La Commissione Ue ha approvato nuove regole sugli aiuti di Stato per energia e ambiente
Vestager: «Faciliterà gli investimenti degli Stati membri, anche nel settore delle energie rinnovabili»
[22 Dicembre 2021]
La Commissione europea ha approvato la nuova disciplina in materia di aiuti di Stato a favore del clima, dell’ambiente e dell’energia (disciplina Ceeag), che una volta adottata formalmente – nel corso di gennaio 2022 – sostituirà l’attuale disciplina in materia di aiuti di Stato per l’ambiente e l’energia (Eeag) e si applicherà a qualsiasi decisione presa dalla Commissione.
Gli Stati membri saranno tenuti ad allineare i regimi esistenti alle nuove norme a partire dal 2024: la disciplina fissa le condizioni alle quali gli aiuti di Stato concessi dagli Stati membri a favore del clima, della tutela dell’ambiente e dell’energia possono essere considerati compatibili con il mercato unico e le condizioni alle quali si applicano i criteri per la valutazione del sostegno degli Stati membri in questi settori da parte della Commissione.
«La nuova disciplina potenzierà quanto stiamo facendo per decarbonizzare la nostra società – commenta la vicepresidente Margrethe Vestager – Faciliterà, tra gli altri, gli investimenti degli Stati membri, anche nel settore delle energie rinnovabili, al fine di accelerare il conseguimento del nostro Green deal in modo efficace sotto il profilo dei costi. Si tratta di un passo importante per garantire che le nostre norme in materia di aiuti di Stato svolgano appieno il loro ruolo nel sostenere il Green deal europeo».
Più nel dettaglio, le norme sugli aiuti di Stato approvate ieri sostengono progetti per la tutela dell’ambiente, compresa la protezione del clima e la produzione di energia verde; comprendono sezioni volte a sostenere la decarbonizzazione dell’economia in maniera ampia e flessibile, aperta a tutte le tecnologie che possono contribuire al Green deal europeo, in particolare rinnovabili, misure di efficienza energetica, aiuti per la mobilità pulita, infrastrutture, economia circolare, riduzione dell’inquinamento, protezione e ripristino della biodiversità, nonché misure volte a garantire la sicurezza dell’approvvigionamento energetico.
Ad esempio, la disciplina Ceeag estende le categorie di investimenti e tecnologie che gli Stati membri possono sostenere a tutte le tecnologie in grado di raggiungere gli obiettivi del Green deal europeo; copre gli aiuti per numerosi settori attinenti al Green deal anche al di fuori dell’ambito climatico, come sui fronti dell’inquinamento acustico, sugli aiuti per l’efficienza delle risorse e l’economia circolare, sugli aiuti per la biodiversità e la riparazione di danni ambientali; introduce salvaguardie che garantiscono che gli aiuti siano effettivamente diretti dove risultano necessari per migliorare la tutela del clima e dell’ambiente.
Soprattutto, garantisce la coerenza con le pertinenti normative e politiche dell’Ue nei settori dell’ambiente e dell’energia, grazie tra l’altro «all’eliminazione delle sovvenzioni per i combustibili fossili più inquinanti».
Si tratta di una prospettiva che andrà misurata attentamente alla prova dei fatti, dato che le sovvenzioni alle fonti fossili sono cresciute nell’Ue – anziché diminuire – nel periodo pre-Covid. Senza che sia neanche chiaro a quanto ammontino.
Secondo le stime piuttosto conservative della Commissione Ue, ad esempio, in Italia arrivano a 5,5 miliardi di euro l’anno, mentre il Fondo monetario internazionale (Fmi) innalza la cifra fino a 41 miliardi di dollari l’anno prendendo come riferimento la differenza tra i prezzi pagati dai consumatori sui combustibili fossili e i loro “prezzi efficienti” (ovvero i prezzi che dovrebbero includere tutti i costi sociali e ambientali legati agli utilizzi delle risorse fossili, assimilandone le esternalità negative che invece restano ad oggi un fallimento del mercato).
Alla luce delle norme sugli aiuti di Stato definite dalla nuova Ceeag, per i combustibili fossili «più inquinanti» dovrebbe esserci un’inversione di rotta: «È improbabile – dichiarano da Bruxelles – che la Commissione emetta una valutazione positiva, a causa dei loro effetti deleteri sull’ambiente. È improbabile che le misure che comportano nuovi investimenti nel settore del gas naturale siano approvate, a meno che si dimostri che tali investimenti siano compatibili con gli obiettivi climatici dell’Unione per il 2030 e il 2050».