L’obiettivo è ottenere 620 milioni di metri cubi in più

Le utility italiane investiranno 10 mld di euro per tutelare l’acqua dalla crisi climatica

Brandolini (Utilitalia): «Affrontare i cambiamenti climatici è diventato prioritario per garantire la continuità e la qualità dei servizi pubblici»

[17 Luglio 2023]

Come già annunciato ormai quasi un anno fa, le utility italiane del servizio idrico associate a Utilitalia – in occasione dell’assemblea generale dell’associazione, oggi a Roma – hanno confermato la disponibilità a investire 10 miliardi di euro per tutelare l’acqua dall’avanzata della crisi climatica.

Oltre metà di tali investimenti (5,2 mld di euro) sarà messa a terra entro il 2024, come emerso durante il convegno Prospettive gestionali di investimento nel cambiamento climatico.

Gli effetti dei cambiamenti climatici – spiega il presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini – influiscono in modo diretto sull’operatività delle imprese dei servizi pubblici e sulle prospettive di investimento. Le imprese sono chiamate a mettere in campo azioni di mitigazione e di adattamento che devono procedere di pari passo: affrontare il problema dei cambiamenti climatici, non solo per ridurre le emissioni di gas serra ma anche per contenere i danni conseguenti, è diventata una questione prioritaria al fine di garantire la continuità e la qualità dei servizi pubblici».

Basti osservare che dall’inizio del ‘900 a oggi l’Italia ha già perso il 20% della propria risorsa idrica, e se non verranno ridotte in modo deciso le emissioni di gas serra legate all’impiego dei combustibili fossili – la causa primaria della crisi climatica in corso – il rischio è che evapori un altro 40-90% entro fine secolo.

Con riferimento al servizio idrico, 3 dei 10 miliardi di euro annunciati da Utilitalia verranno investiti al nord, 4 al centro e 3 nel sud e nelle isole.

Tra gli investimenti in programma, finanziati attraverso la tariffa, poco più di 6,5 miliardi di euro sono destinati a interventi nei servizi di adduzione e distribuzione, circa 2,5 miliardi sono ripartiti equamente tra i segmenti di fognatura e depurazione, mentre la quota restante (circa 1 miliardo) è destinata ad interventi negli altri segmenti della filiera tra cui captazione, potabilizzazione e dissalazione.

Sono circa mille i progetti che i gestori hanno in cantiere: si tratta di nuovi serbatoi, nuovi approvvigionamenti, riutilizzo delle acque reflue, rifacimenti e manutenzioni delle reti per la riduzione delle dispersioni, interconnessioni tra acquedotti, ampliamento della rete fognaria e ammodernamento degli impianti di depurazione.

Come spiegano da Utilitalia «la realizzazione di tali interventi comporterà una maggiore quantità di acqua disponibile – intesa come acqua recuperata o come acqua supplementare prodotta – stimata in circa 620 milioni di metri cubi».

Un contributo di grande importanza, ma non certo una panacea, considerando che nel solo 2022 l’Ispra stima che l’Italia abbia perso 67 km cubi d’acqua in termini di disponibilità idrica. Di fatto, l’unico modo utile per affrontare il problema sta dunque nel portare avanti investimenti sulla resilienza dei territori – come quelli proposti da Utilitalia – insieme ad un’efficace riduzione delle emissioni di gas serra.