Le emissioni di CO2 in Europa sono tornate a calare, e in Italia più della media Ue

Ma per il nostro Paese non c’è molto da festeggiare: nello stesso periodo la crescita del Pil è stata in assoluto la più bassa dell’area, indebolendo il disaccoppiamento tra le due variabili

[8 Maggio 2019]

Nell’Unione europea le emissioni di CO2 legate all’impiego dei combustibili fossili – responsabile di circa l’80% delle emissioni di CO2, e per due terzi di tutti i gas serra antropogenici – sono calate del 2,5% nel 2018, rispetto all’anno precedente. Si tratta di un incoraggiante ritorno a un trend di decremento, dopo che nel 2017 le emissioni erano salite (+1,8%), anche se le performance nel Vecchio continente rimangono eterogenee.

Le stime Eurostat diffuse oggi mostrano sia ottimi risultati come quello conseguito dal Portogallo, dove le emissioni sono crollate in un anno del 9%, sia pessime performance come nel caso della Lettonia, dove la CO2 è cresciuta dell’8,5%. In questo contesto variegato, l’Italia registra un risultato migliore della media Ue, con un calo delle emissioni pari al 3,5%.

A contare non è però soltanto il dato assoluto, ma anche il suo rapporto con quello del Pil. Sul lungo periodo la riduzione dei consumi energetici e l’aumento delle fonti rinnovabili hanno portato in Europa ad una riduzione delle emissioni di CO2, pari a una riduzione del 21,9% tra il 1990 e il 2017, e in questi anni l’Ue è riuscita almeno in parte a disaccoppiare crescita economica (Pil) produzione di gas serra; ovvero sono calate le emissioni di CO2, mentre l’economia è riuscita a crescere. Si tratta di un parametro importante – sebbene di certo non l’unico – per misurare la sostenibilità dello sviluppo, e sotto questo profilo per l’Italia il risultato conquistato nel corso del 2018 è tutt’altro che eccellente.

Se le emissioni nazionali di CO2 sono infatti calate del 3,5%, il Pil è cresciuto solo dello 0,9%, segnando la performance peggiore di tutta Europa. Il Portogallo, invece, è riuscito ad abbinare un crollo della CO2 del 9% a una crescita del Pil pari al 2,1%, un dato più che doppio rispetto a quello italiano; in Spagna le emissioni sono calate del 3,2%, e il Pil è cresciuto del 2,6%; in Francia a un calo della CO2 pari al 3,5% – identico a quello italiano –  è corrisposta una crescita del Pil pari all’1,5%, mentre la Germania ha segnato rispettivamente un -5,4% a fronte di +1,4%, e così via. Anche il risultato medio parla chiaro: nell’Ue a 28 le emissioni sono calate del 2,5%, mentre il Pil è cresciuto del 2%.

Numeri che da una parte confermano come sia possibile disaccoppiare la crescita economica da quella delle emissioni di gas serra, e dall’altra che per raggiungere i target fissati dall’Accordo di Parigi ci sia ancora molto da lavorare; un’indicazione che vale soprattutto per Paesi come il nostro, visti i risultati conseguiti nell’ultimo periodo.