Dopo due anni di studi ecco i risultati del progetto Life Side
L’Eu Ets sta riducedo le emissioni di CO2 senza danneggiare la competività delle imprese
Il punto sul mercato europeo dei gas serra, che copre oltre 11.000 impianti ad alto consumo di energia
[3 Gennaio 2019]
L’Eu Ets, introdotto nel 2005, è una delle pietre angolari su cui si fonda la politica dell’Unione europea per contrastare i cambiamenti climatici: si tratta del primo mercato al mondo per le emissioni di gas climalteranti, che impone un tetto massimo (cap) alla loro produzione ma al contempo – all’interno di questo vincolo – consente alle varie attività coinvolte di scambiarsi (trade) i “permessi di emissione”, una dinamica che nasce per favorire l’adozione di tecnologie più efficienti da parte delle imprese.
Si tratta di un meccanismo tanto ampio quanto complesso, i cui risultati in questi primi 13 anni di vita sono stati studiati nel dettaglio e per la prima volta dal progetto europeo Life Side, gestito dall’Unità Clima (Fsr Climate) dell’Istituto universitario europeo di Firenze, diretto da una storica firma del think tank di greenreport, l’economista Simone Borghesi. Iniziato a settembre 2016, Life Side si è appena concluso insieme al 2018, e i suoi risultati rappresentano l’elemento più prezioso a disposizione dei responsabili politici per l’attuazione e l’ulteriore sviluppo dell’Eu Ets.
Attraverso un processo continuo di miglioramento nelle regole di allocazione (al momento stiamo vivendo la fase III, con orizzonte 2020), oggi l’Eu Ets copre il 45% delle emissioni di gas a effetto serra dell’Unione europea; la vendita all’asta è il metodo standard di assegnazione delle quote, un modus operandi che sta riuscendo a limitare le emissioni prodotte da oltre 11.000 impianti ad alto consumo di energia, tra cui centrali elettriche e impianti industriali nei settori del cemento, dell’alluminio, della ceramica, cartiere e industrie chimiche. Con quali risultati?
Dal lavoro condotto in Life Side, che ha studiato e messo a sistema tutti gli studi finora condotti sul mercato europeo delle emissioni, emerge in primis l’importante assenza di effetti negativi sulla competitività delle imprese o sulla rilocalizzazione altrove delle emissioni limitate all’interno dei confini dell’Eu Ets. Al contempo non è facile stabilire se il mercato delle emissioni abbia reso le imprese che vi partecipano più competitive attraverso l’innovazione o miglioramenti dell’efficienza energetica, ma alcuni degli studi che analizzano i loro rendimenti azionari sono particolarmente efficaci nel mostrare che i suoi meccanismi abbiano portato ad aumenti di profitto. È dunque evidente come già oggi in questo campo i vantaggi ambientali possano avanzare contemporaneamente a quelli economici.
Più in generale, se l’obiettivo principe dell’Eu Ets è quello di promuovere riduzioni delle emissioni di gas a effetto serra in modo economicamente efficiente, l’analisi emersa da Life Side è incoraggiante: gli studi presnti in letteratura indicano infatti che il mercato europeo ha contribuito a una riduzione delle emissioni, anche se non vi sono al momento dati esaurienti sull’entità di questa riduzione. In primo luogo perché le stime econometriche sono limitate alle fasi I e II delle regole di allocazione, e in secondo luogo per una divergenza di prospettive: gli studi condotti a livello Ue tendono a suggerire una riduzione complessiva delle emissioni nell’ordine del 2-3% rispetto al business-as-usual, mentre studi dedicati a Paesi specifici arrivano a quote del 15-25%. In ogni caso, è importante evidenziare che non emergono prove del fatto che le emissioni evitate grazie all’Ets siano riallocate altrove; inoltre la competitività delle imprese soggette a regolamentazione, a fronte di miglioramenti ambientali, finora non è stata danneggiata.
Guardando invece all’innovazione e agli investimenti in tecnologie a basse emissioni di carbonio, da Life Side emerge che il sistema Ets dell’Ue stimola soprattutto gli investimenti su piccola scala, incoraggiando un aumento significativo nel numero di brevetti depositati dalle imprese regolamentate.
Come migliorare ancora? È un dato di fatto che – anche negli ultimi anni – i prezzi del carbonio sono stati inferiori alle attese, minando l’efficacia dell’intero Ets, ma l’efficienza nell’assegnazione è chiaramente migliorata con la maturazione della fase III (una tonnellata di CO2 equivalente è arrivata a costare circa 16€, da un minimo di circa 4€) e rimangono aperti margini per ulteriori progressi su questo fronte. Del resto l’Eu Ets non solo risulta pienamente coerente con gli obiettivi climatici delineati dall’Accordo di Parigi, ma si pone come utile strumento per raggiungerli.