Gli scenari emersi da un partecipatissimo evento del circolo Legambiente

Lo sviluppo sostenibile del porto di Livorno passa dall’eolico, possibili fino a 300 MW

Per tagliare le emissioni delle navi e difendere il lavoro, la soluzione è alimentare il coldironing con l’autoproduzione di energia rinnovabile

[16 Febbraio 2024]

A Livorno c’è una grande voglia di partecipare allo sviluppo sostenibile della propria città, a partire dal porto cui è indissolubilmente unita, puntando forte sulle energie rinnovabili.

Si respirava ieri a pieni polmoni nella sala conferenze Nicola “Marco” Badaloni di villa Fabbricotti, che il giovanissimo circolo di Legambiente Livorno “Luciano De Majo”, dopo aver rinnovato il direttivo neanche un mese fa, ha saputo riempire – mattina e pomeriggio – di pubblico e proposte, nell’ambito di un convegno moderato da un decano del giornalismo ambientalista italiano come Sergio Ferraris.

«Quest’iniziativa – ha esordito il neopresidente del Cigno verde labronico, Manrico Golfarini – è pensata per provare ad accelerare la transizione ecologica a livello locale, contrastando la retorica di chi dice che contro la crisi climatica non c’è più niente da fare, che le istituzioni hanno fallito e che comunque vada falliranno ancora. Le nebbie di una società frammentata finiscono sempre per mettere a rischio la tenuta della democrazia».

Libertà è partecipazione, cantava Gaber, e oggi è quanto mai necessaria per affrontare come collettività una crisi climatica che continua ad accelerare, dato che il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato e che il 2024 – come ricordato da Giulio Signorini, co-responsabile Energia di Legambiente Toscana – si candida già a superarlo. Un problema globale, cui servono risposte a partire dai vari territori interessati.

La prima sessione del convegno Le Comunità energetiche rinnovabili, una rivoluzione finalmente al via, patrocinato dal Comune labronico e col contributo di Asa, ha acceso un faro sulla strada che stanno percorrendo i principali porti del nord Europa per trovare la propria rotta tra le sfide del XXI secolo: l’autoproduzione di energia rinnovabile, eolica soprattutto, per alimentare l’elettrificazione delle proprie banchine (cold ironing) e tenere così insieme le esigenze di ambiente, salute e traffici navali.

Il porto di Amburgo soddisfa già i due terzi del proprio fabbisogno con energia pulita; quello di Rotterdam ha installato 300 MW di eolico onshore, e avendo finito gli spazi a terra ora programma di investire sull’offshore; Anversa è ancora più avanti, con 370 MW suddivisi in 130 pale in esercizio.

«Per affrontare questa transizione – ha spiegato Lorenzo Partesotti, analista energetico di Legambiente Livorno, con una vasta esperienza progettuale in campo eolico – hanno avuto un ruolo essenziale le società pubbliche dei servizi energetici e finanziari, in definitiva le società partecipate, aggregando i principali operatori portuali e industriali per mettere in campo investimenti pubblico-privati. Di fatto sono Comunità energetiche portuali, anche se di fattispecie diversa rispetto alle Cer proposte per la cittadinanza».

Sotto questo profilo anche a Livorno si profila un certo attivismo: la partecipata pubblica Asa entro l’anno conta di arrivare alla progettazione definitiva di nuovi impianti fotovoltaici per 5 MW, in grado di coprire il 10,45% dei propri consumi; l’Autorità di sistema portuale al contempo sta lavorando alla realizzazione di panelli per altri 4 MW, quanto basta per soddisfare i consumi elettrici diretti dell’Adsp. Ma con l’eolico le potenzialità sarebbero ben altre.

Guardando alla Darsena Europa, alle altre aree portuali e a quelle industriali adiacenti, una prima stima elaborata da Partesotti indica la possibilità di arrivare a installare fino a 300 MW di pale (senza contare che nel mar Tirreno centrosettentrionale, di fronte Toscana e Lazio, sono già stati presentati progetti eolici offshore galleggianti per oltre 3mila MW).

Un’ipotesi che varrebbe certamente la pena approfondire, dato che potrebbe portare enormi benefici sotto il profilo sia ambientale sia economico, risolvendo le attuali criticità del cold ironing.

Ormai da anni il porto labronico si è dotato di una banchina elettrificata all’avanguardia, alla calata Sgarallino, che però non è stata praticamente mai utilizzata. Le navi all’attracco non sono capaci di usarla, né vedono una convenienza economica nel farlo: un bel problema sotto il profilo della qualità dell’aria oltre che per il clima, dato che una sola nave da crociera inquina quanto una cittadina come Cecina.

L’Amministrazione comunale e l’Adsp stanno già facendo molto per tagliare l’inquinamento atmosferico dovuto ai traffici portuali, garantendo comunque lo sviluppo dello scalo, ma per arrivare a una svolta è necessario puntare con ancora più forza sulle fonti rinnovabili.

Produrre elettricità a bordo delle navi con fonti fossili costa oggi tra gli 11 e i 14 centesimi al kWh, mentre agganciarsi al cold ironing attingendo all’elettricità in arrivo dalla rete nazionale – dove nel mix energetico le rinnovabili pesano solo per il 36,8% – costerebbe 14 cent. Contando anche i necessari costi per ammodernare le navi, per gli armatori sarebbe una perdita netta; da qui l’inutilizzo della banchina elettrificata.

Se il porto potesse invece autoprodurre energia elettrica a partire dall’eolico, i cui costi sono scesi del 90% dal 1984 a oggi e continuano a calare, sarebbe la stessa convenienza economica dell’operazione a incoraggiare l’impiego del cold ironing: il costo dell’energia (Lcoe) eolica viaggia attorno ai 3 centesimi per kWh, e se anche triplicasse considerando i costi di sistema, l’operazione si reggerebbe in piedi da sola.

«Lo scenario emerso per il porto è molto interessante – ha dichiarato nel merito l’assessora livornese all’Ambiente, Giovanna Cepparello, che ha partecipato attivamente alla giornata di confronto – Abbiamo già aperto un tavolo di concertazione con Adsp, armatori e Arpat, all’interno del quale è avviata una riflessione sul cold ironing, perché dobbiamo evitare che dopo gli ingenti investimenti messi in campo (52,1 mln di euro, ndr) le banchine elettrificate non vengano usate. Dobbiamo essere certi che il cold ironing finanziato dal Pnrr dia un esito positivo, e penso che il tema dell’eolico debba essere approfondito».