La nuova era industriale green può essere la svolta per gli obiettivi di sviluppo sostenibile (VIDEO)

Rapporto Onu: «Un mondo a doppio binario di ricchi e non abbienti comporta pericoli chiari ed evidenti per ogni Paese»

[6 Aprile 2023]

Mentre nel mondo si acuiscono le crisi alimentari ed energetiche, le prospettive economiche globali si fanno più incerte e gli impatti dei cambiamenti climatici sono sempre più evidenti e preoccupanti, con il nuovo “2023 Financing for Sustainable Development Report: Financing Sustainable Transformations” redatto dall’Inter-Agency Task Force on Financing for Development (incaricata dall’ Addis Ababa Action Agenda), l’Onu evidenzia che «E’ necessaria una trasformazione industriale sostenibile per colmare il crescente gap dello sviluppo tra i Paesi, rispettare gli obiettivi climatici e raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile» (SDG).

Secondo il nuovo rapporto, «Sono necessari investimenti massicci e urgenti per accelerare le trasformazioni, anche nella fornitura di elettricità, nell’industria, nell’agricoltura, nei trasporti e negli edifici».

Nella prefazione del rapporto, il segretario generale dell’Onu,António Guterres, scrive: «Senza i mezzi per investire nello sviluppo sostenibile e trasformare i loro  sistemi energetici e alimentari, i Paesi in via di sviluppo resteranno ancora più indietro. Un mondo a doppio binario di ricchi e non abbienti comporta pericoli chiari ed evidenti per ogni Paese. Abbiamo urgentemente bisogno di ricostruire la cooperazione globale e trovare le soluzioni alle nostre attuali crisi nell’azione multilaterale».

Alcuni dei cambiamenti necessari sono già in atto. L’Inter-Agency Task Force  dell’Onu ricorda che «La crisi energetica causata dalla guerra in Ucraina ha stimolato gli investimenti nella transizione energetica globale, che nel 2022 sono saliti alle stelle fino alla cifra record di 1,1 trilioni di dollari. Nel 2022, gli investimenti nella transizione energetica hanno superato per la prima volta gli investimenti nel sistema dei combustibili fossili, ma questi investimenti sono stati quasi tutti in Cina e nei Paesi sviluppati».

Il rapporto rileva che. « a differenza delle loro controparti sviluppate, la maggior parte dei Paesi in via di sviluppo non dispone delle risorse per gli investimenti. Il cambiamento climatico, l’invasione russa dell’Ucraina, la pandemia di Covid-19 e il pagamento del debito fino a due volte superiore a quello del 2019 si sono combinati per esercitare enormi pressioni fiscali sulla maggior parte dei Paesi in via di sviluppo. Questo limita la loro capacità di investire nella trasformazione sostenibile».

Per esempio, nei Paesi sviluppati nel 2020 e nel 2021 la spesa per la ripresa post-pandemia è stata di 12.200 dollari pro capite, 30 volte superiore a quello dei Paesi in via di sviluppo (410 dollari pro capite) e 610 volte superiore a quello dei Paesi meno sviluppati (20 dollari).

La vice segretaria generale dell’Onu Amina Mohammed ha commentato: «Senza realizzare un sistema finanziario internazionale riformato, aumentando al contempo gli investimenti negli SDG, non manterremo il nostro impegno condiviso per l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. La buona notizia è che sappiamo cosa fare e come farlo. Dall’avvio di trasformazioni essenziali nei settori dell’energia, dell’alimentazione e dell’istruzione all’inaugurazione di una nuova era industriale e digitale green, dobbiamo tutti accelerare il ritmo e non lasciare indietro nessuno».

