La disuguaglianza è una scelta. Orientare gli strumenti per la sostenibilità ambientale a favore dei ceti deboli
15 proposte per la giustizia sociale e ambientale del Forum Disuguaglianze e Diversità
[26 Marzo 2019]
Il Forum Disuguaglianze e Diversità (Forum DD) ha presentato – e consegnato al Presidente della Repubblica – il rapporto “15 Proposte per la giustizia sociale” che definisce «Un pacchetto di proposte di politiche pubbliche e azioni collettive, ispirate dall’analisi e dalle idee di Anthony Atkinson, che intervengono su tre meccanismi di formazione della ricchezza: il cambiamento tecnologico, la relazione tra lavoro e impresa, il passaggio generazionale».
Presentando il rapporto, Fabrizio Barca e Andrea Morniroli hanno sottolineato che «Il ForumDD parte dove gli altri si fermano: non basta parlare di disuguaglianze, bisogna agire. Un’alternativa esiste, ed esistono le condizioni per trasformare i sentimenti di rabbia nella leva di una nuova stagione di emancipazione che accresca la giustizia sociale».
Successivamente.Barca e Maurizio Franzini hanno presentato le 11 proposte per orientare il cambiamento tecnologico, evidenziando che «A ogni passaggio si aprono biforcazioni fra scenari dove si riduce e scenari dove cresce la giustizia sociale. Le nostre proposte agiscono sui meccanismi che possono dare risposta con radicalità a tre questioni: 1) il paradosso, per cui un vasto patrimonio di open science viene costruito e finanziato dal pubblico, per poi lasciarne l’utilizzo a pochi soggetti privati che costruiscono potenti posizioni di monopolio; 2) l’esasperazione della protezione della proprietà intellettuale avvenuta con l’Accordo TRIPS; 3) avere permesso l’affermazione di una “sovranità privata” di pochi monopoli sui dati personali che immettiamo in rete e sugli algoritmi di apprendimento automatico che li usano al di fuori del nostro controllo. Indirizzare alla giustizia sociale questi meccanismi potrà influenzare tutte le dimensioni della vita il lavoro e la sua dignità e autonomia, i servizi pubblici essenziali e la ricchezza comune, il consumo di beni e servizi sul mercato, l’informazione e la politica».
Su ogni singola proposta sono intervenuti i rappresentanti delle organizzazioni promotrici del ForumDD – ActionAid, Caritas Italiana, Cittadinanzattiva, Dedalus Cooperativa Sociale, Fondazione Basso, Fondazione di Comunità di Messina, Legambiente, Uisp – impegnandosi a lavorare su queste problematiche nei prossimi mesi.
Con la Proposta n. 10, “Orientare gli strumenti per la sostenibilità ambientale a favore dei ceti deboli”, «Si propongono tre linee d’azione che possono orientare gli interventi per la sostenibilità ambientale e il contrasto al cambia mento climatico a favore della giustizia ambientale, condizione perché quegli stessi interventi possano essere attuati: rimodulazione dei canoni di concessione del demanio e interventi fiscali attenti all’impatto sociale; rimozione degli ostacoli ai processi di decentramento energetico e cura degli impatti sociali dei processi di smobilizzo delle centrali; modifiche dell’Ecobonus per l’incentivazione delle riqualificazioni energetiche degli edifici ed interventi sulla mobilità sostenibile in modo favorevole alle persone con reddito modesto».
Il Forum DD prende atto di «Una mobilitazione crescente, ora soprattutto di giovani e giovanissimi, reagisce alle manifestazioni estreme del clima, ai loro danni già gravi e alle minacce per il futuro, e chiede azioni radicali e tempestive. Dal 2010 al 2017 per le sole inondazioni in Italia sono morte 157 persone mentre 45mila sono state evacuate. Sul versante opposto, nell’estate 2017 Roma è stata colpita da un’ondata di siccità che ha provocato l’abbassamento del lago di Bracciano di 160 cm, mentre nello stesso anno le portate medie annue dei quattro principali bacini di Po, Adige, Arno e Tevere hanno registrato una riduzione media complessiva del 39,6%. Sono disastri che colpiscono in modo sproporzionato i ceti deboli. Ma non basta». Come scriveva Alexander Langer: «La conversione ecologica potrà affermarsi solo se apparirà socialmente desiderabile«. E Il Form DD evidenzia che «Se i ceti deboli avvertiranno, come è spesso il caso, che le misure assunte per la sostenibilità ambientale hanno nel breve termine effetti negativi proprio per loro – per la caduta di occupazione nei “vecchi” settori o per l’effetto dell’aumento dei prezzi degli idrocarburi – esse si opporranno al cambiamento. Torna così, in nuove forme, al centro della ricerca e dell’impegno politico quell’idea di environmental justice maturata negli Stati Uniti negli anni sessanta nel pieno delle lotte contro le discriminazioni razziali dei neri statunitensi, colpiti anche attraverso la localizzazione di discariche di rifiuti nei quartieri a loro prevalenza. È la connessione fra diritti civili, ingiustizia sociale e ingiustizia ambientale che troviamo in molteplici azioni collettive in aree degradate delle città di tutto il mondo, come quelle promosse in Italia dalla Rete Numeri Pari. È la forza che muove il rilancio internazionale del progetto di un Green New Deal, formulato per la prima volta nella crisi del 2007-2008 dai partiti Verdi europei e statunitensi, spronato negli Stati Uniti dalla scelta del presidente Donald Trump di rimettere in discussione l’Accordo di Parigi, e dal consenso popolare di questa mossa, che segnala la diffusa percezione delle politiche ambientali come sfavorevoli ai ceti deboli».
