Nel 2024 aumenterà la disoccupazione. Circa il 58% della forza lavoro globale è informale (VIDEO)
ILO: le crescenti disuguaglianze sociali destano sempre più preoccupazione
[11 Gennaio 2024]
Secondo il nuovo World Employment and Social Outlook: Trends 2024 (WESO Trends) dell’International labour organization (ILO), «I mercati del lavoro hanno mostrato una sorprendente resilienza nonostante il deterioramento delle condizioni economiche, ma la ripresa dalla pandemia rimane disomogenea poiché nuove vulnerabilità e molteplici crisi stanno erodendo le prospettive di una maggiore giustizia sociale».
Il WESO Trends rileva che «Sia il tasso di disoccupazione che il tasso di gap occupazionale – ovvero il numero di persone senza lavoro interessate a trovare un lavoro – sono scesi al di sotto dei livelli pre-pandemia. Il tasso di disoccupazione globale nel 2023 si è attestato al 5,1%, in modesto miglioramento rispetto al 2022, quando era pari al 5,3%. Anche il gap occupazionale globale e i tassi di partecipazione al mercato del lavoro sono migliorati nel 2023. Tuttavia, al di là di questi numeri, la fragilità sta iniziando a emergere. Si prevede che le prospettive del mercato del lavoro e della disoccupazione globale peggioreranno entrambe. Nel 2024 si prevede che altri due milioni di lavoratori cercheranno lavoro, aumentando il tasso di disoccupazione globale dal 5,1% nel 2023 al 5,2%. I redditi disponibili sono diminuiti nella maggior parte dei Paesi del G20 e, in generale, l’erosione del tenore di vita derivante dall’inflazione è improbabile che venga compensata rapidamente».
Inoltre, persistono differenze importanti tra i Paesi a reddito più alto e quelli a reddito più basso: «Mentre nel 2023 il tasso di gap occupazionale era pari all’8,2% nei paesi ad alto reddito, era pari al 20,5% in quelli a basso reddito. Allo stesso modo, mentre il tasso di disoccupazione nel 2023 persisteva al 4,5% nei Paesi ad alto reddito, era al 5,7% nei Paesi a basso reddito», sottolinea l’ILO.
Il WESO Trends ritiene probabile che la povertà lavorativa continui: «Nonostante il rapido calo dopo il 2020, il numero di lavoratori che vivono in povertà estrema (che guadagnano meno di 2,15 dollari a persona al giorno in termini di parità di potere d’acquisto) nel 2023 è cresciuto di circa 1 milione. Nel 2023 il numero di lavoratori che vivono in povertà moderata (che guadagnano meno di 3,65 dollari al giorno per persona in termini di PPA) è aumentato di 8,4 milioni nel 2023. Anche la disuguaglianza di reddito è aumentata. L’erosione del reddito reale disponibile è di cattivo auspicio per la domanda aggregata e per una ripresa economica più sostenuta».
E non dimentichiamoci che i dati ILO rappresentano anche il lavoro nero/informale – che rimarranno stazionari e che nel 2024 t rappresenteranno circa il 58% della forza lavoro globale.
Il rapporto d sottolinea che «Il ritorno ai tassi di partecipazione al mercato del lavoro pre-pandemia è vario tra i diversi gruppi. La partecipazione delle donne è ripresa rapidamente, ma persiste ancora un notevole gap di genere, soprattutto nei Paesi emergenti e in via di sviluppo. I tassi di disoccupazione giovanile continuano a rappresentare una sfida. Il tasso di persone definite NEET (Not in Employment, Education or Training) rimane elevato, soprattutto tra le giovani donne, ponendo sfide per le prospettive occupazionali a lungo termine».
Il WESO Trends rileva anche «Le persone che sono rientrate nel mercato del lavoro dopo la pandemia tendono a non lavorare lo stesso numero di ore di prima, mentre il numero di giorni di malattia è aumentato in modo significativo. Dopo un breve impulso post-pandemia, la produttività del lavoro è tornata al livello basso osservato nel decennio precedente». E il rapporto fa notare che «Nonostante i progressi tecnologici e l’aumento degli investimenti, la crescita della produttività ha continuato a rallentare. Uno dei motivi è che quantità significative di investimenti sono state indirizzate verso settori meno produttivi come i servizi e l’edilizia. Altri ostacoli includono la carenza di competenze e il predominio di grandi monopoli digitali, che ostacolano una più rapida adozione tecnologica, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo e nei settori con una predominanza di imprese a bassa produttività».
Il direttore generale dell’ILO, Gilbert F. Houngbo, conclude: «Questo rapporto esamina i dati principali del mercato del lavoro e ciò che rivela deve essere motivo di grande preoccupazione. Comincia a sembrare che questi squilibri non siano semplicemente parte della ripresa pandemica ma strutturali. Le sfide individuate per la forza lavoro rappresentano una minaccia sia per i mezzi di sussistenza individuali che per le imprese ed è essenziale affrontarle in modo efficace e rapido. Il calo del tenore di vita e la debole produttività combinati con l’inflazione persistente creano le condizioni per una maggiore disuguaglianza e minano gli sforzi per raggiungere obiettivi giustizia sociale e senza una maggiore giustizia sociale non avremo mai una ripresa sostenibile».