Le magliette rosse dell’Italia che resiste e dell’ecologia umana
La stizza, le minacce e gli insulti di chi credeva di poter parlare a nome di tutti gli italiani
[9 Luglio 2018]
A leggere le reazioni inferocite sui social network, le strampalate accuse di pensare solo ai migranti e non ai poveri italiani, ai terremotati, alle donne assassinate, ai disoccupati e addirittura ai bimbi prigionieri nella grotta in Thailandia…. sembra proprio che il semplice atto di indossare una maglietta rossa contro le morti nel Mar Mediterraneo abbia dato davvero molta noia a parecchi e centrato il suo obiettivo: far vedere che esiste ancora un’Italia solidale che non si è scordata da una parte i valori del cristianesimo, ai quali molti – troppi – – si richiamano negandoli alla radice, e l’internazionalismo proletario – proletari di tutto il mondo unitevi – messo in discussione da una “sinistra” rosso-bruna che dai Paesi dell’est Europa tracima in occidente e fa capolino anche in Italia, sulle ali di un sovranismo nazionalista che ha portato al potere movimenti neofascisti e clericali in Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e altri Paesi ex sovietici che conculcano la libertà di stampa e di espressione, i diritti delle donne e delle minoranze e propongono di mettere al bando i partiti di sinistra considerati eredi del comunismo sovietico.
Non a caso, tra chi è stata pesantemente offesa c’è anche la parlamentare di Liberi e uguali Rossella Muroni che sulla sua pagina Facebook scrive: «Oggi via twitter un uomo (?) che non conosco mi ha augurato di essere stuprata. Lo ha fatto perché indossavo una maglietta rossa e cercavo di diffondere un messaggio di pietà umana. Ho pensato che quest’uomo (?) potrei incontrarlo per caso, magari alla posta. Sono sicura che se anche mi vedesse con la stessa maglietta rossa non avrebbe coraggio di guardarmi negli occhi e dirmi in faccia la stessa cosa. Quest’uomo (?) è un vigliacco, un codardo, intimamente cattivo. Mi rifiuto di rispondere alla violenza con la violenza ma vorrei anche dire che non ho paura. Che non avrò paura. Di fronte agli insulti e alle minacce dobbiamo tenere la schiena dritta, il cuore aperto e la mente lucida. Non ci ridurranno al loro infimo livello. Non ci avrete mai».
Ma, come annuncia con soddisfazione Libera, «Un paese intero si è colorato di magliette rosse rispondendo all’iniziativa una #magliettarossa per “fermare l’emorragia di umanita’” lanciata da Luigi Ciotti di Libera e Gruppo Abele, dai presidenti di Arci, Legambiente, Anpi e dal giornalista Francesco Viviano, che invitava tutti a indossare sabato 7 luglio una maglietta rossa per ricordare i tanti bambini migranti morti in mare e, in generale, di chi ha perso la vita nelle traversate. Magliette rosse nelle piazze, sui monti, in barca, sulle spiagge. Su Facebook e via Twitter. Indosso a scrittori, gente di spettacolo, ma soprattutto a tanti, tanti cittadini. Di ogni età ed etnia. Nuove o stinte, riciclate da manifestazioni sportive, circoli, scuole. Magliette rosse – come quelle dei piccoli profughi morti in mare – sono spuntate a quota 2000 sul rifugio Gran Paradiso, a Lampedusa, nei campi di formazione sui beni confiscati di Libera, sulla Goletta Verde di Legambiente in Campania. Foto anche dai campi del Sudan alla Tour Eiffel . In tantissimi hanno aderito e risposto all’ all’iniziativa, L’hashtag della giornata e’ tra i primi della classifica di Twitter. Illuminati di rosso il colonnato di Piazza del Plebiscito ed il Maschio Angioino a Napoli, in rosso anche sul rifugio del Gran Paradiso. Manifestazione anche a Torino, in via Garibaldi. A Palermo magliette rosse alla conferenza stampa di presentazione del 394° Festino di Santa Rosalia, patrona di Palermo. In rosso Fiorella Mannoia, Vasco Rossi, Roberto Saviano, Carlo Lucarelli, Alessandro Bergonzoni, Alessandro Gasmann, Vanessa Incontrada, Rosy Bindi. Ma migliaia le adesioni di tantissimi cittadini, di associazioni, circoli, parrocchie che hanno postando fin dalle prime ore del mattino le loro magliette rosse e un no all’indifferenza. E ancora il cantante siciliano Giovanni Caccamo, avvertito nei giorni scorsi dalla moglie di Pavarotti, Nicoletta Mantovani, e il leader dei Tinturia, Lello Analfino, lo storico gruppo dei Modena City Ramblers». E naturalmente i personaggi pubblici sono stati subito accusati di essere “comunisti con il rolex”, “radical chic”, “buonisti di merda” (evidentemente da opporre ai cattivisti senza macchia perché espressione del “popolo incazzato”), il tutto condito all’impressionante sequela di banalità, semplificazione e frasi fatte che hanno intossicato la politica italiana, trasformandola in un’arena di notizie false, brandite come clave contundenti di una realtà virtuale estranea, ormai aliena e refrattaria, ai dati, ai fatti, alla sofferenza e alla pietà umana di un Paese che si dichiara al 90% cattolico e che quindi crede nella redenzione dell’umanità intera portata da un profugo ebreo-palestinese crocifisso dai colonialisti romani perchè stava dalla parte dei poveri, degli ultimi, degli affamati, degli assetati e di chi fuggiva dalle ingiustizie.
