha il dovere di essere attenta alle esigenze di sviluppo sostenibile al fine di garantire la stabilità in tutte le sue forme: stabilità monetaria prima di tutto, ma anche finanziaria, ambientale e sociale».