Il sondaggio Ipsos per Conou presentato oggi all’EcoForum di Legambiente

Migliora la (auto)percezione degli italiani sulla sostenibilità, ma la conoscenza?

Il 20% della popolazione “sa bene di cosa si tratta”, un altro 52% “a grandi linee”. Al contempo il 33% non crede che la temperatura del pianeta stia aumentando, e il 47% non è disposto ad acquistare prodotti in materiali riciclati

[27 Giugno 2019]

La sensibilità degli italiani rispetto all’ambiente e alla sostenibilità cresce sull’onda di un generale coinvolgimento rispetto a queste tematiche – il che è indubbiamente positivo –, ma il sondaggio realizzato dall’istituto Ipsos per il Conou e presentato oggi all’EcoForum di Legambiente a Roma conferma un quadro nazionale piuttosto schizofrenico.

Ad esempio, il primo dato che la ricerca ha evidenziato è quello relativo alle preoccupazioni degli italiani: se a livello locale l’ambiente occupa il 3° posto su 7 (con il 25% delle risposte), la somma delle ansie locali è tutt’altro che coerente a livello nazionale, dove l’ambiente scivola 6° (con l’11% delle risposte).

Il sondaggio conferma poi un grande classico, ovvero la tentazione di percepirci sempre e comunque migliori della media: per il 64% di tutti gli intervistati la propria “sensibilità e attenzione alle questioni ambientali” è aumentata, mentre quella degli altri italiani è aumentata solo per il 46% di tutti gli intervistati.

Più in generale, la sostenibilità emerge come un tema che suscita sempre più interesse, ma solo una minoranza si (auto)valuta come un attento conoscitore del tema: il 20% degli italiani crede di “sapere bene di cosa si tratta” – un dato in crescita del 2% annuo dal 2014, quando era inchiodato dal 12% –, il 52% la conosce “a grandi linee”, il 22% ne ha “sentito parlare” e il 6% ammette di non conoscerla. Al contempo, nonostante le numerose evidenze scientifiche accumulate – che testimoniano come in Italia il clima si stia surriscaldando a velocità praticamente doppia rispetto a quella media globale – è solo il 77% degli italiani a ritenere che la temperatura del pianeta stia effettivamente aumentando; il restante terzo della popolazione non ha ancora questa convinzione.

È dunque positivo registrare come il singolo cittadino-consumatore si dichiari disponibile ad agire in prima persona, ad esempio per ridurre l’impatto dei rifiuti da imballaggi post consumo, ma è evidente come sia necessario investire in buona comunicazione ambientale per dare al cittadino gli strumenti necessari a inserirsi nel contesto di riferimento: ad esempio, se da una parte il consenso attorno all’economia circolare stia divenendo ormai pervasivo – almeno in teoria – solo il 53% degli intervistati si dice pronto ad acquistare prodotti in materiali riciclati, ovvero a chiudere davvero il cerchio. Un dato purtroppo non molto distante rispetto a quello rilevato nel corso dell’Ecoforum di due anni fa, che mostrava come per il 63% degli italiani il rifiuto differenziato non andasse trattato attraverso processi industriali per riciclarlo e produrre nuovi manufatti (perché differenziarlo, allora?).

Come spiegare questo paradosso? Commentando i risultati di un simile sondaggio condotto un anno fa sempre da Ipsos per il Centro di ricerca interuniversitario in economia del territorio, il direttore del Centro e responsabile scientifico della ricerca, Angelo Di Gregorio, affermava: «Credo che tra i consumatori il tema dell’economia circolare sia stato intercettato da una vasta fascia di consumatori (non tutti però) grazie al lavoro dei media, del passaparola e anche per una curiosità personale della persona. Da qui a dire che i consumatori sappiano esattamente cosa sia l’economia circolare e, soprattutto, cosa comporti nelle scelte d’impresa direi che ne passa». Contribuire a ricucire almeno in parte la distanza tra (auto)percezione e reale consapevolezza rimane dunque una grande sfida, cui la comunicazione ambientale off e online non può sottrarsi: ne va delle concrete possibilità di sviluppo sostenibile, per tutti.

«Aumenta il numero di cittadini attenti alla sostenibilità, che chiedono ad imprese ed istituzioni di aiutarli in tal senso – commenta Andrea Alemanno, responsabile ricerche sostenibilità Ipsos –  L’economia circolare è una risposta adeguata a questa domanda del cittadino-consumatore: oltre a far bene all’ambiente, aiuta il conto economico e la reputazione delle aziende, sottolineando la serietà dell’impegno intrapreso». Basta sapere (davvero) di cosa si tratta.

L. A. 

 

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