E allora, quel che è successo in Italia – spontaneamente e in tante piccole dimostrazioni di gruppo o personali – e che ha sollevato l’incredula stizza di chi si era autoproclamato interprete unico di tutti gli italiani dopo aver predicato per 30 anni il secessionismo anti-Italiano e anti-meridionale, è un piccolo miracolo di civiltà e lo sa bene il presidente di Legambiente che in un messaggio inviato a circoli e regionali del Cigno Verde scrive: «La mobilitazione delle “magliette rosse” di sabato scorso promossa da Libera, Legambiente, Arci e Anpi è stata a dir poco commovente. Tante piazze, in tutta Italia, piene di persone che hanno voluto esprimere tutto la loro indignazione contro le politiche disumane del governo italiano sui migranti, che fanno il paio con gli errori dei governi precedenti su questo tema. La nostra associazione c’è stata, con grande passione e vitalità, e ha animato tante piazze (ne abbiamo contate almeno 50) insieme alle altre associazioni. E di questo vi ringraziamo davvero di cuore».
Ciafani è convinto che «Ora è il momento per il Paese di passare dall’indignazione all’azione. La nostra Goletta Verde sta facendo il suo viaggio di tappa in tappa con lo striscione “Aprire i porti alla solidarietà”. Stiamo organizzando per fine settembre con le associazioni che si occupano di migranti e con le famiglie arcobaleno un edizione straordinaria di “Puliamo il mondo dai pregiudizi”. Stiamo costruendo la nostra partecipazione alla marcia Perugia – Assisi sul tema delle guerre causate dalle politiche di accaparramento delle materie prime e di quelle energetiche da parte dei paesi industrializzati, che alimentano le persecuzioni, le violazioni dei diritti umani, i cambiamenti climatici e le inevitabili migrazioni. Stiamo raccogliendo le firme per la ICE (iniziativa dei cittadini europei) “Welcoming Europe” perché pensiamo che salvare vite non può essere mai considerato un reato».
Il presidente di Legambiente conclude: «C’è chi parla alla pancia dei cittadini, noi puntiamo al cervello e al cuore. Sarà un lungo cammino, per niente facile e pieno di ostacoli, ma essendo abituati a fare le maratone per la giustizia e la solidarietà, siamo sicuri che alla fine prevarranno le ragioni dell’ecologia umana. Noi ci saremo e daremo il nostro contributo. Come e più di prima».
All’appelo di Legambiente risponde subito il Francesco Luongo, presidente del Movimento Difesa del Cittadino che annuncia che la sua associazione «parteciperà e condividerà tutte le iniziative che hai annunciato».
Don Luigi Ciotti commenta: «Rosso significa sosta. In questo caso il rosso delle magliette ha significato riflessione, desiderio di guardarci dentro, di porre fine a questa perdita di umanità. Ma anche di progettare e organizzare il dissenso, tradurlo in fatti concreti. Non basta indignarsi, bisogna trasformare l’indignazione in sentimento e il sentimento in impegno e responsabilità. Altrimenti tutto si gioca sul filo incerto delle emozioni. Abbiamo due strade per crescere: le relazioni e la conoscenza».
La presidente dell’Anpi, Carla Nespolo, conclude: «Fatemelo dire, sono proprio felice. Il cuore democratico e umanitario dell’Italia è forte e non ha smesso di battere. Ne sono sempre stata convinta ed oggi ho avuto una rossa e splendida conferma. Ora però non disperdiamoci. I diritti, la Costituzione hanno bisogno di noi».