Una migliore architettura delle scelte per comportamenti individuali più sostenibili
Nudge: una spinta gentile per la transizione ecologica, a partire dai servizi pubblici
Ref ricerche: «In Italia le potenzialità del nudging sono ancora poco sfruttate. È giunto il momento di recuperare il tempo perduto»
[12 Marzo 2021]
Le sfide che ci pone lo sviluppo sostenibile, a partire dalla lotta alla crisi climatica in corso, sono affrontabili efficacemente solo a livello collettivo e dunque necessitano di adeguate politiche d’indirizzo e controllo da parte delle istituzioni preposte ai vari livelli di governo. Ma a livello micro queste “scelte collettive” si riflettono sempre in azioni individuali, ed è qui che entra il gioco la filosofia del nudge traducibile come spinta gentile.
Un approccio noto anche come paternalismo libertario, che ha trovato crescente diffusione a livello globale almeno a partire dal 2008 con la pubblicazione del bestseller Nudge, a firma dell’economista (poi premiato col Nobel) Richard Thaler e del giurista Cass Sunstein, molto vicino al presidente Obama.
Paradossalmente sono italiani molti economisti comportamentali di punta – da giovani ricercatori come Francesco Salustri a Chiara Varazzani, che oggi guida gli scienziati comportamentali dell’Ocse –, ma di fatto il nostro Paese non ha mai sviluppato iniziative strutturali nel merito (sebbene non manchino realtà significative come il Cresa di Milano).
Adesso un nuovo studio del Ref ricerche propone di recuperare finalmente terreno, a partire da quello dei servizi pubblici così centrali per la transizione ecologica. Ovunque venga applicato, il nudge consiste nell’elaborare un’architettura delle scelte disponibili che favorisca implicitamente – considerando i modelli comportamentali tipici di noi esseri umani – quella più utile, lasciando comunque libertà di procedere diversamente.
Un esempio classico ricordato dal Ref ricerche è quando ci si trova di fronte alla decisione se “stampare” o “non stampare” lo scontrino dopo ogni operazione al bancomat. Un nudge doppio: segnalandoci qual è l’opzione migliore per il Pianeta, esso fa leva sul nostro senso di responsabilità e ci incoraggia a “non stampare”, dall’altro ponendo il tasto di stampa sulla sinistra dello schermo – scomodo per la maggior parte dei destrimani – ci induce a pigiare sul pulsante più facilmente raggiungibile. Il risultato è triplice: un vantaggio ambientale (minimo, se considerato come singolo gesto, ma grande se moltiplicato per tutti gli utenti che utilizzano i servizi bancomat); un beneficio economico e organizzativo per la banca (spenderà meno) e infine un avanzamento culturale (il cittadino viene posto in modo costruttivo di fronte al problema ambientale).
«In questo senso, appare chiaro – commentano dal Ref ricerche – come i servizi pubblici locali pervasivi della vita quotidiana e pienamente incentrati sul tema della sostenibilità rappresentino uno dei campi di elezione del nudging».
Anche in questo campo, gli esempi non mancano. «Facilità e pressione sociale sono due leve efficaci – argomentano dal Ref ricerche – Un interessante esperimento per studiare nudge finalizzati all’aumento della raccolta differenziata è stato condotto nel 2014 presso alcuni distributori di caffè localizzati nel collegio Sant’Anna di Pisa. Per due mesi si è misurato il numero di bicchierini da caffè presenti nei cestini dedicati alla raccolta differenziata posti nei paraggi delle macchinette. Gli interventi previsti utilizzavano due diverse leve comportamentali: facilità, e cioè l’utilizzo di cestini più grandi e più accessibili in cui correttamente smaltire i bicchierini usati; pressione sociale generata tramite una serie di cartelli che stimolavano una competizione con prestigiose università (“Il 70% degli studenti di Harvard fa la raccolta differenziata. Vuoi rimanere indietro?”). Un primo trattamento prevedeva l’utilizzo esclusivo della pressione sociale, un secondo invece prevedeva l’implementazione anche del nudge riguardo al re-design dei conferimenti. L’esito del nudge è stato molto significativo: nel gruppo di controllo, la percentuale di bicchierini correttamente smaltiti era pari a circa il 4%. L’uso esclusivo della pressione sociale ha fatto crescere questa percentuale a circa il 35%; l’uso integrato dei due stimoli ha invece fatto crescere questa percentuale sino a quasi il 100%. I ricercatori hanno inoltre testato gli effetti di lungo periodo del nudge, osservando che ad una rimozione completa di entrambi gli stimoli, gli studenti hanno mantenuto alto il tasso di raccolta differenziato per oltre tre mesi».
Il nudging, dunque, può dare un importante contributo alla prevenzione nella produzione di rifiuti, il cui ruolo diviene sempre più centrale nella strategia di gestione del waste (come riaffermato nel d.lgs 116/2020). In questo come in molti altri campi, vale la pena tentare: «In Italia, le potenzialità del nudging sono ancora poco sfruttate. È giunto il momento di recuperare il tempo perduto», conclude il Ref ricerche.
L. A.