Il rapporto 2023 sul finanziamento dello sviluppo sostenibile sottolinea che «L’industrializzazione è stata storicamente un veicolo di progresso, che ha portato alla crescita economica, alla creazione di posti di lavoro, al progresso tecnologico e alla riduzione della povertà» e chiede «Una nuova generazione di politiche industriali sostenibili, sostenute da una pianificazione nazionale integrata, per aumentare gli investimenti e gettare le basi per le necessarie trasformazioni. Esistono molte opportunità di crescita inclusiva nell’agroindustria, nell’energia verde e nella produzione. La recente rapida diffusione della tecnologia indica la possibilità di una transizione altrettanto rapida verso un’industrializzazione e una crescita sostenibili. Tra il 2021 e il 2022, 338 milioni di persone in più hanno utilizzato regolarmente Internet, con un aumento di circa 38.600 persone in più ogni ora. Inoltre, nelle regioni con servizi connessi di alta qualità, il 44% di tutte le imprese sono esportatrici, contro solo il 19% delle imprese in cui i servizi Internet sono più deboli».

Ma è lo stesso rapporto a far notare che la capacità produttiva rimane disomogenea: «Nei Paesi meno sviluppati dell’Africa, il valore aggiunto manifatturiero, invece di raddoppiare secondo l’obiettivo SDG 9.2, è sceso da circa il 10% nel 2000 al 9% nel 2021. Saranno necessarie politiche mirate per costruire le capacità produttive interne per realizzare transizioni low carbon, creare posti di lavoro dignitosi e stimolare la crescita economica, garantendo nel contempo la parità di genere».

Il rapporto è il documento base per le discussioni al forum ECOSOC sul finanziamento dello sviluppo, nel quale  gli Stati membri discutono le misure necessarie per mobilitare finanziamenti sostenibili e i cui negoziati sono già in corso. Il rapporto informa anche la SDG Investment Fair, una piattaforma che riunisce governi e investitori per le opportunità di investimento sostenibili che supportano il raggiungimento degli SDG.

Per fornire le risorse necessarie per questa trasformazione, il rapporto evidenzia che è necessaria «Una combinazione di rafforzamento dei sistemi fiscali, abilitazione e catalizzazione degli investimenti privati ​​e aumento degli investimenti pubblici internazionali e della cooperazione allo sviluppo. Sono inoltre necessarie modifiche all’architettura finanziaria internazionale per raccogliere risorse sufficienti».

Secondo l’Onu, «Il sistema internazionale sta attualmente subendo il più grande ripensamento dei sistemi finanziari, monetari, commerciali e fiscali internazionali dalla Conferenza di Bretton Woods nel 1944». Mentre le istituzioni internazionali lavorano per adattarsi alle esigenze in rapida evoluzione dei Paesi, il rapporto avverte che «Se le riforme sono frammentarie, incomplete o non tengono conto degli SDGs, lo sviluppo sostenibile sarà irrealizzabile».

Per l’Inter-Agency Task Force on Financing for Development, «Un’architettura finanziaria internazionale riformata ed efficace per garantire una trasformazione sostenibile deve includere quadri rivisti per: Norme fiscali internazionali, comprese le norme per la tassazione delle imprese digitalizzate e globalizzate che soddisfano le esigenze dei Paesi in via di sviluppo; Quadri politici e normativi per collegare meglio la redditività del settore privato con la sostenibilità; Evoluzione delle dimensioni e della missione del sistema delle banche di sviluppo; Un fondo per perdite e danni sul cambiamento climatico, che deve essere reso operativo rapidamente; Alleggerimento del debito e importante miglioramento dell’architettura internazionale per la risoluzione del debito, dato che il 60% dei Paesi a basso reddito è a rischio di insolvenza o è a rischio di indebitamento; Regole commerciali multilaterali per rivedere l’approccio e risolvere le attuali tensioni sui sussidi green».

Li Junhua, a capo del Department of economic and social affairs dell’Onu (Desa), che ha coordinato la redazione del rapporto inter-agenzie, conclude: «Abbiamo le soluzioni per evitare un gap duraturo nello sviluppo sostenibile e prevenire un decennio perduto per lo sviluppo. Dobbiamo trovare la volontà politica di superare le crescenti tensioni politiche, la frammentazione delle alleanze tra Paesi e le preoccupanti tendenze verso il nazionalismo e cogliere l’attimo, ora, per investire urgentemente nel nostro futuro comune».

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  • Sustainable Transformations: the breakthrough to achieve the SDG’s