Insomma,per il Forum DD, «Giustizia ambientale e giustizia sociale sono interdipendenti e sono “costrette” a marciare assieme. Questo convincimento pesa su tutte le proposte del ForumDD: nelle missioni strategiche assegnate alle imprese pubbliche; nelle strategie di sviluppo rivolte ai luoghi fragili e alle periferie; nell’uso più intenso degli appalti innovativi; all’interno dei Consigli del lavoro e di cittadinanza che proponiamo, dove i temi della sostenibilità ambientale e della sicurezza del posto di lavoro sono discussi dalle lavoratrici e dai lavoratori assieme con gli abitanti del territorio. Ma questa impostazione deve diffondersi anche dentro gli strumenti primari con cui la sostenibilità ambientale viene perseguita. E’ l’oggetto di questa proposta. In particolare, per le concessioni, statali e regionali, proponiamo una rimodulazione dei canoni. Per le attività estrattive si tratta di arrivare al 20% dei prezzi di vendita finali, come è attualmente in Gran Bretagna. Per le acque minerali, si tratta di passare dall’attuale canone medio pari a 0,1 centesimo per litro a 2 centesimi per litro in cinque anni. Per gli stabilimenti balneari, da un canone minimo di 10 euro a mq all’anno a 20 euro mq/anno. Per la riqualificazione energetica degli edifici è indispensabile estendere l’Ecobonus agli “incapienti” a fini speciali, circa 8 milioni di italiani esclusi dal beneficio. La riqualificazione dovrebbe procedere avendo la massima attenzione che il risanamento non dia luogo a espulsione dei ceti deboli (la cosiddetta gentrification)».
Daniele Checchi e Lorenzo Sacconi hanno esposto le tre proposte sulla relazione fra lavoro e impresa, che «ha un ruolo decisivo nel determinare la distribuzione della ricchezza, i divari retributivi e di condizioni di vita». La prima proposta, in tre mosse, prevede, «per via legislativa e previo l’accordo con le organizzazioni sindacali e datoriali, l’estensione erga omnes dell’efficacia dei contratti firmati dalle organizzazioni sindacali e datoriali rappresentative, in modo da evitare la proliferazione dei “contratti pirata”, e una volta soddisfatta questa prima condizione, introdurre, d’intesa con le organizzazioni sindacali, un salario orario minimo legale, dando più forza ai sistemi ispettivi». Inoltre, il ForumDD propone di «realizzare una partecipazione strategica di lavoratori e lavoratrici alle decisioni delle imprese adattando una forma organizzativa in uso in altri paesi, e dando vita ai Consigli del lavoro e di cittadinanza nell’impresa in cui siederebbero tutti i lavoratori, precari compresi, rappresentanti di consumatori e persone interessate dall’impatto ambientale delle decisioni». Si vuole anche rafforzare lo strumento dei Workers Buyout (WBO), l’acquisto dell’impresa in crisi o in difficile transizione generazionale da parte dei suoi lavoratori e lavoratrici, istituito nel 1985 dalla Legge Marcora».
Elena Granaglia e Salvatore Morelli hanno presentato una proposta che consenta di riequilibrare le condizioni di partenza della vita adulta in modo indipendente dalla ricchezza della propria famiglia: «Uno strumento redistributivo essenziale oggi per una generazione che si trova particolarmente colpita dalle nuove disuguaglianze. La proposta comprende due parti fra loro integrate: un’eredità universale di 15mila euro a tutti i diciottenni, non condizionata né alla situazione economica e sociale della famiglia né al modo di impiego e accompagnata da un tutoraggio che parta dalla scuola che aiuti a compiere scelte libere e responsabili; una tassazione progressiva sulla somma di tutte le eredità e donazioni ricevute (al di sopra di una soglia di esenzione di 500mila euro) da un singolo individuo nell’arco di vita, che riduca a 80.000 a circa 10.000 le persone ogni anno sottoposte all’imposte di successione e che concentri l’intervento sui ceti più abbienti. Il secondo provvedimento, se accompagnato da una rivalutazione dei valori catastali del patrimonio ai valori di mercato, consentirebbe di coprire circa due terzi del costo del primo provvedimento».