La popolazione più anziana continua a crescere in tutto il mondo
Italia terzo paese più vecchio del mondo, ma nel 2050 saremo 15esimi
[30 Marzo 2016]
Nel mondo la popolazione più anziana continua a crescere a un ritmo senza precedenti. Secondo il rapporto “An Aging World: 2015”, 617 milioni di persone, l’8,5% della popolazione mondiale, hanno 65 anni ed oltre, un trend in crescita che nel 2050 farà arrivare la popolazione anziana mondiale a 1,6 miliardi, quasi il 17% degli esseri umani che vivranno sul nostro pianeta.
Il rapporto, commissionato dal National institute on aging (Nia) del National institutes of health, e prodotto dal Census Bureau Usa, esamina le tendenze demografiche, sanitarie e socio-economiche che accompagnano la crescita della popolazione e il direttore Nia, Richard J. Hodes, sottolinea che «gli anziani sono una parte della popolazione mondiale in rapida crescita. Le persone vivono più a lungo, ma questo non significa necessariamente che lo fanno in modo più sano. L’aumento della nostra popolazione anziana presenta molte opportunità e anche diversi problemi per la salute pubblica ai quali dobbiamo prepararci. Il Nia ha collaborato con il Census per fornire i migliori dati possibili in modo da poter capire meglio il corso e le implicazioni dell’invecchiamento della popolazione».
“An Aging World: 2015” contiene informazioni dettagliate sulla speranza di vita, l’equilibrio di genere, la salute, la mortalità, la disabilità, i sistemi di assistenza sanitaria, la partecipazione alla forza lavoro e al finanziamento del sistema pensionistico, comprese le pensioni e la povertà degli anziani in tutto il mondo.
La speranza di vita mondiale alla nascita dovrebbe aumentare di quasi 8 anni, salendo dagli attuali 68,6 anni a 76,2 anni nel 2050
L’Italia è attualmente il terzo Paese al mondo, dopo Giappone e Germania, per popolazione sopra i 65 anni, ma nel 2015 scenderemo al 15esimo posto, superati da Paesi asiatici come Corea del sud, Hong Kong e Taiwan ma anche da quasi tutti i Paesi dell’Europa ex comunista e dalla Spagna. Anche negli Usa la popolazione over 65 è destinata a raddoppiare, arrivando a 88 milioni entro il 2050.
Nel 2015, la percentuale della popolazione over 65 variava da un massimo del 26,6% in Giappone a un minimo di circa l’1% in Qatar ed Emirati Arabi Uniti. Attualmente dei 25 Paesi più vecchi del mondo 22 sono in Europa, con la Germania e Italia in testa almeno dal 2009. Nel 2050 saranno la Slovenia e la Bulgaria i Paesi europei più vecchi. Il Giappone dovrebbe confermarsi come Paese più vecchio del mondo anche nel 2050, ma la testa della classifica sarà tutta asiatica e nel 2050 un terzo della popolazione dell’Asia avrà più di 65 anni. Il rapporto tiene conto dei Paesi che superano il milione di abitanti, ma in realtà i Paesi più vecchi del mondo sarebbero piccole entità come il principato di Monaco che nel 2015 aveva il 30,4% di suoi residenti over 65, una quota che potrebbe raggiungere il 59% di vecchi straricchi nel 2050. Paesi come Svezia e Italia verranno invece superati da altri in rapido invecchiamento, anche grazie all’immigrazione che ringiovanisce la popolazione e al tasso di natalità più alto tra le donne immigrate
A causa del loro rapido invecchiamento, paesi asiatici come la Corea del Sud (35,9%), Taiwan (34,9%) e Thailandia (27,4%), o Paesi latino-americani come Cuba (28,3%) e Cile (23,2%) nel 2050 saranno più vecchi degli Usa, anche se attualmente sono più giovani.
Entro il 2015 la popolazione globale degli “oldest old”, cioè le persone con più di 80 anni, triplicherà, passando da 126,5 milioni a 446.6 milioni, in alcuni Paesi asiatici e latino-americani gli ultraottantenni dovrebbero addirittura quadruplicare. La maggiore preoccupazione per la salute della crescente popolazione anziana sono e saranno sempre di più le malattie non trasmissibili. Nei Paesi a basso reddito, molti dei quali in Africa, la popolazione più anziana dovrà far fronte sia alle malattie non trasmissibili che a quelle trasmissibili, con un impatto insostenibile su sistemi sanitari già fragilissimi.
A tutto questo vanno aggiunti altri fattori di rischio – come il fumo e l’abuso di alcool l’uso, il consumo insufficiente di frutta e verdura e i bassi livelli di attività fisica – che, direttamente o indirettamente contribuiscono all’aumento mondiale delle malattie, anche se in alcuni Paesi ad alto reddito sta diminuendo l’incidenza di fattori di rischio come il consumo di tabacco, la maggior parte dei fumatori di tutto il mondo vivono in Paesi a basso e medio reddito.
John Haaga, direttore della Division of behavioral and social research del Nia, conclude: «Stiamo assistendo all’invecchiamento della popolazione in tutti i Paesi, in ogni parte del mondo, Molti paesi in Europa e in Asia sono più avanti nel processo, o si stanno spostando più rapidamente, di noi negli Stati Uniti. Dal momento che l’invecchiamento della popolazione colpisce tanti aspetti della vita pubblica – forti bisogni di assistenza sanitaria a lungo termine; pensioni, lavoro e pensione; mezzi di trasporto; abitazioni – esiste un notevole potenziale per imparare dalle reciproche esperienze».