Enea: nel I trimestre 2021 i consumi di carbone segnano +17%, più di ogni altra fonte

La transizione ecologica italiana sta andando a carbone

Tornano a peggiorare le prospettive di decarbonizzazione, così come i ritardi sul fronte delle tecnologie low carbon rispetto agli altri Paesi europei

[28 Maggio 2021]

A causa della pandemia, nel corso del 2020 le emissioni climalteranti italiane sono crollate insieme al Pil (rispettivamente del 9,8% e dell’8,9%) ma non appena l’economia ha ripreso a stento a crescere hanno fatto lo stesso i gas serra, come mostra l’ultima Analisi trimestrale del sistema energetico nazionale curata dall’Enea.

Secondo le stime Enea nel I trimestre 2021 i consumi di energia primaria sono stati infatti pari a circa 43 Mtep – in aumento dell’1,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno – e stupisce notare come siano stati soddisfatti: in termini di fonti di energia primaria, a fronte del calo dei consumi di petrolio (-9% tendenziale, -1,2 Mtep) sono in aumento tutte le altre. Gas naturale (+1 Mtep, +5%), fonti rinnovabili (+0,4 Mtep, +5%), importazioni nette di elettricità (+0,15 Mtep, +6%) ma soprattutto carbone (+17%).

Quello riferito ai consumi del più inquinante e climalterante dei combustibili fossili resta un «dato parziale e comunque ben al di sotto del I trimestre 2019» (dunque pre-Covid), quando era più alto del 10% rispetto al I trimestre 2021. Resta il fatto che, in una fase di transizione ecologica dichiarata, non rappresenta certo un bel segnale. Anche perché non è l’unico negativo.

Allargando il campo d’osservazione l’Analisi Enea mostra che, nonostante la variazione negativa del Pil nel primo trimestre (-1,4% su base annua), i consumi sono cresciuti sia per la forte ripresa della produzione industriale (+8%) e, in particolare dei beni più energivori, sia per il clima più rigido di gennaio e febbraio. Soprattutto il documento evidenzia infatti il netto peggioramento (-18% nel I trimestre 2021 rispetto al IV trimestre del 2020) dell’indice della transizione energetica Ispred che monitora sicurezza, prezzi e decarbonizzazione.

«Le cause del peggioramento congiunturale dell’Ispred sono la ripresa dei consumi, l’innalzamento degli obiettivi europei per la salvaguardia del clima, ma anche i segnali di una ripresa delle emissioni di CO2 (+0,2% nel primo trimestre). Tutto ciò comporta un sostanziale allontanamento della traiettoria di decarbonizzazione del sistema», spiega Francesco Gracceva, il ricercatore Enea che coordina l’Analisi. E anche la traiettoria di crescita delle fonti rinnovabili è divenuta ora ancora più incoerente con la traiettoria definita dal nuovo obiettivo europeo (fonti rinnovabili pari ad almeno il 38% dei consumi).

Ma c’è di più: oltre all’indice Ispred continua a peggiorare il posizionamento dell’industria italiana nelle tecnologie ad alto valore aggiunto che caratterizzano – o dovrebbero caratterizzare – la transizione ecologica, esponendo il Paese a un deterioramento della bilancia commerciale e a una progressiva marginalizzazione nelle catene globali del valore.

Dopo gli allarmi lanciati dall’Enea già sul finire dello scorso anno, i dati più recenti rimarcano che l’Italia sta accumulando ritardi sul fronte delle tecnologie low carbon rispetto a grandi Paesi come Germania, Francia e Spagna, ma anche di dimensioni più ridotte come Danimarca, Olanda, Austria, Svezia e Belgio.

I dati di brevetto mostrano che «ad esempio, Germania, Francia, Austria e Svezia si stanno sempre più specializzando nel campo delle batterie e della mobilità elettrica, comparto nel quale abbiamo un indice di specializzazione dello 0,6, rispetto all’1,4 della Germania e dell’1,8 di Giappone e Corea. L’unico settore ad alta specializzazione del nostro Paese è il solare termico», conclude Gracceva.

Ironicamente, proprio il solare termodinamico a concentrazione – una tecnologia dove l’Italia storicamente vanta un know-how riconosciuto a livello globale – ha rischiato di sparire per sempre dal territorio nazionale all’inizio dello scorso anno, sepolto dalle sindromi Nimby che spuntano ovunque come funghi, per essere ripreso per i capelli grazie a un progetto supervisionato in Sicilia proprio da Enea e presentato nel novembre 2020.