Greenpeace: «Il “rinascimento nucleare” fu lanciato da Bush nel 2001, ma nessun nuovo reattore è entrato in funzione»

Nucleare, Legambiente contro Cingolani: «Puntiamo sulle rinnovabili e non perdiamo tempo»

Muroni: «L'Italia è indietro e deve accelerare con decisione, a partire dal taglio graduale dei sussidi fossili nella finanziaria»

[3 Settembre 2021]

Dopo l’ennesima apertura del ministro Cingolani al nucleare, condita da attacchi a non meglio specificati “ambientalisti radical chic”, da Legambiente replicano nel merito a partire da un dato di fatto: la crisi climatica non aspetta i tempi di una nuova, ipotetica corsa all’atomo con tecnologie di quarta generazione.

«Oggi la tecnologia di quarta generazione non esiste e quella di terza generazione avanzata, che stanno cercando di costruire i francesi, sono due cantieri infiniti che sono costati quasi 4 volte il costo preventivato inizialmente – spiega il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani – Puntiamo sulle rinnovabili e non perdiamo tempo a parlare di cose che non si faranno mai. È inutile spendere risorse pubbliche per una tecnologia che chissà mai se arriverà. Abbiamo già la possibilità di produrre energia elettrica dal sole, dal vento, dall’acqua e dal calore della Terra». In Italia in particolare le aziende «dovrebbero ringraziare gli antinuclearisti che nel 2011 non hanno permesso di intraprendere questa avventura disastrosa. Enel, che voleva costruire centrali nucleari, oggi è diventata il principale operatore al mondo di rinnovabili. Bisogna seguire l’esempio di Enel».

«Già 25 anni fa si parlava di ricerche sul nucleare di quarta generazione – conclude Ciafani – Ma è una tecnologia che non elimina le scorie, e che ha costi esorbitanti. Le due centrali in costruzione in Francia e Finlandia non vengono completate da dieci anni, e sono arrivate a costare quattro volte i costi preventivati. E’ una tecnologia mangiasoldi e insicura. È inutile discutere di finanziamenti al nucleare, perché non abbiamo più tempo. Non sappiamo se questi investimenti porteranno a una riduzione del rischio di incidenti e proliferazione, delle scorie, dei costi».

Anche Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia, mette l’accento sulle tempistiche dato che l’Europa (Italia compresa) hanno fissato la deadline per raggiungere la neutralità carbonica al 2050, in modo da rispettare l’Accordo di Parigi sul clima.

«Il “rinascimento nucleare” fu lanciato da George W. Bush nel 2001 – ricorda Onufrio su il manifesto – Ma ad oggi nessun nuovo reattore è entrato in funzione; Stati Uniti e Francia, che hanno un’industria in attività, non riescono a costruire impianti di “terza generazione plus” e il ministro Cingolani parla di quarta generazione (ancora in fase di ricerca) in Italia, dove non c’è più una filiera nucleare da tempo.

Lo fa perché forse non riesce ad applicare quello che ha anche scritto nel Pnrr: sbloccare le rinnovabili. Parlare di nucleare serve solo a buttare la palla in calcio d’angolo e a sviare l’attenzione sull’immobilismo del governo. Lo scorso giugno le richieste di connessione alla rete elettrica di impianti rinnovabili erano di 125 GW, ma le aste contingentate delle rinnovabili continuano ad andare quasi deserte perché gli investitori si attendono una semplificazione amministrativa che renda più certi i tempi autorizzativi. Del resto, quella della semplificazione amministrativa è uno degli elementi di riforma previsti dal Pnrr e su cui il Ministro Cingolani si è più volte espresso citando anche l’obiettivo di portare al 72 per cento la quota di rinnovabili al 2030, obiettivo che, come Greenpeace, condividiamo. Ma, al momento, non accade nulla».

«Per affrontare il mutamento climatico bisogna passare subito all’azione con coraggio e coerenza. L’Europa sta provando a farlo ma serve ancora più ambizione. Mentre l’Italia è indietro e deve accelerare con decisione, a partire dal taglio graduale dei sussidi fossili nella finanziaria, dalla revisione al rialzo del Piano energia e clima in coerenza con gli obiettivi climatici europei, da politiche fiscali capaci di spingere sulla transizione ecologica, premiare l’economia green e accompagnare cittadini e imprese nella trasformazione, da un Piano nazionale di adattamento al clima che cambia», conclude la deputata di FacciamoEco e già presidente di Legambiente Rossella Muroni.